Vari 19/10/2014, 19 ottobre 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - PAOLO VI E IL SINODO
CITTA’ DEL VATICANO - Sono arrivati anche dalla Spagna per la beatificazione di Paolo VI, il “papa dimenticato” che sale alla gloria degli altari. Piazza San Pietro si è riempita alcune ore prima della celebrazione presieduta da Francesco, alla quale ha partecipato anche Benedetto XVI, creato cardinale proprio da Montini nel 1977. I due Papi si sono abbracciati a lungo. Un gesto più che mai significativo all’indomani delle divisioni nel Sinodo. In tutto, oltre 70mila persone presenti, secondo la sala stampa vaticana. Tra i concelebranti anche altri due porporati che ricevettero la berretta dal neo beato: il brasiliano Paulo Evaristo Arns e l’americano William Wakefield Baum. "Seppe scrutare con coraggio il segno dei tempi", sono state le parole di Bergoglio su Montini, durante l’omelia. Un omaggio al pontefice che istituì il Sinodo dei vescovi.
Beatificazione di Paolo VI, i settantamila di piazza San Pietro
Il saluto caloroso tra i due pontefici. Un lungo applauso ha accolto l’ingresso sul sagrato del pontefice emerito che è tornato in pubblico tre settimane dopo la festa dei nonni, celebrata sempre tra i bracci del colonnato. Ratzinger si è seduto sulla poltrona all’estremità sinistra ai piedi dell’altare e Bergoglio è sceso a stringergli calorosamente le mani prima di iniziare la celebrazione.
Paolo VI è beato, Papa Francesco: "Scrutò con coraggio cristiano i segni dei tempi"
Il saluto tra Bergoglio e Ratzinger
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La proclamazione della beatificazione. A distanza di sei mesi dalla doppia canonizzazione di Roncalli e Wojtyla, il papa regnante e il predecessore si sono dunque ritrovati insieme per rendere gloria a un altro loro predecessore. La formula di beatificazione pronunciata da Bergoglio all’inizio della messa, dopo la presentazione da parte del postulatore, padre Antonio Marrazzo, ha fissato la festa liturgica per il 26 settembre, giorno della nascita di Montini, mentre sulla loggia delle benedizioni veniva scoperta l’immagine sacra, che ritrae il beato a figura intera.
Paolo VI, domenica beato
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Un “timoniere solitario” nella società “ostile”. Paolo VI, ha sottolineato nell’omelia Francesco, è stato un “coraggioso cristiano” e un “instancabile apostolo”. E al suo predecessore, ha detto Bergoglio, “oggi non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera: grazie!”. Un grazie, ha specificato, interrotto dagli applausi e rivolgendosi idealmente a Montini, per “la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla Chiesa”. Secondo il pontefice argentino è nella umiltà che “risplende la grandezza del beato Paolo VI che, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante e talvolta in solitudine, il timone della barca di Pietro”.
San Pietro, Benedetto XVI alla beatificazione di Paolo VI e l’abbraccio con papa Francesco
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Il Sinodo e i metodi da adattare. Bergoglio ha voluto che la beatificazione di Paolo VI fosse l’evento conclusivo del Sinodo sulla famiglia, in memoria dell’istituzione dell’assemblea dei vescovi promossa proprio da Montini nel 1965, sulla scia del concilio ereditato da Giovanni XXIII. E nell’omelia il Papa è tornato sulle discussioni di questi giorni: “È stata una grande esperienza nella quale abbiamo vissuto la sinodalità e la collegialità” in una Chiesa che, ha aggiunto, è “chiamata senza indugio a prendersi cura delle ferite che sanguinano e a riaccendere la speranza per tanta gente”. Bergoglio ha citato proprio Montini che affidava al Sinodo questo compito: “Scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie e i metodi alle accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della società”.
LA SCHEDA - Paolo VI beato: "Un Papa giusto, che meditava e decideva senza tornare indietro"
Il tributo a Montini dalla Lombardia. Per la festa di Paolo VI, davanti all’altare è stata portata come reliquia la maglietta insanguinata indossata quando subì l’attentato a Manila nel 1970. Poco più in là, i gonfaloni della Regione Lombardia, della provincia di Milano, dei comuni di Brescia, Concesio, Verolavecchia, quello del santuario della Madonna d’Europa della Calchiavenna, oltre all’arazzo della diocesi di Milano con la raffigurazione di Sant’Ambrogio. Sono i luoghi della vita di Giovan Battista Montini, nato nel bresciano da una famiglia cattolica e impegnata in politica, poi figura di primo piano della Segreteria di Stato durante i pontificati di Pio XI e Pio XII e arcivescovo di Milano dal 1954 al 1958, quando venne eletto successore di Giovanni XXIII. Migliaia i pellegrini arrivati dai luoghi d’origine del pontefice. Dietro un cartello che cita Ronco, anche gli abitanti del paesino nel quale Montini trascorreva le vacanze da giovane.
