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 2014  ottobre 19 Domenica calendario

QUELLE COPERTE LIBERARONO GLI SCHIAVI

[Intervista a J. R. Moehringer] –
La protagonista conserva ancora i ricordi di quei giorni, «quando un sacco da concime diventava un vestito. Lei raccoglieva cotone insieme alla madre e dormivano in dodici su un materasso imbottito di stoppie di granoturco». È la vigilia del nuovo millennio, ma nessuno se ne accorge a Gee’s Bend, enclave di ex schiavi dell’Alabama dove Mary Lee Bendolph — bisnonna, 63 anni — si racconta a J. R. Moehringer, allora corrispondente da Atlanta per il «Los Angeles Times», arrivato fin qui nell’angolo più segregato d’America per un’inchiesta che finirà per occupare due anni della sua vita.
Il reportage che l’autore di Il bar delle grandi speranze e, con Andre Agassi, di Open dedicò nel 1999 a quell’isolata comunità «dove la guerra civile è arrivata e se n’è andata, ma gli schiavi sono rimasti», con il loro inglese rurale misto a dialetto africano e con ataviche superstizioni, si è trasformato in un libro vincitore del Premio Pulitzer, Oltre il fiume , che adesso Piemme pubblica in Italia nella collana Voci, con la traduzione di Giovanni Zucca. «Gee’s Bend è un ibrido tra Alex Haley e Gabriel García Márquez», scrive Moehringer, una sorta di luogo mitico dove «gli ex schiavi e i loro figli, nipoti e pronipoti si sono fatti conquistatori, sono sopravvissuti ai padroni e si sono ripresi la piantagione per ricavarne da vivere in splendido isolamento. Come una grande famiglia unita dagli stessi pochi nomi e dallo stesso pugno di leggende. Quando arrivai a Gee’s Bend scoprii che era già stata immortalata da Arthur Rothstein negli anni Trenta: all’apice della Grande Depressione il governo federale aveva assunto il leggendario fotoreporter con l’incarico di ritrarre i più poveri tra i poveri d’America. Lui li trovò in quell’ex palude del profondo Sud soggiogata nel 1816 dallo schiavista Joseph Gee, l’uomo che diede il nome a questa terra, dove da due secoli il fiume Alabama divide i neri dai bianchi di Camden, sulla sponda opposta, più segregati di una colonia di lebbrosi».
Signor Moehringer, nel libro il segregazionista «pentito» Hollis Curl, proprietario dell’unico quotidiano di Camden, vuole portare a Gee’s Bend un traghetto nuovo fiammante per permettere ai suoi abitanti di guadare l’Alabama e sbarcare a Camden evitando un interminabile viaggio via terra. Ma Mary Lee sospetta che lo faccia per aumentare il valore dei suoi terreni in riva al fiume.
«Non sta a me giudicare la buona fede di Curl, un tempo acerrimo nemico di Martin Luther King. Ma più che il traghetto, credo siano state le famose trapunte ricavate dagli stracci a portare benessere alla società matriarcale di Gee’s Bend. Due uomini d’affari di Atlanta, Matt Arnett e il padre William, le scoprirono; “New Yorker” e “New York Times” ne scrissero lunghi articoli e musei come il Philadelphia Museum of Art e il Whitney di New York dedicarono importanti mostre. Poi gli Arnett furono querelati per aver defraudato le cucitrici, avvalorando il loro pessimismo ancestrale verso i bianchi».
Lei scrive che Gee’s Bend è «un luogo senza tempo».
«E magico, come tutto il Sud. “Ricordatevi di mettere il tempo nei vostri dannati libri perché il clima è molto importante”, ripeteva Hemingway. Aveva ragione: la letteratura nasce dalle condizioni meteorologiche e nel Sud degli Stati Uniti queste sono soprannaturali. Negli stati meridionali il caldo, l’umidità, i tornado e i fulmini posseggono una violenza estrema, inedita altrove. Per questo i confini angusti del realismo non potranno mai raccontare il Sud e io torno sempre a Faulkner».
Chi altro è riuscito a interpretare la cultura sudista?
«Amo molto Eudora Welty e Tennessee Williams ma anche Barry Hannah, Ron Rash e Cormac McCarthy, che studiò all’Università del Tennessee e incarna il meglio di quella cultura. Una cultura dove i fiumi giocano un ruolo fisico e metaforico cruciale. Proprio come l’Alabama River».
Secondo molti osservatori la morte di Trayvon Martin (il diciassettenne afro-americano ucciso in Florida da un vigilante il 26 febbraio 2012) e Michael Brown (ucciso a 18 anni il 9 agosto in un sobborgo di St. Louis, Missouri, da un poliziotto) dimostrano che in quella parte del Paese nulla è cambiato rispetto all’America dei linciaggi.
«Affermare che viviamo in un’America post-razziale è sbagliato quanto sostenere che tutto è come prima. L’elezione di Obama dimostra quanta strada abbiamo fatto come nazione ma purtroppo ha anche portato a galla il peggio. Come i birthers , convinti che sia un presidente fraudolento perché, vaneggiano, “nato in Kenya”. Un giornale della progressista Boston, l’“Herald”, ha appena pubblicato una vignetta politica che ritrae Obama mentre si lava i denti con un dentifricio all’anguria: odioso stereotipo razzista dai tempi della schiavitù».
C’è il rischio di tornare indietro?
«Negli anni Sessanta i razzisti erano brutalmente diretti mentre il nuovo razzismo si maschera dietro finte spoglie ed è più insidioso e difficile da combattere. 12 anni schiavo è un film importante perché ci ricorda come eravamo in un’America in cui troppa gente non vuole rivisitare il proprio passato, per imbarazzo o per convenienza. Il pericolo maggiore, oggi, è la mitizzazione del Sud come luogo magico e idilliaco».
Parlando delle donne l’ex presidente Carter ha detto che la schiavitù in America oggi è peggio che nel XVIII secolo.
«È un’esagerazione ma ciò non significa che dobbiamo abbassare la guardia. Ultimamente mi occupo soprattutto di sport per il network Espn e ho toccato con mano il cancro della violenza brutale contro le donne all’interno della Nfl, la Lega del football americano. C’è ancora tanto da fare, soprattutto negli Stati del Sud dove le bandiere confederate sventolano nei cortili di gente armata fino ai denti che si ostina a votare in blocco contro i propri interessi. E dove, a 50 anni dal Voting Rights Act di Lyndon Johnson, i repubblicani stanno varando ovunque leggi per impedire alle minoranze di votare. Col beneplacito della Corte Suprema».
@afarkasny
Alessandra Farkas, Lettura – Corriere della Sera 19/10/2014