VARIE 16/10/2014, 16 ottobre 2014
ROMA- "La manovra così come si configura è insostenibile". A farsi sentire sulla legge di Stabilità, approvata ieri dal Cdm, sono le Regioni, prime tra gli organi di governo locale a insorgere dopo aver dato una scorsa alla bozza del provvedimento
ROMA- "La manovra così come si configura è insostenibile". A farsi sentire sulla legge di Stabilità, approvata ieri dal Cdm, sono le Regioni, prime tra gli organi di governo locale a insorgere dopo aver dato una scorsa alla bozza del provvedimento. A non piacere, in particolar modo, il fatto che i tagli siano stati inflitti soprattutto a loro, lasciando magari poi la possibilità di aumentare tasse locali e tariffe. Non il miglior modo di creare consenso. La risposta di Matteo Renzi all’alzata di scudi dei presidenti di regioni è arrivata nel pomeriggio. Tra un impegno e l’altro dell’Asia-Europe business forum di Milano il premier ha trovato il tempo di twittare: E poi ha rincarato la dose in una breve conferenza stampa direttamente dal forum euroasiatico milanese: "Penso che la protesta delle Regioni e la minaccia di alzare le tasse a livello locale sia un atto al limite della provocazione - ha detto Renzi - Vorrei fosse chiaro il gioco cui giochiamo: nessuno cerchi prendere in giro gli italiani. Prima di fare polemica bisogna guardare in casa propria e ridurre gli sprechi, per poter finalmente ridurre le tasse. Le famiglie stanno facendo degli sforzi, lo facciano anche le Regioni, che stanno usando parole contro la realtà. Noi siamo pronti a incontrare i governatori - ha concluso il premier - ciascuno però faccia la propria parte". Ma i governatori rimangono sul piede di guerra. E replicano a loro volta ai "cinguettii" del presidente del Consiglio: "Renzi ci offende - ha detto Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Piemonte, nonché renziano della prima ora - perché ognuno deve guardare ai suoi sprechi, e mi chiedo: nei ministeri forse non ce ne sono?". E Nicola Zingaretti, presidente del Lazio, di rincalzo: "Sprechi? Noi stiamo già tagliando e meglio del governo. Speriamo che questi sforzi non vengano vanificati". La protesta delle Regioni. La rivolta delle Regioni è scoppiata alle 13, nel corso di una conferenza stampa organizzata a Roma dai governatori proprio sulle ricadute a livello locale della legge di Stabilità: "Al taglio prospettato di 4 miliardi di euro - ha attaccato Chiamparino- vanno sommati quelli decisi dai governi Monti e Letta pari a circa 1,750 miliardi. Si arriva così a 5,7 miliardi. Tagli insostenibili - ha sottolineato - a meno che non si incida sulla spesa sanitaria o con maggiori entrate". Di più: così com’è, la manovra "incrina il rapporto che dovrebbe essere di lealtà istituzionale e di pari dignità istituzionale tra enti dello Stato". Condividi Salute e trasporti a rischio. Ma sono i servizi sanitari e il fondo per il trasporto pubblico locale quelli che rischiano un pesante decremento. "È tecnicamente impossibile prevedere questi tagli senza incidere per il 70% sulla sanità: dei 4 miliardi di tagli, 3 saranno sulla sanità- ha precisato il presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini - il resto ricade sul trasporto pubblico che si basa sulle entrate delle regioni: non si regge tecnicamente. Con la rettifica fatta in finanziaria non si vuole dire la verità: questi tagli sono su sanità e trasporti". Un punto su cui Renzi ha ribattuto, sempre su Twitter: Nel chiedere al governo un incontro urgente, anche il governatore del Piemonte ha chiarito che il Patto per la Salute è a serio rischio: "Abbiamo dato intesa sul Patto per la Salute e il Fondo sanitario: il Patto viene così meno. Il Governo fa delle legittime e condivisibili manovre di politica economica ma usando risorse che sono di altri enti: l’elemento incrina un rapporto di lealtà istituzionale e di pari dignità". Sulla stessa linea anche il governatore della Lombardia Roberto Maroni e il presidente della Campania, Stefano Caldoro: "Il Patto per la Salute non è a rischio, è pregiudicato. C’è un problema di affidabilità istituzionale". Per il presidente del Veneto