Francesco Ninfole, MilanoFinanza 14/10/2014, 14 ottobre 2014
LA CRISI HA CANCELLATO 750 BANCHE
Negli ultimi cinque anni il sistema bancario dell’area euro ha cambiato volto. Il numero di banche a fine 2013 è sceso sotto quota 6 mila (a 5.948). Erano 6.100 un anno prima e 6.690 nel 2008, secondo quanto risulta dall’ultimo rapporto Bce sulla struttura delle banche. In cinque anni 742 istituti, circa l’11% del totale, hanno chiuso l’attività o sono stati inglobati per recuperare efficienza. In Italia ci sono 118 banche domestiche in meno rispetto al 2008 (erano 729, ora sono 611), a cui si aggiungono 81 filiali estere (erano 84 nel 2008).
Nonostante la significativa cura dimagrante, il consolidamento in Italia e in Europa non è finito: anzi, potrebbe accelerare a partire dal prossimo mese, quando saranno alle spalle asset quality review e stress test, e la Bce sarà diventata il responsabile unico della vigilanza bancaria nell’Eurozona. Nel nuovo scenario saranno più facili fusioni e acquisizioni, anche transfrontaliere.
Dopo la crisi il numero di istituti è calato soprattutto in Grecia, Cipro e Spagna, i Paesi che più di tutti avevano bisogno di una ristrutturazione del settore bancario. Cali significativi ci sono stati anche in Finlandia, Francia, Portogallo e Italia. Le banche italiane hanno asset per 3.500 miliardi: quasi la metà rispetto alla Germania (6.700 miliardi), che guida la classifica degli attivi, seguita dalla Francia (6.300 miliardi). I dati non cambiano se si considera il peso degli attivi delle banche domestiche in percentuale del pil: in Italia è pari al 154%, contro il 236% in Germania, il 299% in Francia, il 320% in Spagna, il 374% dell’Olanda.
La riduzione degli asset è stata una tendenza comune a tutte le banche dell’Eurozona: nell’area sono scesi da 33.500 miliardi a 26.800 miliardi negli ultimi cinque anni, per effetto in particolare del calo dell’esposizione su derivati. Lo spazio lasciato aperto dal deleveraging delle banche è stato occupato dalla continua ascesa dello shadow banking, settore potenzialmente utile ma meno regolato e trasparente di quello bancario.
Quanto alle passività, è cambiata soprattutto la composizione della raccolta delle banche: è aumentato il peso dei depositi dei clienti (che ora raggiungono un valore mediano del 52% del passivo), mentre è calata la dipendenza dai mercati all’ingrosso (dal 36% nel 2009 al 23% nel 2013). Gli istituti hanno inoltre ridotto i prestiti ricevuti dalla Bce, per effetto dei rimborsi delle Ltro, ma i rifinanziamenti presso l’Eurosistema torneranno a salire con le T-Ltro.
I dati Bce hanno confermato il rafforzamento patrimoniale in corso: il Tier 1 mediano è salito nell’ultimo anno dal 12,1 al 13%. La maggiore sfida per le banche è la redditività, minata dai tassi bassi, dal costo delle ristrutturazioni, dalle multe e (in particolare per le banche italiane) dal deterioramento della qualità dell’attivo, legato alla recessione e al conseguente alto tasso di sofferenze. L’Italia è tra i cinque Paesi dell’Eurozona dove le banche domestiche hanno registrato perdite nel 2013, assieme a Cipro, Irlanda, Portogallo e Slovenia. In Spagna invece gli istituti di credito sono tornati in attivo l’anno scorso, dopo aver fatto pesanti accantonamenti (e segnato ingenti perdite) negli anni precedenti.
Francesco Ninfole, MilanoFinanza 14/10/2014