I pellegrini spagnoli: fu simbolo contestato. Ma sono comparsi striscioni anche dalla Puglia e, più indietro, alcune bandiere spagnole. “È stato il Papa della nostra gioventù, ma soprattutto un simbolo” spiega Maria Sacramento, arrivata da Madrid proprio per la beatificazione. “Negli anni Settanta in Spagna c’era una campagna sistematica contro Paolo VI e per noi cristiani lui divenne un simbolo. È stato una delle due menti più brillanti della Chiesa del secolo scorso, insieme a Benedetto XVI”. E oggi, in piazza, Maria Sacramento li ha ritrovati entrambi, insieme a Francesco, che rimane gettonatissimo negli striscioni.
PEZZI DI OGGI SUL SINODO ED EVENTUALMENTE SU PAOLO VI
GIAN GUIDO VECCHI SUL CDS
CITTÀ DEL VATICANO Alla fine Francesco, conclusa l’ultima votazione, si volta e dice, lo sguardo sereno ma determinato: «Pubblicate tutto. La Relatio , i voti punto per punto. Tutto». È una mossa non prevista e senza precedenti, quella del Papa. Le centinaia di giornalisti da tutto il mondo che hanno seguito il Sinodo si erano rassegnati ad aspettare «qualche giorno», si diceva, il tempo di mettere in bella copia eventuali correzioni e tradurre il testo nelle varie lingue. Soprattutto, di norma, i paragrafi che non ottengono la «maggioranza qualificata» dei due terzi vengono esclusi dal testo finale, anche se hanno quella assoluta.
E invece le fotocopiatrici vaticane si mettono in moto: decine di fascicoli in pochi minuti da diffondere urbi et orbi . Qualcuno, tra gli oppositori, è spiazzato. Chi invece sosteneva le aperture non se ne fa una ragione. Perché i tre punti non avevano nulla di sconvolgente, e la commissione incaricata di fare sintesi tra i 700 emendamenti aveva lavorato di fino. Il punto 52 spiegava che «si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia», riportava che «diversi padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale» e invece altri «si sono espressi per una accoglienza non generalizzata», con relative ipotesi, e insomma rifletteva semplicemente la discussione in aula. L’altro, il numero 53, ricordava come alcuni padri avessero detto che «possono ricorrere fruttuosamente alle comunione spirituale», che è quello che aveva spiegato Benedetto XVI nell’incontro delle famiglie a Milano, nel 2012, mentre altri si erano chiesti perché allora non potessero ricevere anche l’ostia.
Ma la faccenda più sorprendente riguarda il punto 55 sui gay: «Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. “A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”». Le due citazioni vengono, rispettivamente, da un documento della Congregazione per la Dottrina della fede del 2003 e dal Catechismo (2358). «Ci sono 62 padri che hanno bocciato il Catechismo e il cardinale Ratzinger!», esclama un padre stupefatto.
Si sapeva che il tema dei gay creava problemi, in particolare, ad alcuni padri africani, dell’Est Europa e degli Stati Uniti. Il voto è segreto, c’è chi punta il dito sui curiali, «molti hanno votato contro, una chiusura assoluta, come fosse una fronda interna contro il Papa». Comunque sia, la decisione di Francesco annulla l’effetto «bocciatura». Perché i temi dei gay e dei divorziati, pur sempre approvati dalla maggioranza assoluta, restano. Devono ancora «maturare». Il testo è ancora di lavoro, «una base di riflessione».
Francesco spiega che la Relazione integrale sarà mandata alle conferenze episcopali perché ne discutano in vista del Sinodo del 2105. Ci sarà anche un nuovo questionario tra i fedeli, il «popolo di Dio» che aveva favorito le aperture. Così Bergoglio si rivolge pure ai laici, quando conclude: «Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie».
