Paola D’Amico, Lettura – Corriere della Sera 19/10/2014, 19 ottobre 2014
ROMA ANTICA RICICLAVA, ORA UN PO’ MENO
C’è un monte, che è tra i migliori esempi di quanto fossimo già bravini nella Roma imperiale a fare la raccolta differenziata. È il Testaccio o Mons Testaceus , il monte dei cocci appunto, alto circa 30 metri, circonferenza di un chilometro e una superficie di circa 20 mila metri quadrati. La collina artificiale, sorta all’estremità meridionale della città lungo la sponda sinistra del Tevere, dove risultava semplice portare gli scarichi di cocci di anfore olearie sbarcate dal vicino porto fluviale e destinate alla vendita a Roma, è una discarica specializzata. Frugare negli scarti degli altri è anche nobile professione: gli archeologi e i detective sono in grado di apprendere e scoprire la vita pubblica e intima di chi li ha generati. La pattumiera d’Italia oggi ci racconta dello stato del Paese, delle sue differenze, del civismo, dei servizi pubblici e persino della crisi che attraversiamo. A confermare che siamo forse più che bravini è Andrea Poggio, vice-direttore di Legambiente, che aggiunge un dato che ci carica di orgoglio. «L’Italia, a capacità di differenziare i suoi scarti si colloca tra Francia e Spagna. Ma a capacità di riciclo industriale è seconda solo alla Germania. Non siamo mai stati così bravi a recuperare risorse». spiega a «la Lettura».
Può risultare noioso ribadire le grandi differenze tra Nord e Sud che sono ancora più grandi all’interno delle regioni del Nord (promosso il Veneto, bocciata la Liguria) e nel Centro Sud (bene la Sardegna e male Catanzaro e la Roma di oggi). Vero è che i nostri scarti possono essere una radiografia attraverso cui scoprire abitudini, vizi e virtù dei cittadini d’Europa. «I dati parziali più aggiornati ci raccontano di una Milano divenuta nel 2014 brava quanto Vienna, prima tra le grandi città europee a riciclare più della metà dei suoi scarti, e di Salerno che mantiene il 70% di buona differenziata», conclude Poggio. E, poi, la crisi, che a osservare le curve di decrescita dei rifiuti è cominciata nel 2007. C’è chi, virtuoso o visionario, ha anticipato la decrescita: «Evitando sprechi, producendo e consumando meglio come il Trentino-Alto Adige, quasi tutto il nord con Sardegna e Campania». Chi ha tirato la cinghia — Valle d’Aosta, Emilia — ma poi è ancora illuso che da un momento all’altro lo sperpero potrà ricominciare. I nostri scarti non raccontano bugie.
Paola D’Amico, Lettura – Corriere della Sera 19/10/2014