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 2014  ottobre 14 Martedì calendario

PERISCOPIO

Molti credono in Renzi perché non credono più in nulla. Il Fatto.

(mfimage) L’art. 18 è una pena comminata agli imprenditori. Giuliano Poletti, ministro del lavoro. La Stampa.

La minoranza del Pd va in piazza ma vota la fiducia, anche la sinistra tiene famiglia. Jena. La Stampa.

La lumachella della Vanagloria / ch’era strisciata sopra un obelisco / guardò la bava e disse: / Già capisco /che lascerò un’impronta nella storia. Trilussa, La lumaca.

Totò Riina: «Berlusconi dava alla mafia 250 milioni di lire ogni sei mesi». Normali giri contabili fra le società del gruppo. Spinoza. Il Fatto.

Jean-Claude Junker, già primo ministro lussemburghese e ora presidente della Commissione europea, disse: «Sappiamo molto bene quali riforme fare per uscire dalla crisi dell’euro, ma non sappiamo ancora come vincere le elezioni dopo averle prese». Non a caso, gli uomini politici preferiscono il metodo del rinvio, almeno, si intende, fino a quando sarà consentito loro, attraverso, ad esempio, il ricorso all’inflazione (che però, con l’euro, non è più possibile) o all’aumento del debito pubblico. Piero Bini. Il Foglio.

Umberto Bossi, famoso pensatore leghista, è l’autore di un’invettiva più trucida del solito: «Rosy Bindi è un travestito». Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli.

Uomo, Padre, Medico, Sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri. Graziano Delrio. Tweet di autopresentazione.

L’Iran è un paese serio e stabile in una regione instabile. Roger Cohen. New York Times.

Figlio di padre ignoto, senz’amìce, facev’o mariuolo pe’ campà. Eduardo de Filippo, De Pretore Vincenzo.

La sola presenza visibile dello Stato nella città di Genova sommersa dalle acque era il Capo della Protezione civile, Franco Gabrielli che, con il suo giubbottino da combattimento, invece di munirsi di una pala, intratteneva all’asciutto i giornalisti, ammettendo «valutazioni sbagliate» (naturalmente di qualcun altro) e invitandoli a «non crocefiggere» inetti e mascalzoni. Al termine dell’omelia, don Gabrielli, scrutando il cielo, ha detto che le previsioni «non sono affatto confortanti». Come a dire: cazzi vostri, io vi ho avvertito. Antonio Padellaro. Il Fatto.

Renzi è un leader naturale perché ha, come pochi altri, la possibilità di attrarre le persone. Ma non è un capo carismatico, perché non ha creato un movimento sorretto dal sogno collettivo del rinnovamento radicale. È coraggioso ma non ha voluto fondare un suo partito. Però, nel caso dovessero buttarlo giù, cioè il Parlamento non dovesse votare un’eventuale fiducia, è possibile che possa sorgere un movimento popolare che lo sorregga, anche se lui non vuole. Basta un gruppo che in piazza inizi a urlare: «Renzi, Renzi!» ed è fatta, alla faccia dei vertici del Pd. I movimenti non nascono con le carte bollate, ma con l’istinto, le grida, le bandiere. Francesco Alberoni. Il Giornale.

Napolitano, quando è andato in tournèe all’Europarlamento, avvertiva il colto e l’inclita che è ora di piantarla con le politiche di austerità, termine a lui del tutto sconosciuto: e, già che c’era, assicurava di non aver mai conosciuto né Mario Monti, né Enrico Letta, né i loro rispettivi governi, da lui nominati a sua insaputa. Marco Travaglio. Il fatto.

«Fu Giorgio Napolitano a telefonare a Gianfranco Fini nell’autunno 2010 chiedendogli di avviare le procedure parlamentari per fare cadere il governo di Silvio Berlusconi». A rivelarlo è l’ex deputato di An, Luigi Martini, che fu terzino nella Lazio scudettata di Giorgio Chinaglia, e poi leader dei piloti Alitalia. Martini è restato, in questi anni, amico di Fini, con cui passa weekend in barca e condivide la passione per le immersioni. «Posso assicurare che quella telefonata ci fu. La do per certa», sostiene, «e ovviamente aveva spiegazioni istituzionali, dicendo che l’Italia era a un passo dal disastro, e bisognava cambiare». Martini racconta anche il Fini di oggi, che non vede l’ora di tornare a fare politica, e infatti ha registrato due simboli di partito - Destra repubblicana e Alleanza di destra: «Ha provato con il suo libro, ma non è che un libro riapre una stagione politica», dice. Spy Bec, web tv di Libero.

I Bronzi di Riace, a mio parere (ma non solo), sono trasportabilissimi. Ne è, da ultimo, prova la statua policroma di marmo dell’Augusto di Prima Porta, pesante circa una tonnellata e colma di vecchie fratture, quindi un’opera ben più fragile dei Bronzi che però, grazie alle nuove tecniche di imballaggio, realizzate in team da Enea e Musei Vaticani, è stata mandata qualche mese fa da Roma a Parigi, andata e ritorno, senza riportare danno alcuno. Bruno Zanardi, ordinario di restauro. Corsera.

All’asilo infantile Ciceri di Milano scopro anche la passione erotica, l’attrazione sessuale. Per un bambina? No, per la maestra, che è una donna piccola e rotondetta, dolce e dotata di un grande seno. La adoro da subito: è buona come la mamma, è intelligente come la mamma, ha un bel petto accogliente come la mamma ma non è la mamma. Essere abbracciato da lei mi dà i brividi: è la prima donna della mia vita fuori della famiglia. Per farmi amare, cerco di dare il meglio. Mi impegno per essere apprezzato e coccolato. All’ultimo anno dell’asilo, ormai cinquenne, divengo bigamo, aggiungendo, alla passione per la maestra, quella per Marisa, scoppiata quando i miei la invitano a casa per giocare l’intero pomeriggio di una domenica. Sono ore magiche, anzitutto perché lei mi bacia dietro l’orecchio, per cui ritengono di esserne divenuto fidanzato: cosa che mi guardo bene dal riferire alla signorina Monti, la mia maestra d’asilo, intuendo che abbia a che fare con il tradimento. Le mamme capiscono tutto e infatti la domenica dopo sono io ad andare nella portineria di due stanze dove vive con la famiglia la nuova fidanzata (non dico conquista perché è stata lei a baciarmi per prima). Enrico Finzi, La vita è piena di trucchi. Bompiani.

Anche a Dio piace sentir suonare le campane. Alphonse Marie Louis de Lamartine. La Croix.

La Madia mi sembra una liceale cui, all’uscita dall’esame di maturità, il cronista chiede: «Che tema ha scelto?». Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/10/2014