GGV
«Ho visto cinque tentazioni» La scossa del Papa al Sinodo
CITTÀ DEL VATICANO Ha ascoltato per due settimane e ora prende la parola lui. «Parliamo un po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi... Dunque, il compito del Papa è di garantire l’unità della Chiesa, di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere — con paternità e misericordia e senza false paure — le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui, ho detto accogliere: andare a trovarle, piuttosto». È il tardo pomeriggio quando Francesco interviene al termine del Sinodo. I 183 padri presenti (su 191) hanno appena finito di votare, uno per uno, i 62 punti della Relazione finale, un voto elettronico segreto che prevedeva solo due possibilità, «placet» o «non placet».
E qui succede una cosa particolare: tre paragrafi, i due che parlano di divorziati e risposati e quello sugli omosessuali, ottengono la maggioranza assoluta (104, 112 e 118 sì su 183), ma non quella qualificata dei due terzi che al Sinodo sarebbe necessaria per l’approvazione. Tutte le altre superano i due terzi, compreso il punto (125 sì, 54 no) che invita a considerare gli «elementi positivi» nei matrimoni civili e nelle convivenze.
Eppure divorziati e gay, le questioni più delicate e simboliche di queste due settimane, restano nel testo pubblicato, considerato che questo Sinodo rappresenta «un work in progress » verso il Sinodo ordinario che si riunirà fra un anno e che la Relazione «non è un testo magisteriale, ma un documento che diventa un’ulteriore base di discussione», spiega padre Federico Lombardi.
Lo dice lo stesso Francesco, ai vescovi: «La Relatio Synodi è il riassunto fedele e chiaro di tutto ciò che è stato discusso e viene presentato alle Conferenze episcopali come Lineamenta », e cioè come il testo che sarà approfondito in tutte le chiese del mondo per un anno.
Alla fine, standing ovation di cinque minuti per le parole del Papa, che tuttavia mette in guardia i vescovi da cinque «tentazioni» opposte: «L’irrigidimento ostile» dei «tradizionalisti» e «intellettualisti»; il «buonismo distruttivo» dei «progressisti o liberalisti»; il voler «trasformare il pane in pietra» e «scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati»; la tentazione di «scendere dalla Croce» per «piegarsi allo spirito mondano»; e infine di «considerarsi non custodi, ma proprietari e padroni» della fede, e così «trascurare la realtà».
Chiede equilibrio, Francesco. E del resto non c’è simmetria con il voto del mattino sul «messaggio finale» letto dal cardinale Ravasi. Un testo che parla dell’Eucaristia come del momento in cui «la famiglia si siede alla mensa del Signore con tutta la Chiesa» e aggiunge: «Per questo, nella prima tappa, abbiamo riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati». Ed è passato con 158 voti su 174: «Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno».
G. G. V.
GALEAZZI SULLA STAMPA
Strappo in Vaticano
Su gay e risposati
i vescovi si dividono
Approvate le relazioni in vista del Sinodo del 2015 Ma sui temi caldi manca la maggioranza di due terzi
Giacomo Galeazzi
Il dato fondamentale è che questioni da sempre ai margini della discussione nel mondo cattolico sono entrate nell’agenda della Chiesa. Ma sono proprio la comunione ai divorziati risposati e le unioni omosessuali ad aver maggiormente diviso i padri sinodali. Su questi due punti la conclusiva «Relatio Synodi», approvata ieri sera dall’aula alla presenza di Francesco, non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi. La votazione dei 62 paragrafi, ampiamente riscritti dopo l’introduzione delle modifiche dei Circoli minori, è avvenuta punto per punto e ha ottenuto in gran parte ampie maggioranze.
Questo non è avvenuto, invece, per il punto 52, che distingue le posizioni dei difensori della disciplina così com’è e di chi invece è favorevole all’ammissione ai sacramenti a condizioni ben precise, «quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli», comunque dopo «una cammino penitenziale», affermando che «va ancora approfondita la questione»: il testo ha ottenuto 104 «placet» nel voto elettronico dei 183 cardinali e vescovi e 74 «non placet» (cinque gli astenuti), quindi con una maggioranza «non qualificata».
Analogamente è successo per il punto 53, in cui si chiede un «approfondimento della tematica», sul fatto che se i divorziati risposati o conviventi possono ricorrere alla «comunione spirituale» perché allora, come chiedono dei padri sinodali, non possono accedere a quella «sacramentale»: 112 i «placet» e 64 i «non placet». Altro paragrafo controverso il 55, sull’attenzione pastorale verso gli omosessuali, che riferisce come al Sinodo su questo tema «ci si è interrogati» riferendosi comunque a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia». E che sostiene comunque che «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza» e che «a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il punto ha ottenuto 118 «placet» e 62 «non placet», quindi comunque senza maggioranza dei due terzi. Il Sinodo, comunque, sostiene «la necessità di scelte pastorali coraggiose», e per quanto riguarda convivenze e unioni di fatto, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo», accogliendole e accompagnandole «con pazienza e delicatezza».
