Elena Tebano, Lettura – Corriere della Sera 19/10/2014, 19 ottobre 2014
LA DANIMARCA PRIMA DI TUTTI PER I DIVORZI VELOCI ANDIAMO ALL’ESTERO
Il ministro della chiesa luterana danese Ivan Larson ha appena festeggiato i 25 anni di matrimonio: il 1° ottobre 1989 lui e lo psicologo Ove Carlsen erano tra le 11 coppie gay la cui unione fu celebrata dall’allora sindaco di Copenaghen, con una cerimonia del tutto identica a quella per il matrimonio civile: cambiava solo il nome, «partnership registrata». Un istituto molto simile a quello a cui lavora adesso il governo Renzi. Quell’unione ormai d’argento misura tutta la distanza (temporale) dell’Italia dall’Europa occidentale e dal Nord America. Succede in generale per il diritto di famiglia — la riforma che equipara i figli nati dentro e fuori del matrimonio è entrata in vigore a gennaio, e le camere affrontano ora il «divorzio breve» — ma anche sulla questione del fine vita. In Italia di questi temi si fa fatica anche solo a discutere, soprattutto nei palazzi della politica.
Unioni gay
Per quanto riguarda le unioni gay il Parlamento ha messo in calendario una sola proposta di legge, quella di Franco Grillini (Ds) sui Pacs del 2002. I Dico varati dal governo Prodi nel 2007 si arenarono invece in Commissione Giustizia al Senato. Intanto l’Europa andava avanti: «La Danimarca — spiega a “la Lettura” l’altoatesino Alexander Schuster, ricercatore dell’Università di Trento — è il primo Stato al mondo ad aver riconosciuto le unioni, i matrimoni sono invece arrivati nel 2001 in Olanda. Ma il punto di svolta “psicologico” è stato l’approvazione delle nozze egualitarie in Spagna nel 2005, un Paese di tradizione cattolica». Nel 2013 anche la Francia, che prevedeva i Pacs dal 1999, ha introdotto le nozze gay, seguita quest’anno da Inghilterra e Galles. «Oggi su 32 Paesi europei (28 Ue e altri 4, ndr ) 9 hanno aperto il matrimonio a coppie dello stesso sesso, tutti gli altri hanno unioni civili e solo 9 non prevedono nulla: Italia, Grecia, Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania», aggiunge Schuster. Anche negli Usa l’approvazione a livello federale delle nozze gay è ritenuta imminente e sono una trentina gli Stati dell’Unione che le hanno già introdotte. Diciassette i Paesi nel mondo: dall’Uruguay alla Nuova Zelanda. «Si è creata così una sorta di competizione nella tutela dei diritti: le coppie italiane vanno all’estero perché si sentono meglio garantite».
Divorzio breve
Un fenomeno simile si è registrato con il divorzio breve: ci sono agenzie che aiutano gli italiani a divorziare in Spagna e Romania perché lì i tempi sono molto più veloci che nel nostro Paese. «È così in quasi tutta l’Europa» conferma Luca Antonietti, avvocato che ha fondato una di queste agenzie, «Divorzio Rapido». La riforma del divorzio francese, che ha eliminato il periodo di riflessione di tre mesi e lo ha reso immediato in caso di consensuale, ha ormai dieci anni. La Spagna ci ha pensato nel 2005, mentre nei Paesi di tradizione protestante il divorzio è sempre stato un percorso molto più agevole.
Fine vita
Anche sul fine vita l’Italia è lontana dal dibattito europeo. «Il Belgio, dove l’eutanasia è legale dal 2002, sta valutando se applicarla ai minori o ai malati di Alzheimer. Anche in Finlandia — ci dice Franca Alessio, avvocata e vicepresidente dell’Associazione italiana degli avvocati per la famiglia — si lavora dal 2012 a una legge sull’eutanasia e nello stesso anno in Francia Hollande ha fatto compagna elettorale sul “diritto a morire con dignità”. Mentre in Inghilterra tra 2003 e 2006 ci sono stati vari tentativi, tutti falliti, di introdurla». La Spagna ha depenalizzato il suicidio assistito (legale anche in Svizzera e tollerato in Svezia) nel 1995. «E nella maggior parte dell’Europa occidentale è prevista sia la possibilità di rifiutare il sostegno vitale, che il testamento biologico», aggiunge Alessio. Sono temi che dividono, ma su cui c’è comunque un confronto pubblico aperto. Non in Italia, dove il dibattito sul testamento biologico, sollevato dal caso di Eluana Englaro e dalla battaglia giudiziaria di suo padre Beppino, si è concluso nel 2009 con la morte della ragazza. Superata quell’«emergenza» la politica non ha più ritenuto di doverne discutere.
@elenatebano
Elena Tebano, Lettura – Corriere della Sera 19/10/2014