Marina Castellaneta, Il Sole 24 Ore 19/10/2014, 19 ottobre 2014
IL LATO DEBOLE DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA
La guerra a colpi di sanzioni tra Russia da un lato e Unione europea, Stati Uniti, Giappone, Canada, Norvegia e Australia dall’altro, suscita non pochi interrogativi sotto il profilo della legittimità internazionale delle misure sanzionatorie. E infatti la settimana scorsa, due dei soggetti colpiti da Bruxelles, la compagnia petrolifera Rosneft e il miliardario Arkady Rotenberg, hanno fatto ricorso alla Corte di giustizia della Ue.
Manca l’ombrello Onu
Un dato è certo: le sanzioni economiche contro la Russia decise dall’amministrazione Obama e dall’Unione europea, incluse le targeted sanctions, che colpiscono persone fisiche e giuridiche, sono state adottate al di fuori delle Nazioni Unite. Il Consiglio di sicurezza, infatti, pur investito della questione Ucraina, non ha adottato, verso la Russia, alcuna risoluzione sulle misure sanzionatorie, previste dall’articolo 41 della Carta. E questo non solo per lo scontato veto russo, ma anche per la contrarietà di altri Stati tra i quali la Cina.
L’assenza di una risoluzione del Palazzo di vetro incide sul dibattito intorno alla legittimità delle sanzioni. È infatti il Consiglio di sicurezza, in base al capitolo VII della Carta Onu, ad avere la competenza ad adottare le misure che, al di fuori del contesto del Consiglio, hanno margini di legittimità ristretti. Né i Paesi membri dell’Unione europea, né gli Stati Uniti, che hanno applicato sanzioni economiche unilaterali, possono essere considerati Stati lesi dall’azione russa. Difficile, quindi, inquadrare le misure adottate, dal sequestro di beni appartenenti a imprenditori vicini al Cremlino fino ai divieti di importazioni, nel contesto delle contromisure. Queste ultime, infatti, sono legittime quando a metterle in campo è lo Stato direttamente leso. Un comportamento in sé illecito diventa così lecito in ragione del previo illecito altrui. A patto che le contromisure siano proporzionali e non violino i diritti umani.
Nel caso della Crimea, se certo l’Ucraina può rispondere con misure sanzionatorie in quanto Stato leso dall’azione russa, diverso è il caso dei Paesi occidentali che non hanno subito alcuna violazione diretta di obblighi internazionali. Un intervento punitivo, quindi, che è contrario al principio di non ingerenza e che è un passo indietro rispetto a un sistema che rifugge da interventi individuali accentrando il potere nell’Onu. In questa direzione, il Ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, durante l’apertura della 69esima sessione dell’Assemblea generale, ha chiarito che dalle relazioni internazionali devono essere eliminati i tentativi di illegittima pressione perpetrati da alcuni Paesi contro altri Stati.
Dubbi sulla black list Ue
Per quanto riguarda le sanzioni decise dall’Unione europea, se legittime ai sensi del Trattato Ue perché adottate nel quadro della politica estera e di sicurezza comune, non mancano dubbi sul rispetto delle regole internazionali. L’Unione europea, infatti, non ha un mandato analogo a quello dell’Onu per le questioni relative al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
C’è poi un ulteriore profilo. Le targeted sanctions, decise dall’Unione europea, che colpiscono persone fisiche e giuridiche indicate in una sorta di blacklist, già in passato sono state scardinate dagli stessi organi giurisdizionali dell’Unione. Potrebbe accadere anche nel caso della Russia. I primi due ricorsi sono già arrivati e il Tribunale Ue potrebbe decidere l’illegittimità delle misure (come ha fatto di recente per quelle siriane) perché contrarie a diritti umani fondamentali come il diritto alla presunzione d’innocenza. Non va dimenticato, infatti, che queste sanzioni sono applicate a individui all’esito di una mera valutazione di organi politici e non certo giudiziari.
La risposta di Mosca
La Russia ha risposto alle misure sanzionatorie contestandone la legittimità e adottando analoghe misure che, aderendo alla posizione russa, sarebbero legittime contromisure a fronte di un illecito di altri Stati. Anche da parte russa, però, è necessario assicurare la proporzionalità della contromisura. Mosca si prepara poi a rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio per il mancato rispetto degli obblighi internazionali da parte dell’Unione europea.
Senza dimenticare che, in passato, le misure sanzionatorie economiche decise unilateralmente dagli Usa, come nel caso di Cuba, non hanno portato a grandi risultati, ma solo a sicure ripercussioni negative sulla popolazione civile.
Marina Castellaneta, Il Sole 24 Ore 19/10/2014