Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/10/2014, 15 ottobre 2014
PERISCOPIO
Viva LoRenzi il Magnifico! Francesca Gregoratti. il Foglio.
Tavecchio: «L’amichevole con l’Albania si giocherà a Genova». Così possono venire in gommone. Spinoza. il Fatto.
Il dilemma della modernità: meglio morire di Ebola o di fango? Jena, la Stampa.
Il ritorno del Cincinnato. Intervistato da Manette Daily, l’Eroe di Montenero di Bisaccia annuncia che lascerà il trattore per candidarsi a sindaco di Milano. Sogna di entrare a Palazzo Marino in Mercedes. Stavolta, però, non essendo più magistrato, se la dovrà pagare. Frank Cimini. Il Foglio.
(mfimage) L’articolo 18 è un simbolo che ha 44 anni. Una battaglia di bandierine fra ceto politico e sindacale. Sergio Chiamparino, Pd, presidente della Regione Piemonte. Corsera.
La Raitv deve solo buttare polvere negli occhi. Diario inedito di Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.
Valdimir Luxuria attesa ad Arcore. E chi sarà mai, la nipote del califfo? Maurizio Crippa. Il Foglio.
La rapida emersione di Federica Mogherini, attuale ministero degli esteri europeo, inizia nei Ds durante l’era Fassino (nel 2001 è nel Consiglio nazionale del partito e lavora per il Dipartimento esteri) ma la scalata vera e propria parte con Walter Veltroni. Quando Fassino scioglie i Ds, Federica è già nell’orbita dell’allora sindaco di Roma, al quale la legano vecchia amicizie di famiglia (la mamma di Veltroni e la zia del ministro Mogherini erano grandi amiche) e ragioni coniugali (il marito curava la comunicazione istituzionale del Campidoglio). Nel 2008 è deputata Pd. Nel febbraio 2009, quando Veltroni si dimette logorato dalla faida interna al suo partito, Mogherini transita senza troppe difficoltà nell’interregno di Dario Franceschini che le spalanca le porte della segretaria nazionale (succederà di nuovo con Matteo Renzi). Durante le primarie tra il sindaco di Firenze (allora più debole) e Pier Luigi Bersani, la Mogherini, manco a dirlo, era con il segretario piacentino, allora in carica. Mogherini twittava: «Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera... non arriva alla sufficienza». Ma tramontato Bersani, Mogherini lo ha subito abbandonato per correre con il cavallo vincente, Renzi. Carlo Di Foggia. Il Fatto.
Ci rifletta, gentile signora Mogherini, prima di aprire bocca sull’Ucraina senza sapere di chi parla e per malintese, e sole, ragioni di ufficio, ci rifletta... Piero Ostellino. Corsera.
De Bortoli con l’articolo di attacco a Renzi cerca anche di riavvicinarsi alla redazione che, in questo momento, ricorda un po’ la Libia, piena di faide che si confrontano senza una direzione. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Quando al proprietario del Sunday Post fecero notare che il suo settimanale era troppo stupido e che sarebbe stato opportuno cambiare direttore, rispose: «Se voi ve la sentite di farlo più stupido di così, vi nomino direttore da questo momento. Ma vi avverto che non ci riuscirete». Ennio Flaiano, Diario notturno. Adelphi.
La sinistra oggi al potere in Francia, ha il compito insormontabile di spiegare a suoi elettori che il compromesso del passato non tiene più per cui si dovrà lavorare di più per guadagnare altrettanto che in passato. Jacques Juillard e Jean-Claude Michèa, La gauche et le peuple (la sinistra e il popolo). Flammarion.
Un anno dopo la liberazione, il nonno si sentì male, faceva fatica a respirare, e nell’arco di una settimana morì. Il giorno precedente la morte, mi volle vicino a lui e mi disse: «Ti lascio le mie scarpe in cuoio grasso, sono bellissime, tienile sempre morbide». Riccardo Ruggeri, Una storia operaia. Disponibile su Amazon.
Se mettiamo i piatti in lavastoviglie, poi raccontiamo di aver lavorato due ore in cucina. Se passiamo la giornata in ufficio a chiacchierare, diciamo di aver lavorato dieci ore. La percezione del tempo non è una scienza esatta, e la nostra cronica stanchezza a volte è un’abitudine mentale. Il Foglio.
Beppe Fenoglio avvertiva Calvino: «Sto rifinendo, per raccoglierli poi in volume, una quindicina di racconti di partigiani e di preti, di mendichi, di paesani e di reduci, di suicidi e di piccoli pittori». Demetrio Veglio, proprietario dell’albergo-ristorante Bellavista di Bossolasco (Cuneo). la Stampa.
Tempo fa, una squadra di operai che nella chiesa di Santa Croce, a Firenze, stava lavorando intorno alla nuova tomba di Ugo Foscolo, (un grande sarcofago scolpito, nel quale dovevano essere raccolte le ceneri del poeta dei «Sepolcri») osservarono un uomo dall’aspetto distinto che girellava attorno al sarcofago in atteggiamento che, a loro, apparve sospetto. Finalmente un operaio, più degli altri deciso, si avvicinò allo sconosciuto, e gli domandò che cosa volesse in quel luogo, e chi fosse, e come si chiamasse: «Mi chiamo Ugo Foscolo» risposte quello. Gli operai non batterono ciglio. Ma a un certo punto, mentre lo sconosciuto si curvava a osservare da vicino i bassorilievi del sarcofago, gli gettarono un sacco sulla testa e lo portarono di peso a San Salvi, che è il manicomio di Firenze. Lo sconosciuto si chiamava realmente Ugo Foscolo: era il direttore centrale di Banco di Roma. Gli sono amico da molti anni ed è lui stesso che mi ha raccontato questo strano caso. Curzio Malaparte, Battibecchi. Florentia.1993.
Alle 20 e 45, senz’alcuna salva d’aggiustamento preliminare, tutta la linea nemica s’è accesa di guizzi fiammeggianti che in breve hanno formato una sola barriera incandescente. Paolo Caccia Dominioni, Alamein 1933-1962. Longanesi. 1966.
Lunghe carovane percorrevano la Via della seta di Marco Polo, ritmate dal passo lento e dondolante del cammelli. Il vento cancellava man mano le loro stracce dalla sabbia rovente. Alla intersezioni della ragnatela di piste si trovavano le oasi: verdi giardini che sbocciavano negli occhi arsi del viaggiatore come paradisi. «Para daison» infatti, in lingua araba, significa giardino. Piera Graffer: «La maliarda». LoGisma.
L’uccello volò pronto a qualche metro da lui, sulla spalla di pietra di un martire, fra le guglie del Duomo. Luigi Santucci, Orfeo in Paradiso. Mondadori.
La differenza fra un libro sacro e uno profano è che il primo ti fa credere l’incredibile. Roberto Gervaso. il Messaggero
Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/10/2014