La Relatio Synodi, dopo un ulteriore consultazione con le diocesi, diventerà la base di discussione per il Sinodo ordinario, convocato da papa Francesco per l’ottobre 2015. E lì, tra un anno, si giocherà la partita decisiva. In quest’assemblea straordinaria, caratterizzata da scontri accesi e forti polemiche, il fronte conservatore è riuscito comunque a tamponare le aperture più che ventilate nella prima settimana di lavori, tanto che uno dei cardinali che si erano più lamentati, come il sudafricano Wilfrid Fox Napier, ora parla del raggiungimento di «una visione comune». I gay «vanno accolti con rispetto e delicatezza», mentre la questione dell’ostia ai divorziati risposati va ancora approfondita. Adesso la discussione passa alle diocesi. Un «work in progress» senza precedenti nella storia della Chiesa.«Tutte le persone che hanno situazioni particolari debbono essere accolte. L’esclusione di qualcuno non fa parte della tradizione della Chiesa», ha ricordato il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi. «Ovviamente il magistero della Chiesa si può cambiare anche sulla comunione ai divorziati risposati». E sul rapporto tra dottrina e pastorale: «La dottrina è evidente, dobbiamo applicarla, e può essere sviluppata, il Vangelo non si cambia ma abbiamo scoperto tutto?». E «non possiamo andare avanti citando noi stessi in modo autoreferenziale». La misericordia è la linea.
Il dato fondamentale è che questioni da sempre ai margini della discussione nel mondo cattolico sono entrate nell’agenda della Chiesa. Ma sono proprio la comunione ai divorziati risposati e le unioni omosessuali ad aver maggiormente diviso i padri sinodali. Su questi due punti la conclusiva «Relatio Synodi», approvata ieri sera dall’aula alla presenza di Francesco, non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi. La votazione dei 62 paragrafi, ampiamente riscritti dopo l’introduzione delle modifiche dei Circoli minori, è avvenuta punto per punto e ha ottenuto in gran parte ampie maggioranze.
Questo non è avvenuto, invece, per il punto 52, che distingue le posizioni dei difensori della disciplina così com’è e di chi invece è favorevole all’ammissione ai sacramenti a condizioni ben precise, «quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli», comunque dopo «una cammino penitenziale», affermando che «va ancora approfondita la questione»: il testo ha ottenuto 104 «placet» nel voto elettronico dei 183 cardinali e vescovi e 74 «non placet» (cinque gli astenuti), quindi con una maggioranza «non qualificata».
Analogamente è successo per il punto 53, in cui si chiede un «approfondimento della tematica», sul fatto che se i divorziati risposati o conviventi possono ricorrere alla «comunione spirituale» perché allora, come chiedono dei padri sinodali, non possono accedere a quella «sacramentale»: 112 i «placet» e 64 i «non placet». Altro paragrafo controverso il 55, sull’attenzione pastorale verso gli omosessuali, che riferisce come al Sinodo su questo tema «ci si è interrogati» riferendosi comunque a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia». E che sostiene comunque che «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza» e che «a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il punto ha ottenuto 118 «placet» e 62 «non placet», quindi comunque senza maggioranza dei due terzi. Il Sinodo, comunque, sostiene «la necessità di scelte pastorali coraggiose», e per quanto riguarda convivenze e unioni di fatto, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo», accogliendole e accompagnandole «con pazienza e delicatezza».
