Francesco Chiamulera, il Fatto Quotidiano, 20/10/2014, 20 ottobre 2014
ERA RAMPOLLO DEL MINISTRO, OGGI È SANTONE
Altro che jeunesse dorée. Quando ripensa alla sua fuga, alla sua cavalcata picaresca, Alfonso De Rose non si sente un figlio di privilegiati. Da quel 1993 in cui ha lasciato l’Italia sono passati più di vent’anni. Vent’anni da Mani Pulite, un grande naufragio collettivo. Ma non tutti i figli di Tangentopoli sono riusciti a reinventarsi nella politica, come Stefania e Bobo Craxi, o a farsi cooptare dal padre dentro nuovi giri di soldi e politica, come è accaduto ai figli di Mario Chiesa. No. C’è anche chi è sparito, ha scelto l’anonimato. O chi è fuggito per non tornare.
Italia, estate 1987. Il Pentapartito partorisce un nuovo, stanco, governo balneare. Giovanni Go-ria, Dc, è chiamato a Palazzo Chigi. Tra i ministri c’è un medico socialdemocratico venuto da Verona, ma di origini calabresi, Emilio De Rose. Alfonso è uno dei suoi figli. Mentre papà si occupa dei lavori pubblici compie diciotto anni. Una bella casa nella città scaligera, il bodybuilding come hobby che diventa una passione e poi agonismo: competizioni, show, la vittoria al campionato italiano under 21. Ha un nome, alla naja lo conoscono per papà, ma quando a prenderlo in caserma, un venerdì sera, si affaccia Eva Grimaldi, la sua fama si trasforma in leggenda. Intanto il governo Goria finisce nell’indifferenza, il padre torna agli affari veronesi. Alfonso conduce una vita disordinata e allegra, è uno dei primi italiani ad avere un cellulare, con il conto intestato chissà dove. In realtà la sua è una giovinezza selvaggia, i genitori sono lontani. Nel 1993, colpo di scena: De Rose padre è arrestato per una storia risalente ai tempi della politica. Sarà poi assolto. Alfonso al tempo lavora come buttafuori in discoteca. Una sera fa un incidente, distrugge la sua Renault, l’assicurazione gli liquida sei milioni di lire. Decide che è il momento: partire, ora o mai più. Compra un biglietto di sola andata per Los Angeles, capitale del salutismo. All’inizio dorme in macchina, e di giorno va da Goldgym, mecca del bodybuilding, che usa come toilette e doccia. Il denaro finisce presto. Alfonso conosce un tipo che ha una palestra, riesce a convincerlo che può fare al caso suo. È assunto. Nella prima settimana guadagna 800 dollari, e dopo un paio d’anni si mette in proprio. Comincia ad aiutare le persone non solo fisicamente: si inventa un metodo per regolare l’alimentazione. Farà un sacco di soldi vendendo diete a ricche californiane sovrappeso. Ma Alfonso si nutre di un’irrequietezza che i soldi non placano. Va in India. Studia la cabala, diventa istruttore di yoga, aderisce al buddismo. Poi, nei templi asiatici, trova una Bibbia e si illumina: la sua strada è Cristo. L’ennesimo viaggio di Alfonso. Diventa Christian minister in una di quelle chiese protestanti che gli americani chiamano non-denominational. Ora Alfonso tiene seminari in cui insegna a usare la mente per calare di peso ma anche a conoscere la Bibbia. E intanto pratica medicina rigenerativa, “riporto donne di sessant’anni all’aspetto di quando ne avevano quaranta”, dice. Come ha scritto Nick Hornby, "nelle canzoni di Springsteen puoi restare e marcire, oppure fuggire e bruciarti. Ma perché nessuno scrive mai canzoni su come sia possibile fuggire e marcire?". La fuga costante di Alfonso è una scommessa, una corsa per restare vivo.