Carlo Laudisa e Francesco Velluzzi, La Gazzetta dello Sport 15/10/2014, 15 ottobre 2014
LA RIVOLUZIONE DI GIULINI
Quattro mesi sono passati in fretta. Dalla maratona di giugno con Massimo Cellino, al colpo Zeman: ora Tommaso Giulini si gode il suo Cagliari con l’entusiasmo del giovane manager con mille progetti. A soli 37 anni è il presidente più verde della Serie A, una sfida che lo elettrizza. Come la scommessa di dare un futuro alla Sardegna: non solo nel calcio. Il suo debutto in Gazzetta arriva dopo sei giornate di campionato. Il bilancio è fatalmente in chiaroscuro dopo quattro trasferte condite dalla clamorosa vittoria a San Siro con l’Inter e due sconfitte casalinghe contro il Torino e l’Atalanta. «In sincerità non mi aspettavo questi stop, come a Verona. Abbiamo affrontato squadre al nostro livello. Ci mancano dei punti, ma sono soddisfatto. Non a caso Arrigo Sacchi ha giudicato il primo tempo di Verona-Cagliari come il più bello visto sinora in questo torneo».
Gli attaccanti rossoblù non paiono implacabili sotto rete.
«Se vogliamo trovare una pecca è proprio questa. Ma ho fiducia, il lavoro di Zeman darà presto i suoi frutti anche sotto questo aspetto. In primavera ci divertiremo. L’Ibarbo di San Siro era incontenibile, se gli riesce più spesso...».
Adesso a Cagliari arriva la Samp, la sorpresa del campionato.
«Do atto a Mihajlovic del suo eccellente lavoro. La Samp non ha valori superiori ai nostri, ma il serbo è un grandissimo motivatore ed è sempre di parola: un aspetto che i calciatori apprezzano molto».
Lo ha conosciuto ai tempi dell’Inter.
«Certo. E lo stimavo già da allora. Non a caso per il dopo-Mourinho mi permisi di consigliare lui o Simeone a Massimo Moratti. Poi arrivò Benitez. Attenzione, però, io Zeman non lo cambierei con nessuno».
A proposito: come va con il boemo?
«Il rapporto con un allenatore è sempre teso a far conciliare le sue esigenze con quelle del club. Lui non è di molte parole, lo sapete. Un po’ pesa anche la differenza d’età, ma abbiano cominciato a giocare a golf insieme e ciò ci sta aiutando molto a dialogare».
Com’è il bilancio?
«La squadra ha già fatto delle buone gare. L’unico dispiacere viene dalle sconfitte al Sant’Elia che, in prospettiva, deve diventare un fortino: come per il Bastia o per l’Athletic Bilbao».
Perché ha scelto di entrare nel calcio?
«Da bambino frequentavo la Sardegna in vacanza, poi per lavoro. È il mio modo per essere vicino a una terra che vive un momento difficile. Anche la mia azienda, la Fluorsid, è in una fase di consolidamento dopo anni di investimenti. Serve una scossa in tutto, anche nel calcio. La mia ambizione è che il Cagliari diventi la nazionale di una regione che deve farsi conoscere nel mondo non solo per le sue bellezze naturali».
Avete raccolto solo quattromila abbonamenti.
«Non so spiegarmi il perché. Preferisco rinviare il giudizio di un anno. Intanto ci stiamo dando da fare per portare la capienza a 16.000 spettatori. L’obiettivo è di completare i lavori entro il 29 ottobre, per la gara con il Milan. Dal giorno dopo ci occuperemo del prossimo passo».
Qual è il futuro dello stadio?
«Intanto abbiamo raggiunto l’intesa per restare al Sant’Elia per altri tre anni. E non era un risultato scontato… Il nuovo stadio? E’ uno dei cardini del nostro progetto. Prima voglio vedere se ci saranno imprenditori interessati a questa nuova sfida».
Intanto si gode Ibarbo.
«Il colombiano è un talento da grande club. In estate abbiamo rifiutato 12 milioni, anche perché avevamo appena dovuto rinunciare ad Astori. Ora con Zeman può fare ancora meglio. Peccato abbia perso Nainggolan. Ce lo stiamo godendo ancora con la maglia della Roma. E comunque abbiamo ancora la comproprietà del suo cartellino».
Sta trattando con la Roma?
«Magari Radja farà gol anche in Champions League: vediamo. Parleremo con la Roma. Magari spunta qualcun altro».
Il suo progetto è «verde».
«Il nostro vivaio è già ricco di talenti. Mi fa piacere, ad esempio, che Piredda a Terni sia già diventato importante. Ma occhio anche a Barella, un talento di cui sentirete parlare. Per lui garantisce Gianfranco Matteoli, una bandiera per tutti i sardi, che in questi anni ha plasmato lui e tanti altri. E in attacco puntiamo molto su Caio Rangel».
Nel suo staff di manager ci sono tanti ex calciatori come lei.
«Io e i miei collaboratori abbiamo un passato calcistico, ma il mio apporto vale solo per motivare il gruppo. Il nostro approccio è umile, abbiamo solo da imparare dai professionisti».
Che rapporto ha con Moratti?
«Ci ha accomunato la passione per l’Inter. Spero solo che con il tempo si affezioni anche lui al Cagliari: del resto anche lui è legato a questa terra».
Cosa ha appreso negli anni all’Inter?
«Massimo Moratti ha passione e un rapporto speciale con l’ambiente. Io spero di essere più razionale».