Massimo Rebotti, Corriere della Sera 16/10/2014, 16 ottobre 2014
C’È UNA PRODI CHE STA CON CIVATI, SI CHIAMA SILVIA E VUOLE DIVENTARE CONSIGLIERA REGIONALE DELL’EMILIA
«Al professore l’ho detto io che Silvia ce l’aveva fatta, non lo sapeva neanche». Sandra Zampa, deputata pd e storica portavoce di Romano Prodi, racconta che l’ex presidente del Consiglio, di fronte alla notizia che sua nipote sarà candidata per il Pd al consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, ha commentato asciutto: «È una ragazza molto in gamba». Zampa, prevenendo eventuali obiezioni, aggiunge: «Se uno si chiama Prodi cosa ci può fare? Ci facciano sapere quante generazioni devono passare per smetterla con questi attacchi sul piano personale».
Il riferimento è a chi considera la designazione di Silvia Prodi, 39 anni, ingegnere nucleare, come un privilegio legato al cognome. Sonia Masini,61 anni, ex presidente della Provincia di Reggio Emilia, ritiene che quel posto spettasse a lei: «È stato un colpo di mano, una purga staliniana — dice ancora fremente di rabbia — era stata fatta una consultazione nei circoli e io venivo prima in graduatoria. La signora, che conosco poco, ha avuto delle vie preferenziali». Silvia Prodi risponde di «non voler fare alcuna polemica e che «le beghe di partito» non la riguardano.
Per la politica è nuova: «Avevo dato l’anima per l’Ulivo tanti anni fa — ricorda — ma poi nel ‘98 (con la caduta del governo Prodi, ndr ) ho staccato, ho avuto i figli e mi sono dedicata al mondo della scuola. Sa, a Reggio la scuola pubblica è un tema molto sentito». La nipote dell’ex premier (è figlia di Quintilio, uno dei fratelli di Romano) è presidente di un consiglio d’istituto. «L’idea della candidatura è nata da lì — interviene Paolo Gandolfi, deputato dem reggiano — Silvia ha dimostrato competenza, idee, visione». E il potere evocativo del cognome? «Ci sono alcuni — risponde Gandolfi — che considerano l’Ulivo come l’esperienza politica più entusiasmante che hanno vissuto: lei a quei tempi c’era e tanti se la ricordano».
Come qualsiasi nipote Silvia Prodi ogni tanto sente lo zio: «Certo che gli chiederò dei consigli, non sono mica matta». E poi, a proposito della decisione del Pd reggiano di inserirla tra i candidati, aggiunge: «Sono di sinistra, mi piacciono Civati e Barca, non sono neanche iscritta. Insomma, vengo dalla società civile ed ero l’unica. Scegliendomi il Pd si è dimostrato aperto». Sonia Masini, l’esclusa, sostiene invece che è stata fatta una spartizione tra correnti e che la parentela ha contato: «In un circolo hanno perfino sostenuto che candidarla era un risarcimento per i 101 che hanno silurato Romano al Quirinale. Certo che lui non c’entra — aggiunge — ma Prodi è un bel cognome, fortunato chi ce l’ha».
Silvia Prodi si dice ora «un po’ spaventata» dalla campagna elettorale in arrivo e dagli incastri tra lavoro, figli e il consiglio d’istituto. E poi, in un modo che probabilmente piacerebbe allo zio, conclude: «Bisogna prenderla con filosofia: vada come vada, sarà comunque una bella esperienza».