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 2014  ottobre 15 Mercoledì calendario

IL CARCERE CHE FUNZIONA COME UN VILLAGGIO

La prigione più pazza del mondo si chiama “El penal de San Pedro”, penitenziario per l’appunto di San Pedro, in Bolivia. E come tutte è sovraffollata: progettata per contenere 250 detenuti, ne ospita circa 2400. Ma i detenuti non soffrono di carenza di spazio nelle celle, perché non ci sono celle vere e proprie, tranne quelle di rigore per chi sgarra.
San Pedro è un’enclave penale sulle Ande boliviane, un po’ come la Manhattan del film “1997: Fuga da New York”: i condannati circolano liberamente, abitano con le famiglie in cosiddette celle che sono in realtà appartamenti dislocati in otto quartieri, di cui tre, Posta, Pino e Alamos sono per i più ricchi. Per dire: un appartamento a “La Posta” è fornito di cucina, televisione via cavo, bagno privato e costa fino a 1800 boliviani, circa 205 euro.
Il mercato immobiliare è gestito dal sindaco della prigione e da cosiddetti agenti immobiliari, che ovviamente sono altri detenuti. I più ricchi possono dunque permettersi appartamenti di lusso a tre piani e bagni con acqua calda corrente. La sorveglianza ufficiale è attribuita alle cinquanta guardie che, appena fuori il perimetro di San Pedro, controllano che non vi siano evasioni o ingressi non autorizzati. In realtà le guardie sono facilmente corrotte e c’è un regolare afflusso di visitatori clandestini, che però devono lasciare il carcere entro le sei di sera; restare può costargli caro.
E quel che avviene all’interno? Le guardie se ne lavano le mani: lasciano che siano i detenuti stessi a darsi le leggi e a farle rispettare. Ognuna delle otto sezioni nomina un comitato con elezioni democratiche, i candidati devono fare campagna elettorale per gli incarichi di delegato generale, tesoriere, responsabili alla disciplina, sanità, sport, educazione, istruzione.
Quando i detenuti non riescono a risolvere le dispute tra di loro, spesso con una buona coltellata (caso non raro nei settori più malfamati, dove le basi di cocaina - in sostanza il crack - circolano in abbondanza), interviene il segretario alla disciplina che castiga chi non obbedisce alle regole interne, con facoltà di rinchiudere i detenuti in celle propriamente dette, dove sono sorvegliati da guardie e ricevono i pasti, mentre i recidivi vengono isolati in un’area di massima sicurezza. Per gli altri, la vita si svolge più o meno come in un quartiere in mano alla malavita. E ci sono anche i servizi sociali: due nidi per circa 200 bambini, le scuole per i più grandi sono appena fuori San Pedro, ma i bambini tornano dentro per giocare tra loro e stare con i genitori.
Le mogli dei detenuti, che spesso non possono permettersi di vivere stabilmente in città, restano a vivere per lunghi periodi nel carcere insieme con i mariti, e portano a San Pedro merci che vengono vendute al mercato o trattate direttamente tra i detenuti. Anche l’economia è autogestita e si regge, come nelle società normali, su attività commerciali e turismo, entrambi ovviamente in una zona grigia tra legale e illecito. Embol, il concessionario per la Bolivia della Coca-Cola, vende e pubblicizza i suoi prodotti a San Pedro, in cambio contribuisce all’arredo urbano installando i suoi chioschi. Ma la coca più redditizia è rappresentata dalle basi di cocaina, che i detenuti producono nell’indifferenza delle guardie e smerciano anche ai visitatori-turisti.
Ci sono anche spacci alimentari, negozi di merci varie, ristoranti con il menù esposto. Gli agenti immobiliari affittano, comprano e vendono gli appartamenti-cella negli otto settori. Ci sono sale giochi con biliardi, tavoli da poker, videogiochi. Ma i proventi maggiori vengono senz’altro dal turismo e dalla cocaina, con la complicità delle guardie che lasciano entrare quanti vogliono visitare amici e parenti all’interno oppure provare il brivido di visitare San Pedro, accompagnati da una guida locale e da una guardia del corpo. C’era addirittura chi sceglieva San Pedro per le proprie feste: di sicuro più eccitante della discoteca.
Nel 2013 la notizia di una 12enne che viveva nel carcere stuprata da padre, zio e padrino fece minacciare la chiusura della struttura, ma San Pedro è ancora lì. Per fare il tour, bastano 30 dollari a una guardia. Manco a dirlo, Hollywood s’è subito accaparrata la vicenda. Come rimarcato dall’articolo di dailybeast.com- ripreso da Dagospia - la Fox ha comprato i diritti per trasformare il libro di Thomas McFadden, ex detenuto britannico che una decina d’anni fa accompagnava i turisti a visitare la prigione, in un film.