Luca Zaia "questa manovra passerà alla storia come la legge del massacro specie per le Regioni virtuose". E si è detto pronto alla "ribellione in tutte le forme legittime". No all’aumento delle tasse regionali. D’accordo, con poche sfumature e scarsissimi distinguo, i presidenti delle altre regioni. Zingaretti ha commentato: "E’ facile abbassare le tasse con i soldi degli altri. Le Regioni sono chiamate ora a condividere il raggiungimento di obiettivi di finanza pubblica dettati dall’Ue, a finanziare scelte che non abbiamo preso noi ma il governo". Condividi E adesso? Chiamparino ha annunciato che lui le tasse locali non le alzerà, piuttosto si dimette da presidente della Regione Piemonte: "Piuttosto che aumentare l’Irap lascio l’incarico. Noi non vogliamo succhiare sangue al contribuente", ha detto il presidente piemontese. "Non metterò tasse per conto di altri", ha aggiunto la governatrice dell’Umbria. Incontro Governo-Regioni. Come detto, Chiamparino, insieme ai suoi colleghi, ha chiesto l’avvio di un confronto e la convocazione a Palazzo Chigi. E il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio gli ha risposto su Twitter dando la sua disponibilità: Più tardi anche il premier ha accettato l’incontro con i governatori: Ma stanotte già si sussurrava, nei palazzi di Roma, che per il premier si tratterà di un prendere o lasciare valido per tutti. Nessuna concessione su nessun punto con nessuno, insomma. E questo vale per l’Ue (Barroso e Merkel), sinistra Pd, opposizione e anche per i presidenti delle regioni. D’altro canto il ministro dell’Economia ha cercato di rassicurare sulle risorse. Le "preoccupazioni" relative alle coperture previste nella legge di Stabilità "sono senza fondamento", ha detto Pier Carlo Padoan. Ma non ha escluso l’aumento della tassazione locale: "Le regioni aumenteranno il loro prelievo? Può darsi - ha precisato il ministro - Ma c’è sempre un appostamento di risorse a fronte di un aumento del prelievo e poi saranno i cittadini a giudicare". Il pressing sugli enti locali "non è per far aumentare loro le tasse, ma perchè aumentino l’efficienza. Siamo convinti che i margini ci siano. Si tratta di dare gli stimoli giusti, a partire dal governo" TWEET Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di 1 in più? Comincino dai loro sprechi anzichè minacciare di alzare le tasse #noalibi (renzi) Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile. Non ci sono troppi manager o primari? è impossibile risparmiare su acquisti o consigli reg.? (renzi) Graziano Delrio @graziano_delrio Segui abbiamo incontrato ieri Trentino AA, oggi affrontiamo temi Calabria e Umbria. incontriamo volentieri presto presidente Conferenza #Regioni Matteo Renzi ✔ @matteorenzi Segui Incontreremo i presidenti di regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese 16:33 - 16 Ott 2014 (renzi) SINDACATI CONTRARI ROMA- La legge di Stabilità approvata ieri dal Consiglio dei ministri non piace ai sindacati, che criticano aspramente la manovra: "La televendita del presidente del Consiglio è l’ultima prova dell’incapacità di cambiare. Dal più giovane dei governi, la più vecchia delle politiche: chi non sa riorganizzare il welfare taglia i servizi pubblici", affermano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-pa. E mettono in chiaro il rischio: "Questi ulteriori 15 miliardi di tagli lineari scellerati, di cui aspettiamo quantomeno i dettagli, mettono in ginocchio i servizi pubblici, unico argine a una crisi che sta impoverendo il Paese. E il risultato sarà un’altra ondata di tasse locali. Uno spot che costerà carissimo agli italiani, un’operazione che scarica i costi della crisi economica soprattutto sugli enti locali". Non a caso la legge di bilancio ha provocato la protesta veemente delle Regioni, che l’hanno giudicata insostenibile. D’altro canto il ministro dell’Economia cerca di rassicurare sulle risorse. Le "preoccupazioni" relative alle coperture previste nella legge di Stabilità "sono senza fondamento", ha detto Pier Carlo Padoan, nel corso della trasmissione Radio anch’io. Le coperture "sono garantite da ulteriori progressi