Davide Parozzi, Avvenire 16/10/2014, 16 ottobre 2014
USA, È MORTA LA SPIA CHE TRADI’ I ROSENBERG
È morto in segreto, come in segreto aveva vissuto la gran parte della sua vita. David Greenglass si è spento lo scorso luglio – ma la notizia è trapelata solo in questi giorni – nella località segreta dove risiedeva da decenni.
Con lui si chiude una delle pagine più controverse della Guerra fredda: quella che portò i coniugi Julius ed Ethel Rosenberg (che era la sorella di Greenglass) a morire sulla sedia elettrica del carcere di Sing Sing il 19 giugno 1953. Condannati a morte per avere passato all’Urss i segreti sulla bomba atomica. Ma mentre Julius era davvero un agente sovietico, Ethel pare fosse innocente. Uccisa proprio in virtù della testimonianza del fratello che, in questo modo, se la cavò con una decina di anni di carcere e una nuova identità scontata la pena.
Al contrario era proprio Greenglass, sergente dell’esercito in servizio nel laboratorio segreto di Los Alamos in New Mexico, la spia più importante dei sovietici. Fu lui a trafugare disegni e piani della bomba atomica inviandoli a Mosca. Fornì così la conferma pratica delle teorie arrivare oltre cortina grazie a un altro agente comunista, Klaus Fuchs, un fisico tedesco naturalizzato britannico anch’egli distaccato a Los Alamos. Di lui si diceva che avesse una mente seconda solo a quella di Albert Einstein: scoperto ebbe 12 anni ma salvò la vita. Greenglass venne individuato grazie alla decifrazione (Progetto Venona) di alcuni codici supersegreti sovietici usati dall’ambasciata in Messico. La scoperta era così vitale che gli Usa non divulgarono le informazioni.
In questo modo le prove sulla responsabilità dei Rosenberg non giunsero mai in tribunale alimentando il dibattito sulla colpevolezza o meno che divise gli Stati Uniti visto che i coniugi furono le uniche spie condannate alla pena capitale negli Usa in tempo di pace.