La Relatio Synodi, dopo un ulteriore consultazione con le diocesi, diventerà la base di discussione per il Sinodo ordinario, convocato da papa Francesco per l’ottobre 2015. E lì, tra un anno, si giocherà la partita decisiva. In quest’assemblea straordinaria, caratterizzata da scontri accesi e forti polemiche, il fronte conservatore è riuscito comunque a tamponare le aperture più che ventilate nella prima settimana di lavori, tanto che uno dei cardinali che si erano più lamentati, come il sudafricano Wilfrid Fox Napier, ora parla del raggiungimento di «una visione comune». I gay «vanno accolti con rispetto e delicatezza», mentre la questione dell’ostia ai divorziati risposati va ancora approfondita. Adesso la discussione passa alle diocesi. Un «work in progress» senza precedenti nella storia della Chiesa.«Tutte le persone che hanno situazioni particolari debbono essere accolte. L’esclusione di qualcuno non fa parte della tradizione della Chiesa», ha ricordato il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi. «Ovviamente il magistero della Chiesa si può cambiare anche sulla comunione ai divorziati risposati». E sul rapporto tra dottrina e pastorale: «La dottrina è evidente, dobbiamo applicarla, e può essere sviluppata, il Vangelo non si cambia ma abbiamo scoperto tutto?». E «non possiamo andare avanti citando noi stessi in modo autoreferenziale». La misericordia è la linea.
Il dato fondamentale è che questioni da sempre ai margini della discussione nel mondo cattolico sono entrate nell’agenda della Chiesa. Ma sono proprio la comunione ai divorziati risposati e le unioni omosessuali ad aver maggiormente diviso i padri sinodali. Su questi due punti la conclusiva «Relatio Synodi», approvata ieri sera dall’aula alla presenza di Francesco, non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi. La votazione dei 62 paragrafi, ampiamente riscritti dopo l’introduzione delle modifiche dei Circoli minori, è avvenuta punto per punto e ha ottenuto in gran parte ampie maggioranze.
Questo non è avvenuto, invece, per il punto 52, che distingue le posizioni dei difensori della disciplina così com’è e di chi invece è favorevole all’ammissione ai sacramenti a condizioni ben precise, «quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli», comunque dopo «una cammino penitenziale», affermando che «va ancora approfondita la questione»: il testo ha ottenuto 104 «placet» nel voto elettronico dei 183 cardinali e vescovi e 74 «non placet» (cinque gli astenuti), quindi con una maggioranza «non qualificata».
Analogamente è successo per il punto 53, in cui si chiede un «approfondimento della tematica», sul fatto che se i divorziati risposati o conviventi possono ricorrere alla «comunione spirituale» perché allora, come chiedono dei padri sinodali, non possono accedere a quella «sacramentale»: 112 i «placet» e 64 i «non placet». Altro paragrafo controverso il 55, sull’attenzione pastorale verso gli omosessuali, che riferisce come al Sinodo su questo tema «ci si è interrogati» riferendosi comunque a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia». E che sostiene comunque che «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza» e che «a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il punto ha ottenuto 118 «placet» e 62 «non placet», quindi comunque senza maggioranza dei due terzi. Il Sinodo, comunque, sostiene «la necessità di scelte pastorali coraggiose», e per quanto riguarda convivenze e unioni di fatto, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo», accogliendole e accompagnandole «con pazienza e delicatezza».
La Relatio Synodi, dopo un ulteriore consultazione con le diocesi, diventerà la base di discussione per il Sinodo ordinario, convocato da papa Francesco per l’ottobre 2015. E lì, tra un anno, si giocherà la partita decisiva. In quest’assemblea straordinaria, caratterizzata da scontri accesi e forti polemiche, il fronte conservatore è riuscito comunque a tamponare le aperture più che ventilate nella prima settimana di lavori, tanto che uno dei cardinali che si erano più lamentati, come il sudafricano Wilfrid Fox Napier, ora parla del raggiungimento di «una visione comune». I gay «vanno accolti con rispetto e delicatezza», mentre la questione dell’ostia ai divorziati risposati va ancora approfondita. Adesso la discussione passa alle diocesi. Un «work in progress» senza precedenti nella storia della Chiesa.«Tutte le persone che hanno situazioni particolari debbono essere accolte. L’esclusione di qualcuno non fa parte della tradizione della Chiesa», ha ricordato il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi. «Ovviamente il magistero della Chiesa si può cambiare anche sulla comunione ai divorziati risposati». E sul rapporto tra dottrina e pastorale: «La dottrina è evidente, dobbiamo applicarla, e può essere sviluppata, il Vangelo non si cambia ma abbiamo scoperto tutto?». E «non possiamo andare avanti citando noi stessi in modo autoreferenziale». La misericordia è la linea.
Il dato fondamentale è che questioni da sempre ai margini della discussione nel mondo cattolico sono entrate nell’agenda della Chiesa. Ma sono proprio la comunione ai divorziati risposati e le unioni omosessuali ad aver maggiormente diviso i padri sinodali. Su questi due punti la conclusiva «Relatio Synodi», approvata ieri sera dall’aula alla presenza di Francesco, non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi. La votazione dei 62 paragrafi, ampiamente riscritti dopo l’introduzione delle modifiche dei Circoli minori, è avvenuta punto per punto e ha ottenuto in gran parte ampie maggioranze.
