Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 19 Domenica calendario

TRAME E INTRIGHI ALLA CORTE DI LADY OTTOLINE

Di primo acchito, sfogliando le quasi trecento pagine di I ricordi di una signora meravigliosa , appena uscito per Castelvecchi, ci si sente promossi a un mondo migliore, si ha l’impressione di entrare in un salotto superchic, di sinistra, intelligente, intellettuale, aperto. Dove sul divano è seduto Bertrand (Bertie per gli amici) Russell, apre la porta Virginia (Woolf), si versa il tè il pittore Augustus John, più in là si serve di un sandwich al cetriolo Aldous Huxley, Dora Carrington parlotta con Lytton Strachey e con Keynes e sullo sfondo passano T. S. Eliot, D. H. Lawrence, Henry James, Joseph Conrad — per tacere di minori, illustri comparse di un gruppo ideale di intellettuali e artisti che resero grande l’Inghilterra del primo ventesimo secolo.
Le memorie di Ottoline Morrell, nata Ottoline Violet Anne Cavendish Bentinck nel 1873, scomparsa nel 1938 a 64 anni, sono state editate mettendo insieme due suoi libri, Memoirs of Lady Ottoline Morrell. A Study in Friendship 1873 1-915 e Ottoline at Garsington. Memoirs of Lady Ottoline Morrell 1915 1-918 , e ci offrono il ritratto di una aristocratica inglese (era nipote del Duca di Wellington, tanto per dare un’idea del suo status sociale) con molti titoli e soldi pochi, forti tormenti spirituali e attivissima vita erotica extraconiugale, cultura a profusione e grande generosità.
Perché questa signora dal look elegantemente equino e dall’abbigliamento eccentrico, amica e/o protettrice di tutta la meglio gioventù e mezza età di quegli anni, gestiva le sue risorse e le sue case, in buona sostanza, per accogliere, rincuorare, proteggere, nutrire le belle speranze e le tristi realtà di molti: che non si resero mai conto di quanto lei desse di suo, fino a quando la poveretta e il suo pallido consorte, Philip, membro del parlamento britannico per il partito liberale, con cui la signora aveva stretto un patto di matrimonio aperto, dovettero vendere le amate case in cui avevano ospitato in allegria le orde dei loro amici.
«A volte mi sentivo come se Garsington fosse un teatro, dove, settimana dopo settimana, una compagnia itinerante arrivava e faceva il suo spettacolo», scriveva Ottoline. Anche Garsington, la vecchia casa grigia dell’epoca di Giacomo I, a pochi chilometri da Oxford, «con la magnolia e le rose», fu venduta nel 1928. Ma prima, come a Bedford Square, a Londra, passarono tutti, in stato di ilarità o in lacrime, in complessi intrecci erotici, amorosi e ideologici. Erano pacifisti, i Morrell, e non era una posizione facile negli anni precedenti e seguenti la Grande Guerra. Di suo la signora coltivava ideali religiosi e leggeva L’imitazione di Cristo . Nella vita di tutti i giorni organizzava, coccolava, proteggeva, amoreggiava (ma qui è reticente, e poco ne parla, a partire dalla sua notoria passione per lo scrittore svedese Axel Munthe, e gli amori sono suggeriti solo di riflesso, attraverso crisi di gelosia e lamenti di abbandonata), registrava per i posteri gli umori e gli amori di un gruppo irripetibile di amici. Fu vicina a Bertrand Russell durante il processo per un articolo pacifista che nel 1918 si concluse con sei mesi di prigione. Da coerente pacifista si battè, senza riuscirci, per salvare la vita di Roger Casement, il patriota irlandese che, per amore dell’indipendenza della sua terra, aveva combattuto a fianco dei tedeschi, e finì impiccato nel 1916. Litigò con (e in seguito perdonò) Aldous Huxley quando per il suo romanzo Giallo cromo si ispirò un po’ troppo, con tipica crudeltà autoriale, alla cerchia dei Morrell. E finì (senza saperlo) vestita di folli costumi coloratissimi, di grandi cappelli, di piume di struzzo, nel film Wittgenstein di quel genio eccentrico che fu Derek Jarman, interpretata da Tilda Swinton. E se la prosa di Ottoline non è all’altezza della sua materia, se spesso arranca tra ripetizioni e dettagli, la sua vita merita di essere raccontata.
Irene Bignardi, la Repubblica 19/10/2014