Fabrizio D’Esposito, il Fatto Quotidiano 14/10/2014, 14 ottobre 2014
MA CHE HA DA INCAZZARSI SEMPRE LO SBIRRO DI RANGO FRANCO GABRIELLI, STRAPAGATO PREFETTO MESSO VANAMENTE A CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE?
Franco Gabrielli è un democristiano anomalo, di natura fortemente incazzosa e tendente allo sdoppiamento della personalità. L’altro giorno, in un’intervista a Repubblica, sull’ennesimo, tragico fango di Genova, Gabrielli si è sfogato come un comune cittadino contro la Casta: “Lo Stato è impotente. Nelle condizioni attuali, come s’è visto giovedì a Genova, non è in grado di tutelare le vite dei cittadini”. Da brividi. Ma chi può incarnare meglio di lui lo Stato? Questo cinquantaquattrenne toscano di Viareggio, ma cresciuto a Massa Carrara, è stato infatti a lungo uno sbirro di rango, poi capo dei Servizi segreti (versante Sisde-Aisi), giovane prefetto dell’Aquila terremotata, infine erede di Guido Bertolaso alla Protezione Civile. Per dire che lo “Stato è impotente”; per spiegare, come ha fatto ieri sera a Otto e mezzo su La7, che “il territorio italiano è un malato terminale”; per prendersela con gli automobilisti “immaturi e senza catena” (emergenza neve di quattro anni fa); per non ammettere mai i propri errori e semmai dire in tv che la colpa è altrove, ecco per tutto questo, i contribuenti che risiedono sul suolo del “malato terminale” versano a Gabrielli uno stipendio annuo di 300mila euro (25mila al mese), il più alto tra le figure di vertice dei dipartimenti della presidenza del Consiglio. Senza dimenticare che se a Genova i volontari della Protezione civile non si sono visti, in compenso a Palazzo Chigi ci sono centinaia e centinaio di risorse umane assegnate a Gabrielli, di cui ben 36 all’ufficio relazioni istituzionali. Genova è una città che a Gabrielli dà e toglie. Il fango gli ha macchiato il giubbottino con cui va in giro e si presenta sempre davanti alle telecamere, che ama tantissimo, ma meno di tre mesi fa, alla fine di luglio, il capo della Protezione civile portò con successo il relitto della Concordia dal Giglio al porto di Genova e subito furono fuochi d’artificio. A Gabrielli non parve vero di non dover commentare un disastro o un’alluvione o un terremoto o una nevicata epocale e ai giornalisti consegnò dichiarazioni veementi: “Troppe infamie sul mio conto, in tanti speravano che finisse male”. Il capo della Protezione appare spesso come se avesse complessi d’inferiorità verso sconosciute entità soprannaturali e la sua missione prediletta è quella di discolparsi. Sempre ieri sera, da Floris, a proposito di Genova si è difeso con le casse vuote della Protezione civile dopo la riforma del 2010, arrivata per porre argine al Bengodi dei tempi berlusconian-lettiani di cricche e faccendieri. Mesi fa, Gabrielli sperava nell’amico Enrico Letta per realizzare il suo vero sogno, coltivato sin da bambino: diventare capo della polizia. Ma gli è andata male ed è rimasto alla Protezione civile, dove sostituì Bertolaso nel novembre di quattro anni fa, tra un’alluvione al sud e un disastro di neve sull’Autosole. Fu allora che litigò con Renzi sindaco di Firenze perché il rottamatore se la prese con lui per le previsioni sbagliate e la città visse un’emergenza drammatica. Gabrielli però rimane sempre in piedi, da perfetto camaleonte democristiano. Da giovane era un fervente dello Scudocrociato e fu il caposegreteria del leader demitiano del movimento junior della Dc, Renzo Lusetti. Poi scelse di fare il poliziotto. A capo della Digos, fece arrestare i neobrigatisti rossi degli omicidi Biagi e D’Antona. Una carriera d’oro, schivando soprattutto l’infame notte della Diaz (sempre Genova...). Il salto di qualità tra gli uomini dello Stato in primissima fila risale al governo Prodi del 2006. Gabrielli era già il numero uno dell’Antiterrorismo e bisognava rinnovare i vertici dei Servizi devastati dall’onda berlusconiana (a cominciare da Pollari). Enrico Letta, all’epoca sottosegretario a Palazzo Chigi, riferì al premier che c’era “un giovane bravo e in gamba per il Sisde”. Era Gabrielli. Oltre allo stile democristiano, i due condividono pure la stessa silhouette. Scalzato dai berlusconiani di ritorno nel 2008, Gabrielli è rimasto in auge col terremoto dell’Aquila: prefetto ed erede designato di Bertolaso. Lui, sul fango di Genova, non scivola. Pattina.
Fabrizio D’Esposito, il Fatto Quotidiano 14/10/2014