nella spending review e nella lotta all’evasione" ha aggiunto Padoan, sottolineando che il Governo ha "esaminato tutte le voci di tagli ai ministeri, alle regioni e agli enti locali". Una risposta a chi ha subito fatto notare che un conto è programmare una spesa frutto di efficientamento dei processi e degli acquisti, un conto è indicare sommariamente degli obiettivi di risparmi da affidare - per altro - per buona parte agli enti locali, che potrebbero ribaltarli in tassazione ulteriore. Attraverso Twitter è intervenuto anche il presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi che ha scritto: "Abbassare le tasse, come tagliare gli sprechi, non è di destra nè di sinistra: in Italia è semplicemente giusto". Dalle parole del ministro, invece, si dovrebbe dedurre che i 4 miliardi di risparmi affidati alle Regioni, e gli 1 e 1,2 rispettivamente di Province e Comuni (più i 6,1 miliardi dello Stato), verranno non con tagli lineari ma con un processo di selezione sui capitoli di risparmio. Però non è escluso l’aumento della tassazione locale: "Le regioni aumenteranno il loro prelievo? Può darsi - ha precisato il ministro - Ma c’è sempre un appostamento di risorse a fronte di un aumento del prelievo e poi saranno i cittadini a giudicare". Il pressing sugli enti locali "non è" comunque "a che aumentino le tasse, ma perchè aumentino l’efficienza. Siamo convinti che i margini ci siano. Si tratta di dare gli stimoli giusti, a partire dal governo". Preoccupate anche le Province italiane (Upi) che chiedono al governo un tavolo di confronto: "A partire dal 1 gennaio 2015 molte delle funzioni attualmente esercitate dalle Province - dichiara l’ufficio di presidenza Upi - saranno spostate su città metropolitane, comuni e regioni. Il taglio da 1,5 miliardi ricadrà direttamente sui bilanci dell’intero sistema degli enti locali". Prova a fare chiarezza ancora Renzi che parlando all’Asia-Europe business forum ricorda come la situazione non sia semplice: "Vediamo che l’economia adesso sta crescendo meno di quanto dovrebbe e anche se alcuni paesi dell’Asia hanno tassi di crescita notevoli il rallentamento globale è evidente come sono evidenti le difficoltà dell’Europa e dell’Italia". E aggiunge che "nel nostro semestre europeo cerchiamo di parlare un pochino di più di crescita e di futuro". Quanto all’impianto generale della manovra, Padoan rivendica come la Stabilità 2015 punta a voltare pagina con la presenza di "misure permanenti" come la conferma del bonus di 80 euro. Padoan aggiunge che "è una legge di Stabilità che viene attivata in un contesto di recessione, purtroppo il terzo per il Paese". Un motivo per cui "era indespensabile voltare pagina". Il saldo occupazionale, per il titolare delle Finanze, sarà positivo: "Creerà più lavoro. Ci sono risorse per i redditi più bassi e per le partite Iva, con un’espansione dell’operazione di sostegno ai redditi" avviata con gli 80 euro. Non sfugge però alle critiche di Annamaria Furlan, leader della Cisl, che sempre da Radio Anch’io definisce "inaccetabile" il fatto che su 36 miliardi di manovra "non ci sia nulla sul rinnovo dei contratti pubblici". Per il segretario generale della Cgil Susanna Camusso la manovra non ha "un’idea di come creare occupazione, quindi mi pare che non risponda alla vera emergenza del Paese che è quella di creare lavoro e dare risposte all’occupazione". Identiche le osservazioni del segretario di Fiom Cgil Maurizio Landini, mentre per il leader della Uil Luigi Angeletti "una ricetta rapida per la riduzione della spesa è "quella di dimezzare i comuni", in linea con quanto ipotizzato anche dal commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli. "La televendita del presidente del Consiglio è l’ultima prova dell’incapacità di cambiare. Dal più giovane dei governi, la più vecchia delle politiche: chi non sa riorganizzare il welfare taglia i servizi pubblici". Con queste parole rossana dettori, giovanni faverin, giovanni torluccio e benedetto attili, segretari generali di fp-cgil, cisl-fp, uil-fpl e uil-pa, intervengono in merito alla legge di stabilità, varata ieri dal consiglio dei