Questo non è avvenuto, invece, per il punto 52, che distingue le posizioni dei difensori della disciplina così com’è e di chi invece è favorevole all’ammissione ai sacramenti a condizioni ben precise, «quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli», comunque dopo «una cammino penitenziale», affermando che «va ancora approfondita la questione»: il testo ha ottenuto 104 «placet» nel voto elettronico dei 183 cardinali e vescovi e 74 «non placet» (cinque gli astenuti), quindi con una maggioranza «non qualificata».
Analogamente è successo per il punto 53, in cui si chiede un «approfondimento della tematica», sul fatto che se i divorziati risposati o conviventi possono ricorrere alla «comunione spirituale» perché allora, come chiedono dei padri sinodali, non possono accedere a quella «sacramentale»: 112 i «placet» e 64 i «non placet». Altro paragrafo controverso il 55, sull’attenzione pastorale verso gli omosessuali, che riferisce come al Sinodo su questo tema «ci si è interrogati» riferendosi comunque a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia». E che sostiene comunque che «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza» e che «a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il punto ha ottenuto 118 «placet» e 62 «non placet», quindi comunque senza maggioranza dei due terzi. Il Sinodo, comunque, sostiene «la necessità di scelte pastorali coraggiose», e per quanto riguarda convivenze e unioni di fatto, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo», accogliendole e accompagnandole «con pazienza e delicatezza».
La Relatio Synodi, dopo un ulteriore consultazione con le diocesi, diventerà la base di discussione per il Sinodo ordinario, convocato da papa Francesco per l’ottobre 2015. E lì, tra un anno, si giocherà la partita decisiva. In quest’assemblea straordinaria, caratterizzata da scontri accesi e forti polemiche, il fronte conservatore è riuscito comunque a tamponare le aperture più che ventilate nella prima settimana di lavori, tanto che uno dei cardinali che si erano più lamentati, come il sudafricano Wilfrid Fox Napier, ora parla del raggiungimento di «una visione comune». I gay «vanno accolti con rispetto e delicatezza», mentre la questione dell’ostia ai divorziati risposati va ancora approfondita. Adesso la discussione passa alle diocesi. Un «work in progress» senza precedenti nella storia della Chiesa.«Tutte le persone che hanno situazioni particolari debbono essere accolte. L’esclusione di qualcuno non fa parte della tradizione della Chiesa», ha ricordato il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi. «Ovviamente il magistero della Chiesa si può cambiare anche sulla comunione ai divorziati risposati». E sul rapporto tra dottrina e pastorale: «La dottrina è evidente, dobbiamo applicarla, e può essere sviluppata, il Vangelo non si cambia ma abbiamo scoperto tutto?». E «non possiamo andare avanti citando noi stessi in modo autoreferenziale». La misericordia è la linea.
Il dato fondamentale è che questioni da sempre ai margini della discussione nel mondo cattolico sono entrate nell’agenda della Chiesa. Ma sono proprio la comunione ai divorziati risposati e le unioni omosessuali ad aver maggiormente diviso i padri sinodali. Su questi due punti la conclusiva «Relatio Synodi», approvata ieri sera dall’aula alla presenza di Francesco, non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi. La votazione dei 62 paragrafi, ampiamente riscritti dopo l’introduzione delle modifiche dei Circoli minori, è avvenuta punto per punto e ha ottenuto in gran parte ampie maggioranze.
Questo non è avvenuto, invece, per il punto 52, che distingue le posizioni dei difensori della disciplina così com’è e di chi invece è favorevole all’ammissione ai sacramenti a condizioni ben precise, «quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli», comunque dopo «una cammino penitenziale», affermando che «va ancora approfondita la questione»: il testo ha ottenuto 104 «placet» nel voto elettronico dei 183 cardinali e vescovi e 74 «non placet» (cinque gli astenuti), quindi con una maggioranza «non qualificata».
