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 2014  ottobre 15 Mercoledì calendario

QUEI FALSI EROI DEL’IS E LA POETESSA DI SANGUE

Tutte le corti della storia hanno avuto poeti che esaltavano le gesta del sovrano, e quella di Abu Bakr al-Baghdadi non fa eccezione. Con una rilevante peculiarità: che a cantare la rinascita del Califfato è una donna.
Si firma sul Web con lo pseudonimo Ahlam an-Nasr, che in arabo significa “Sogni di vittoria”, ma forse bisogna parlare di incubi in cui ricorrono solo immagini di morte. Versi che grondano sangue, disprezzo e atrocità. Ne esce fuori uno sconcertante modello che mal si concilia con i valori umanitari un artista dovrebbe primariamente celebrare.
La «poetessa dello Stato islamico» – come viene ormai chiamata – si è fatta conoscere per le poesie in cui esprimeva la sua brama di raggiungere il territorio del Califfato dal Paese del Golfo in cui viveva. Un desiderio che ha potuto alla fine a modo suo realizzare, come riferisce in una recente poesia. «Alla fine Dio mi ha usato misericordia / e ho potuto imbracciare un’arma / Ho visto il Califfato e le sue glorie / e inalato serenità e calma/ Lo Stato dell’islam consegue successi / e schiaccia ogni nemica fiamma / I suoi leoni abbattono l’infedele / che invano a riprendersi s’affanna».
Ahlam ha anche pubblicato un resoconto della sua fuga in Siria (in compagnia di un parente maschio, come raccomanda la tradizione islamica) in cui riferisce delle sue prime impressioni sulla vita nel Califfato. Dal negozio di armi, in cui le regalano una bomba sonora e un pugnale, ai ragazzi che si addestrano al jihad. «L’alternativa alla fuga, confessa, sarebbe stata – nella sua ottica deformata – di farmi saltare in una base americana in un Paese del Golfo».
Esattamente come quel lungo elenco di falsi eroi che ogni giorno si arricchisce di nuovi nomi. Dal 3 settembre a oggi sono stati censiti 31 kamikaze contro obiettivi civili e militari in Siria e Iraq. Le loro foto in atto di salutare sorridenti i compagni fanno oggetto di un nuovo culto sul Web. Gli ultimi tre (un saudita, un turco e un tedesco) vengono proposti come «prova dell’unità sovrannazionale della Umma islamica». Non importa se costruita col sangue e il terrore. Pochi giorni fa, Ahlam è convolata a nozze con un leader jihadista nella città siriana di Raqqa.
Tra gli “auguri” ricevuti, uno porta la firma di Umm Adam Mejjati, nota salafita marocchina fuggita pochi mesi in Siria per unirsi ai jihadisti. Altri segnali di tante vite sacrificate in nome di un’assurda utopia e di una propaganda di odio e morte continua.