vari (vedi testo), Panorama 16/10/2014, 16 ottobre 2014
UN’ALLUVIONE DI SCIACALLI
Puntuali, dopo ogni calamità spuntano gli sciacalli. E nel caso dell’alluvione di Genova, sono i peggiori sciacalli politici. Era il 5 agosto quando le aziende che dovevano occuparsi della messa in sicurezza del Bisagno scrissero al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sostenendo l’urgenza dei lavori perché i ricorsi erano stati respinti e c’era il rischio concreto di un’altra tragedia come quella del 2011. Non accadde niente, Genova è stata nuovamente travolta dall’acqua finché il 14 ottobre il presidente della Liguria, Claudio Burlando, commissario dell’opera del Bisagno, non trova di meglio che scaricare tutto sul governo di Silvio Berlusconi. Il quale, dice, «nel 2011 nominò un ex prefetto commissario straordinario per la messa in sicurezza del Bisagno al mio posto dopo che avevo concluso i lavori del primo lotto senza alcun ricorso. Mi sembrò strano». Burlando, dunque, anziché agire da amministratore, attua lo scaricabarile più becero. La lettera di quelle ditte era lampante. E le responsabilità lo sono altrettanto. Intanto l’Italia devastata dal dissesto idrogeologico continua a essere bloccata da burocrazia e cavilli. Eccone una mappa.
Toscana. Sono passati 48 anni dall’alluvione di Firenze, ma secondo l’Autorità del bacino restano «criticità» che in caso di alluvioni potrebbero causare un altro disastro. A Figline Valdarno un ricorso al Tar contro un esproprio ha fatto slittare gli interventi per una delle casse di compensazione del fiume, nonché lo stanziamento di 6,5 milioni di euro. Dalla regione fanno sapere che servono le firme di Autostrade per l’Italia e dell’Anas. Non va meglio a Massa Carrara dove, con 300 sfollati e un morto, l’11 novembre del 2011 si abbatté un violento nubifragio. Oggi due ponti ferroviari cruciali, quello di Podenzana e Carrione, sono ancora da risistemare, come la diga di Castel di Pietro, nel Grossetano. Tanto che il presidente della regione, Enrico Rossi, esasperato dai ritardi, ha appena annunciato il commissariamento della provincia di Massa Carrara e del Consorzio di bonifica della Toscana del Sud.
CAMPANIA. Era il 1998 quando una frana causò 161 vittime tra i comuni di Sarno, Siano, Quindici, Bracigliano e San Felice a Cancello. Oggi sono stati realizzati 201 dei 216 interventi strutturali di messa in sicurezza, con il piano delle opere lievitato agli attuali 287 milioni dai 161 inizialmente previsti. Ancora latitano però i collaudi delle infrastrutture e i soldi per il completamento dei restanti lavori. E questo perché l’Arcadis (Agenzia regionale di difesa del suolo) da circa sei anni va avanti con un commissario prorogato ogni 6-12 mesi circa, il che rende instabile l’intera struttura burocratica. Quanto ai fondi, la Regione Campania, dopo l’ultima tranche del 2008 di 75 milioni di euro, non ha più versato un euro all’Arcadis per l’emergenza Sarno.
CALABRIA. Non sono ancora partiti i lavori per la mitigazione del rischio idrogeologico del fiume Crati, straripato il 18 gennaio del 2013, con il fango che ha seppellito gli scavi archeologici di Sibari. Eppure nel 2010, un progetto era stato affidato al commissario straordinario della regione. Ma da allora regione e provincia hanno cominciato a litigare per le competenze. Tanto che nel 2011 la provincia emise un bando per un progetto di manutenzione ordinaria, vinto però da un’azienda priva di requisiti che ha costretto l’ente a bandirne un altro. Nel maggio del 2012 il Cipe ha finanziato con 4 milioni di euro il progetto iniziale. Ma tra ritardi, procedure bloccate, nomina di un nuovo commissario straordinario, l’appalto è stato aggiudicato solo il primo ottobre scorso. E intanto l’alluvione ha anticipato tutti.
SICILIA. A cinque anni dal nubifragio di Giampilieri e Scaletta Zanclea (37 morti) i lavori di ricostruzione non si sono ancora conclusi, mentre un processo vede imputati sindaci e amministratori accusati di aver ignorato i rischi. Il freno ai lavori (sono stati appaltati 156 dei 205 milioni di euro stanziati, l’ultimo solo qualche giorno fa) si deve allo stallo politico-istituzionale che si è trascinato fino al 2011. Ci sono voluti due anni prima che la regione e il governo trovassero un’intesa per sbloccare i fondi.
SARDEGNA. Il 18 novembre 2013 il ciclone Cleopatra ha provocato 18 morti, 3 mila sfollati. Da allora, lavori pochi; risse politiche tante. Il Comune di Olbia se l’è presa con la regione per i soli 5 milioni assegnati per la mitigazione del rischio. Finché tre settimane fa Angelo Cocciu, il presidente della commissione speciale per l’alluvione insediata nell’aprile scorso, si è dimesso: «Sono abituato a lavorare in maniera diversa». Intanto le piogge stanno per tornare.
(hanno collaborato Simone Di Meo, Emiliano Farina, Fabio Melia, Accursio Sabella e Giorgio Sturlese Tosi)