Analogamente è successo per il punto 53, in cui si chiede un «approfondimento della tematica», sul fatto che se i divorziati risposati o conviventi possono ricorrere alla «comunione spirituale» perché allora, come chiedono dei padri sinodali, non possono accedere a quella «sacramentale»: 112 i «placet» e 64 i «non placet». Altro paragrafo controverso il 55, sull’attenzione pastorale verso gli omosessuali, che riferisce come al Sinodo su questo tema «ci si è interrogati» riferendosi comunque a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia». E che sostiene comunque che «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza» e che «a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il punto ha ottenuto 118 «placet» e 62 «non placet», quindi comunque senza maggioranza dei due terzi. Il Sinodo, comunque, sostiene «la necessità di scelte pastorali coraggiose», e per quanto riguarda convivenze e unioni di fatto, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo», accogliendole e accompagnandole «con pazienza e delicatezza».
La Relatio Synodi, dopo un ulteriore consultazione con le diocesi, diventerà la base di discussione per il Sinodo ordinario, convocato da papa Francesco per l’ottobre 2015. E lì, tra un anno, si giocherà la partita decisiva. In quest’assemblea straordinaria, caratterizzata da scontri accesi e forti polemiche, il fronte conservatore è riuscito comunque a tamponare le aperture più che ventilate nella prima settimana di lavori, tanto che uno dei cardinali che si erano più lamentati, come il sudafricano Wilfrid Fox Napier, ora parla del raggiungimento di «una visione comune». I gay «vanno accolti con rispetto e delicatezza», mentre la questione dell’ostia ai divorziati risposati va ancora approfondita. Adesso la discussione passa alle diocesi. Un «work in progress» senza precedenti nella storia della Chiesa.«Tutte le persone che hanno situazioni particolari debbono essere accolte. L’esclusione di qualcuno non fa parte della tradizione della Chiesa», ha ricordato il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi. «Ovviamente il magistero della Chiesa si può cambiare anche sulla comunione ai divorziati risposati». E sul rapporto tra dottrina e pastorale: «La dottrina è evidente, dobbiamo applicarla, e può essere sviluppata, il Vangelo non si cambia ma abbiamo scoperto tutto?». E «non possiamo andare avanti citando noi stessi in modo autoreferenziale». La misericordia è la linea.
(Fabio Frustaci/EIDON) - Il dibattito Il dialogo tra i cardinali Gerhard Ludwig Müller e Christoph Schönbor
Il dato fondamentale è che questioni da sempre ai margini della discussione nel mondo cattolico sono entrate nell’agenda della Chiesa. Ma sono proprio la comunione ai divorziati risposati e le unioni omosessuali ad aver maggiormente diviso i padri sinodali. Su questi due punti la conclusiva «Relatio Synodi», approvata ieri sera dall’aula alla presenza di Francesco, non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi. La votazione dei 62 paragrafi, ampiamente riscritti dopo l’introduzione delle modifiche dei Circoli minori, è avvenuta punto per punto e ha ottenuto in gran parte ampie maggioranze.
Questo non è avvenuto, invece, per il punto 52, che distingue le posizioni dei difensori della disciplina così com’è e di chi invece è favorevole all’ammissione ai sacramenti a condizioni ben precise, «quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli», comunque dopo «una cammino penitenziale», affermando che «va ancora approfondita la questione»: il testo ha ottenuto 104 «placet» nel voto elettronico dei 183 cardinali e vescovi e 74 «non placet» (cinque gli astenuti), quindi con una maggioranza «non qualificata».
Analogamente è successo per il punto 53, in cui si chiede un «approfondimento della tematica», sul fatto che se i divorziati risposati o conviventi possono ricorrere alla «comunione spirituale» perché allora, come chiedono dei padri sinodali, non possono accedere a quella «sacramentale»: 112 i «placet» e 64 i «non placet». Altro paragrafo controverso il 55, sull’attenzione pastorale verso gli omosessuali, che riferisce come al Sinodo su questo tema «ci si è interrogati» riferendosi comunque a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia». E che sostiene comunque che «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza» e che «a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il punto ha ottenuto 118 «placet» e 62 «non placet», quindi comunque senza maggioranza dei due terzi. Il Sinodo, comunque, sostiene «la necessità di scelte pastorali coraggiose», e per quanto riguarda convivenze e unioni di fatto, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo», accogliendole e accompagnandole «con pazienza e delicatezza».