ministri. E mettono in chiaro il rischio: "questi ulteriori 15 miliardi di tagli lineari scellerati, di cui aspettiamo quantomeno i dettagli, mettono in ginocchio i servizi pubblici, unico argine a una crisi che sta impoverendo il paese. E il risultato sarà un’altra ondata di tasse locali". "Uno spot che costerà carissimo agli italiani, un’operazione che scarica i costi della crisi economica soprattutto sugli enti locali- continuano i quattro sindacalisti- colpendo servizi ormai al collasso. Mentre con una mano si allenta il patto di stabilità per i comuni, con l’altra si fanno tagli ancor più pesanti. Sembrano saltare anche i fondi per il servizio sanitario nazionale appena concordati con le regioni nel patto per la salute. Senza contare ulteriori tagli alle regioni e alle funzioni centrali". Padoan non si dice "preoccupato" neppure dei possibili rilievi dalla Ue: "Stiamo interpretando le regole del patto di stabilità tenendo conto di due circostanze eccezionali: quadro macroeconomico e ambiziosissimo programma di riforme". Anche perché "non facciamo deficit, lo riduciamo gradualmente pur in un contesto di recessione". Renzi intanto incassa il plauso di Confindustria: "Sicuramente la legge di stabilità come ci è stata presentata ieri sera, mi sembra di poter confermare che vada sicuramente nella direzione della crescita", ha detto il presidente Giorgio Squinzi, a margine dell’Asia Europe Business Forum. "Ci sono dentro tutta una serie di provvedimenti che le imprese aspettavano da anni, quindi riteniamo che sia molto positiva - ha aggiunto- su quello che succederà a Bruxelles non posso fare previsioni. Mi auguro che non vengano messi degli ostacoli". Dall’opposizione arrivano invece i primi commenti negativi alla manovra. Per Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, "non è una cosa seria, semplicemente perché sono 36 miliardi di sogni senza coperture, 36 miliardi di minori tasse o maggiori spese che saranno pagati tutti con più tasse. Questi sono dilettanti allo sbaraglio, che mandano allo sbaraglio l’Italia e quello che è successo ieri sui mercati è un segnale gravissimo". Per la Lega Nord si tratta di una legge di bilancio "da prima repubblica, tutta tasse e debito pubblico. Sarà insostenibile", come ha osservato Guido Guidesi, componente della Commissione bilancio. E altre critiche sono mosse dalla minoranza del Pd. Per il dem dissidente Stefano Fassina, che già ieri si era dichiarato molto preoccupato, "15 miliardi di tagli alla spesa sociale che ieri sera sono stati generosamente omessi dalla conferenza stampa sono la parte fondamentale della legge. Complessivamente arriviamo a un intervento iniquo, poiché si tagliano servizi sociali essenziali, e quindi anche recessivo". Soddisfatto il Nuovo Centrodestra, come si evince da un post pubblicato su Facebook dal ministro dell’Interno Angelino Alfano: "Ncd protagonista del cambiamento. Rispettato patto con i nostri elettori: ok soldi alle forze dell’ordine; ok mezzo miliardo alle famiglie; ok zero tasse nuovi assunti; ok scure su imposta rapina (Irap); ok fisco amico per partite Iva. #Leggestabilità #targataNcd". BORSE GIU MILANO - I listini europei non riescono a risollevare il capo dopo la giornata di vendite, Piazza Affari cede ancora terreno nel contesto del Vecchio continente e l’Italia torna nel ciclone anche sul fronte obbligazionario. Proprio la Borsa milanese ieri è stata la più penalizzata, con un calo del 4,4% che ha portato a ritirare circa 20 miliardi di euro da Palazzo Mezzanotte. Soldi verosimilmente destinati a lidi più sicuri come i titoli di Stato tedeschi o americani, o ancora lo yen: tutti strumenti che si sono rafforzati in questi giorni di paura, insieme all’oro. Resta invece in flessione il petrolio, che testimonia la scarsa fiducia verso la ripresa economica globale: ormai il Wti quota intorno a 80 dollari al barile. Il Ftse Mib di Milano, partito in rialzo, ha poi invertito la rotta salvo recuperare qualcosa nel pomeriggio, nonostante l’andamento in rosso Wall Street. Il Ftse Mib perde l’1,7%, facendo peggio delle altre Borse Ue: Parigi perde l’1%, in linea