Rosario Dimito, Il Messaggero 19/10/2014, 19 ottobre 2014
BANCHE, RIPARTE IL RISIKO NAZIONALE
IL RIASSETTO
MILANO
Il sogno di Pierfrancesco Saviotti di mettere insieme Banco Popolare e Bpm è stata solo una boutade. Le due banche quasi certamente supereranno gli esami della Bce e potrebbero diventare entrambe poli aggreganti di un nuovo risiko nazionale che prenderà il via a seguito della pubblicazione delle pagelle attese domenica prossima. Sono almeno tre le operazioni in Italia sulle quali i banchieri d’affari si stanno esercitando e che potrebbero ridisegnare la geografia del credito. Intesa Sanpaolo e Unicredit resteranno fuori, per loro scelta, dal nuovo giro di valzer che nel 2015 riaprirà dopo otto anni di pausa forzata indotta dalla crisi: sarebbero interessati soprattutto istituti della fascia medio-alta. L’ultima grande operazione risale al novembre 2007, quando Antonveneta venne acquistata da Mps per 9,3 miliardi: fu l’inizio del tracollo del gruppo senese accentuato dal contesto economico paralizzato dalla crisi dei subprime, i prestiti ad alto rischio americani.
CONTO ALLA ROVESCIA
Da ieri sera è cominciato il conto alla rovescia che si concluderà domenica 26 alle 12 quando la Bce pubblicherà l’esito degli esami alle 128 banche europee (14 italiane) che dal 4 novembre passeranno sotto la Vigilanza di Eurotower. Ai membri del Consiglio direttivo (formato dai governatori delle banche centrali) e del Supervisory board dovrebbero essere già arrivati i risultati della valutazione globale composta dagli esami sugli attivi e dagli stress test che, si ricorda, sono reazioni simulate al verificarsi di scenari catastrofici nel periodo che va dal 2014 al 2016, partendo dai bilanci 2013. Quattro giorni di tempo per riflettere sino a mercoledì 22, giorno del giudizio dove il consesso dei governatori, in mattinata, e l’organo di Vigilanza, nel pomeriggio, faranno gli scrutini: gli uomini di Bankitalia completeranno la loro opera a tutela della specificità dei nostri istituti. A seguito dello scrutinio, le pagelle dovrebbero essere consegnate giovedì 23 in forma riservata agli istituti, che avranno comunque 48 ore di tempo per dare il loro consenso alla pubblicazione. Quest’ultimo passaggio sarebbe però ancora da chiarire perché Francoforte pare intenzionata a seguire la via più rigida rendendo pubblici gli esiti indipendentemente dall’ok dell’istituto interessato. In Francia e soprattutto in Germania, dove nella prova di forza sarebbero coinvolte almeno 3-4 banche, già si minacciano ricorsi alla magistratura. In altre parole, esiste il rischio concreto che si arrivi alle carte bollate su una questione nata per favorire la maggiore trasparenza sui conti degli istituti e il ripristino della fiducia nei loro confronti.
Ma potrebbe accadere pure che, in fin dei conti, il verdetto si riveli inadeguato se, ad esempio, si considera che lo stress test è basato sull’ipotesi di un pil italiano 2014 in caduta dello 0,9% mentre in realtà dovrebbe arretrare solo dello 0,2-0,3%, e su un teorico crollo dei titoli pubblici che invece non si è verificato. Su questi presupposti è evidente che il deficit (o shortfall) che dovesse emergere rappresenterebbe un fabbisogno di capitale al verificarsi di scenari apocalittici, che al momento non sono probabili. Andranno comunque considerate le misure che gli istituti hanno adottato fino a settembre di quest’anno: nel caso dell’Italia, per esempio, gli aumenti di capitale per 10 miliardi affiancati da robuste dismissioni di asset. Addirittura Bankitalia ritiene che si debbano considerare anche le misure prese dopo settembre e magari quelle ancora da realizzare.
CDA IN ALLERTA
Detto questo i banchieri d’affari si stanno esercitando su ipotesi teoriche di combinazioni nel caso che i numeri dovessero dare concretezza a certe pessimistiche simulazioni. Un asse potrebbe essere costruito tra Bpm e Carige, dove però c’è da fare i conti con i desiderata delle Autorità cittadine genovesi favorevoli a un intervento di Andrea Bonomi già ventilato prima dell’aumento da 800 milioni. Un altro polo potrebbe essere costruito tra Ubi e Mps che sarebbe un naturale rafforzamento a nord-est all’interno di uno spezzatino del gruppo senese che potrebbe coinvolgere qualche altra grande popolare del nord. Infine, c’è chi immagina un asse tra Bper e Popolare di Sondrio.
Ma si tratta ancora di ipotesi virtuali. Conosciute le pagelle, le banche avranno infatti due settimane di tempo per presentare i piani di emergenza. E’ chiaro comunque che già in queste ore chi sa di prendere l’insufficienza sta studiando per gli esami di riparazione: molte banche in Europa, e qualcuna in Italia, avrebbero già allertato il board.
Rosario Dimito, Il Messaggero 19/10/2014