La Relatio Synodi, dopo un ulteriore consultazione con le diocesi, diventerà la base di discussione per il Sinodo ordinario, convocato da papa Francesco per l’ottobre 2015. E lì, tra un anno, si giocherà la partita decisiva. In quest’assemblea straordinaria, caratterizzata da scontri accesi e forti polemiche, il fronte conservatore è riuscito comunque a tamponare le aperture più che ventilate nella prima settimana di lavori, tanto che uno dei cardinali che si erano più lamentati, come il sudafricano Wilfrid Fox Napier, ora parla del raggiungimento di «una visione comune». I gay «vanno accolti con rispetto e delicatezza», mentre la questione dell’ostia ai divorziati risposati va ancora approfondita. Adesso la discussione passa alle diocesi. Un «work in progress» senza precedenti nella storia della Chiesa.«Tutte le persone che hanno situazioni particolari debbono essere accolte. L’esclusione di qualcuno non fa parte della tradizione della Chiesa», ha ricordato il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi. «Ovviamente il magistero della Chiesa si può cambiare anche sulla comunione ai divorziati risposati». E sul rapporto tra dottrina e pastorale: «La dottrina è evidente, dobbiamo applicarla, e può essere sviluppata, il Vangelo non si cambia ma abbiamo scoperto tutto?». E «non possiamo andare avanti citando noi stessi in modo autoreferenziale». La misericordia è la linea.
Il dato fondamentale è che questioni da sempre ai margini della discussione nel mondo cattolico sono entrate nell’agenda della Chiesa. Ma sono proprio la comunione ai divorziati risposati e le unioni omosessuali ad aver maggiormente diviso i padri sinodali. Su questi due punti la conclusiva «Relatio Synodi», approvata ieri sera dall’aula alla presenza di Francesco, non ha trovato la maggioranza qualificata dei due terzi. La votazione dei 62 paragrafi, ampiamente riscritti dopo l’introduzione delle modifiche dei Circoli minori, è avvenuta punto per punto e ha ottenuto in gran parte ampie maggioranze.
Questo non è avvenuto, invece, per il punto 52, che distingue le posizioni dei difensori della disciplina così com’è e di chi invece è favorevole all’ammissione ai sacramenti a condizioni ben precise, «quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli», comunque dopo «una cammino penitenziale», affermando che «va ancora approfondita la questione»: il testo ha ottenuto 104 «placet» nel voto elettronico dei 183 cardinali e vescovi e 74 «non placet» (cinque gli astenuti), quindi con una maggioranza «non qualificata».
Analogamente è successo per il punto 53, in cui si chiede un «approfondimento della tematica», sul fatto che se i divorziati risposati o conviventi possono ricorrere alla «comunione spirituale» perché allora, come chiedono dei padri sinodali, non possono accedere a quella «sacramentale»: 112 i «placet» e 64 i «non placet». Altro paragrafo controverso il 55, sull’attenzione pastorale verso gli omosessuali, che riferisce come al Sinodo su questo tema «ci si è interrogati» riferendosi comunque a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia». E che sostiene comunque che «gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza» e che «a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il punto ha ottenuto 118 «placet» e 62 «non placet», quindi comunque senza maggioranza dei due terzi. Il Sinodo, comunque, sostiene «la necessità di scelte pastorali coraggiose», e per quanto riguarda convivenze e unioni di fatto, «tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo», accogliendole e accompagnandole «con pazienza e delicatezza».
La Relatio Synodi, dopo un ulteriore consultazione con le diocesi, diventerà la base di discussione per il Sinodo ordinario, convocato da papa Francesco per l’ottobre 2015. E lì, tra un anno, si giocherà la partita decisiva. In quest’assemblea straordinaria, caratterizzata da scontri accesi e forti polemiche, il fronte conservatore è riuscito comunque a tamponare le aperture più che ventilate nella prima settimana di lavori, tanto che uno dei cardinali che si erano più lamentati, come il sudafricano Wilfrid Fox Napier, ora parla del raggiungimento di «una visione comune». I gay «vanno accolti con rispetto e delicatezza», mentre la questione dell’ostia ai divorziati risposati va ancora approfondita. Adesso la discussione passa alle diocesi. Un «work in progress» senza precedenti nella storia della Chiesa.«Tutte le persone che hanno situazioni particolari debbono essere accolte. L’esclusione di qualcuno non fa parte della tradizione della Chiesa», ha ricordato il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi. «Ovviamente il magistero della Chiesa si può cambiare anche sulla comunione ai divorziati risposati». E sul rapporto tra dottrina e pastorale: «La dottrina è evidente, dobbiamo applicarla, e può essere sviluppata, il Vangelo non si cambia ma abbiamo scoperto tutto?». E «non possiamo andare avanti citando noi stessi in modo autoreferenziale». La misericordia è la linea.
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