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 2014  ottobre 16 Giovedì calendario

PERISCOPIO

La Merkel loda l’Italia, dove abbiamo sbagliato? Jena. La Stampa.

(mfimage) Veltroni visse un finale d’estate violento. In tv, aveva lo sguardo smarrito del tacchino inseguito dal cuoco la vigilia di Natale. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli.

D’Alema: «Dire che il silenzio di Greganti salvò la sinistra è leggenda». Lo sanno tutti che la sinistra non esiste. Edelman. Il Fatto.

Per la sua gente, nonostante le sue vistose ammaccature, Berlusconi continua ad essere un capo carismatico. Molta gente infatti continua ad amarlo e a fidarsi di lui, anche se metà del suo partito gli è contro. Ma senza di lui, l’intero partito sparisce. Francesco Alberoni. Il Giornale.

Io mi muovo sempre con cautela, cercando di mettere tutti d’accordo, ma mi rendo conto che oggi, sulla strada della concertazione a ogni costo, non andiamo da nessuna parte. Quindi oggi si deve discutere ma poi si deve anche decidere. Sergio Chiamparino, Pd, presidente della Regione Piemonte. Corsera.

C’è chi sente odore di nuova diccì in Renzi. Ma vogliamo scherzare? Renzi è un modernizzatore, è un uomo contemporaneo. La Dc era conservatrice. E i conservatori purtroppo oggi abitano anche nelle casematte di una parte della sinistra. Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia. Sette.

Draghi sogna ancora in italiano ma la sua lingua di lavoro è l’inglese. Ma non ha imparato il tedesco come invece fece Jean-Claude Trichet. Alexandrine Bouilhet. Le Figaro.

L’ostracismo dell’allora amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, ha penalizzato Ntv (treni Italo, ndr). Moretti è un uomo che non va sottovalutato, a lui obbedivano i politici. Diego Della Valle La7.

Perfino io, che non sono troppo sveglio, transitando dalle parti di via Melchiorre Gioia a Milano mi sono accorto, come Adriano Celentano, il ragazzo della via Gluck, che là dove c’era l’erba ora c’è una città. E ogni tanto mi chiedo: e quella casa in mezzo al verde, ormai, dove sarà? Senza bisogno di farmi l’eco, a-aa-aaa. Tuttavia mi domando anche: se non vi fossero questi condomini popolari, la gente dove cazzo dovrebbe vivere? nei dormitori? nelle baracche? Comodo protestare contro il cemento standosene in mezzo al verde dell’Alta Brianza. Li ospita lui, nella sua villona di Galbiate, i proletari a reddito fisso? Perché non è che li possiamo rinchiudere nei campi di concentramento, vero? Ecco, fisiognomica a parte, la razionalità di Celentano mi sembra molto vicina a quella che regola la vita sociale degli scimpanzé. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.

Gli italiani non hanno mai fatto una rivoluzione. Praticano da secoli la guerra civile, questo sì; ma senza che nessuna vera discontinuità abbia mai intaccato (non dico rovesciato, come in Francia o in America) l’ordine costituito, o, per meglio dire, quell’ordine disordinato che si è stratificato attraverso le generazioni e che, tendenzialmente, si può soltanto ereditare. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori, 2011.
I Finzi, da oltre 400 anni, documentati dagli archivi, si occupano di commercio internazionale di pelli da pellicceria: un mestiere per metà di ebrei, favorito dalle conoscenze del mondo e delle lingue e dalle persecuzioni cristiane che hanno imposto ai giudei di dedicarsi ai commerci e alla finanza (salvo poi farli passare per avidi ed usurai). Nel 1927, a mio nonno Enrico, diagnosticano un male incurabile tale da portarlo alla tomba in pochi mesi. Mio padre, allora diciottenne, deve rinunciare al sogno di iscriversi a ingegneria e viene spedito in Germania per iniziare il tipico percorso formativo che, in otto anni, lo porta (com’è accaduto ai suoi predecessori) a vivere in più stati e a conoscere, oltre all’italiano, altre lingue d’ordinanza (inglese, francese, tedesco, russo, a cui aggiunse anche lo spagnolo). Suo padre però non crepa affatto (la diagnosi infausta si dimostra errata) e il figlio cresce velocemente tornando assai poco in Italia. Enrico Finzi, La vita è piena di trucchi. Bompiani.

Non faccio che incontrare principi azzurri. Da qui la mia pessima reputazione. Altan, Donne nude. Longanesi.

I preservativi sono a un euro l’uno in tutte le farmacie. Prezzo incoraggiante. Il luogo non lo è: sempre camici bianchi dall’altra parte del banco, da dove ti domandano: «Che cosa desiderate?». Rispondere: «Due preservativi» è come confessarsi in un’officina davanti a tutti, che si sta andando a fare l’amore. Solo il distributore libera. Annie Arnaux, La vie extèrieur. Folio.

«Te odio... la tua mamma no sarebbe contenta di sapere quel che ahora penso de lei». Povera mamma, sorvoliamo. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.

Ci sono dei libri, leggendo i quali l’uomo, entusiasta, dice a se stesso: anch’io ho pensato così, ho sentito e sento così, anch’io ho vissuto questo. Vasillij Grossman, The Spectator.

Quando, a Milano, vado dalle parti di Brera, non passo mai dalla piccola via Goito. La evito sempre, accuratamente, addirittura la circumnavigo. C’è il mio liceo lì. Identico. A parte la facciata: le scritte che esaltavano negli anni 70 la dittatura del proletariato, non ci sono più. Non passo mai da via Goito perché mi si apre una crepa nel cuore. So che le scale che scendevamo di corsa, felici, allo squillo della campana dell’ultima ora, sono uguali. Uguali gli ampi corridoi in cui all’intervallo si incrociavano fra noi adolescenti gli sguardi, e i primi amori. Ci dicevamo tutte femministe. Chi era, però, la più bella del Parini? Questa domanda, politicamente scorretta, appassionava assai di più delle nobili questioni politiche sollevate in assemblea, fra gli applausi e i fischi (ma ora penso a tutto questo con tenerezza, come al morbillo dei bambini cui, anni dopo, si guarda dicendosi: che bello, quando tutti i problemi erano lì). Marina Corradi. Avvenire.

La rottura dell’estate aveva portato tuoni, fulmini e saette. La pioggia di fine agosto depositava rami spezzati, lumache e formiche affogate sulle mattonelle dei terrazzi e delle piste da ballo. Tirava un’aria ipocrita da ritorno a scuola. Paolo Guzzanti, I giorni contati. Baldini&Castoldi.

Non ho niente da rimproverarmi. Aspetto mia moglie. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 16/10/2014