con Londra (-0,9%), mentre Francoforte arretra dello 0,2%. Da segnalare, in scia ai ribassi di Europa e Usa di ieri, la seduta in in affanno per le Borse asiatiche: alla fine Tokyo ha chiuso stamane con un tonfo del 2,22%, ai minimi dallo scorso maggio, mentre gli altri listini hanno tenuto meglio. Rimbalzo mancato, dunque, anche per Wall Street che pure ieri ha vissuto veri e propri momenti di vendite generalizzate: il Dow Jones cede lo 0,3% come il Nasdaq, mentre l’S&P500 perde lo 0,4% e il Nasdaq arretra dello 0,9%. Eppure i dati in arrivo dagli Usa sono positivi: i sussidi settimanali di disoccupazione negli Usa sono scesi di 23 mila unità a 264 mila unità, il livello minimo dall’aprile del 2000. Gli analisti si aspettavano un rialzo di 3 mila unità; bene anche la produzione industriale che, a settembre, è salita oltre le attese dell’1%. Sotto le aspettative, invece, l’indice Nahb sull’immobiliare e la Fed di Philadelphia sull’attività industriale. Laconico il commento del presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, secondo cui i nuovi vertici dell’Ue "dovranno interpretare la nuova fase che si apre o da questa vicenda ne usciamo tutti insieme o la crisi che sta tornando sui mercati internazionali è una crisi che non avrà vincitori". Secondo alcuni osservatori, oltre al ritorno della tensione in Grecia anche il timore per una epidemia di ebola aggiunge tensione: "C’è stata una significativa inversione di rotta sui listini Usa, che ha sconvolto la fiducia degli investitori", sostiene Toby Lawson di Newedge a Bloomberg. "I rischi geopolitici e l’esplosione dell’ebola aggiungono insicurezza allo scenario macro: quando il mercato ha l’’influenza’, ogni notizia viene recepita ampliata". Uno degli effetti dei dati macroeconomici degli Usa è stato anche l’indebolimento del dollaro; anche oggi l’euro si stabilizza nei confronti del biglietto verde, dopo esser risalita in area 1,28 passa di mano a 1,2759 dollari. Per quanto riguarda, invece, il cambio con lo yen l’euro passa di mano oggi a 134,6 contro i 135,69 dell’ultima rilevazione. Lo spread, dopo la stabilità iniziale, torna ad ampliarsi oltre quota 200 punti base prima di ritracciare in area 175. E’ vero, come sostiene il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che pesa la discesa dei rendimenti dei titoli tedeschi, ma anche quelli dei Btp si alzano: arrivano al 2,71% sul secondario per il titolo decennale, poi, dopo aver superato gli omologhi titoli sloveni, scende al 2,6%. Sempre da monitorare la Grecia, con un differenziale in ampliamento di 100 punti e rendimenti sui decennali sopra l’8,5%. Nonostante il colpo di coda di ieri, i prezzi del petrolio restano sui minimi per il timore di un calo della domanda globale. Sui mercati asiatici i future sul Light crude arretrano di 1,36 dollari a 80,42 dollari, dopo essere scesi ieri a un minimo da giugno di 80,01 dollari. I future sul Brent scendono di 97 cent a 82,81 dollari, il minimo dal luglio 2010 (segui le materie prime in diretta). L’oro resta invece sui massimi delle ultime 5 settimane dopo il balzo di ieri dovuto al ritorno degli investitori verso i beni rifugio. Il metallo con consegna immediata segna quota 1240,3 dollari l’oncia (+0,3%) dopo aver toccato ieri 1250 dollari. L’agenda macro odierna presenta alcune rilevazioni importanti. In Europa si guarda alla bilancia commerciale, che in Italia vede crescere il surplus, mentre rallenta ancora l’inflazione nell’Eurozona che a settembre su base annuale è risultata +0,3%. Ad agosto e luglio era a +0,4% e a giugno a +0,5%: in otto paesi compresa l’Italia (-0,1%) il tasso è negativo. In altri quattro è a zero. Intanto tornano a salire gli investimenti esteri diretti in Cina, con un incremento dell’1,9% a settembre a 9,01 miliardi di dollari dopo il crollo di agosto (-14% ai minimi da quattro anni). Tornando ai singoli titoli di Milano, è da monitorare l’andamento di Telecom con il governo che, secondo quanto si legge su Repubblica in edicola, riprende in mano il dossier di scorporo della rete. Male le banche, che soffrono l’innalzamento dello spread: Mps viene sospesa.