Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 14 Martedì calendario

GABRE GABRIC, DISCOBOLA AZZURRA, È L’ULTIMA TESTIMONE DELLE CELEBRI OLIMPIADI DI BERLINO DEL 1936. OGGI COMPIE CENT’ANNI


L’ultima testimone dei Giochi di Berlino 1936 oggi compie cento anni. Gabre Gabric, discobola azzurra, due partecipazioni olimpiche, Berlino ’36 e Londra ’48, ventidue presenze in nazionale, quattro titoli e sette primati italiani, due campionati europei, appassionata frequentatrice delle gare atletiche tutt’oggi, una famiglia sportivissima la sua, può essere considerata una reliquia sportiva. Un’autentica reliquia che vive ancora per lo sport e oggi a Brescia, dove vive, prenderà parte a una serata di ballo e al termine riceverà un premio mentre sabato sarà festeggiata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. La signora Gabre, all’anagrafe di Imotski, cittadina non lontana da Mostar, entroterra dalmata che ha dato i natali anche al calciatore Boban, è stata registrata con il nome di Ljiubica Gabrich. Un padre austro-ungarico, Martin, che l’ha portata piccina negli Stati Uniti, a Chicago, per farla crescere allo zio Phil dopo la morte della mamma, che era di origini russe, il ritorno in Italia a tredici anni, a Zara. «Non capivo nulla, non sapevo neppure più l’italiano», ha ricordato Gabre che in quella città ha conosciuto lo sport. Ogni giorno c’era un’attività diversa per lei amica d’infanzia di Ottavio Missoni e Cesare Rubini. «Oggi facciamo atletica, domani giochiamo al nuoto, e così via», ha detto la signora Calvesi ricordando quei giorni.
LA SIGNORA CALVESI
Già, signora Calvesi. Gabre ha sposato il professor Sandro Calvesi, l’illuminato signore degli ostacoli, il tecnico bresciano che nella sua città ha creato une vera università della sua specialità, la grande scuola di ostacolismo, e ha portato al successo fantastici campioni come Armando Filiput, Eddy Ottoz, Tito Morale, Roberto Frinolli, Sergio Liani, molti sprinter per non parlare dei suoi insegnamenti al francese Guy Drut. Erano anni speciali quelli della scuola degli ostacoli a Brescia. Si lavorava duro in un contesto unico: tutti insieme formavano una grande famiglia e pure se gli atleti vivevano al Francescanum, casa Calvesi era il loro mondo. In quella casa Eddy Ottoz è entrato totalmente: ha sposato Lyana, la figlia di Gabre e Sandro. «Mia suocera è l’unico vero uomo della famiglia - racconta Eddy - È tosta, una che non si arrende mai». Altro che Ebo Lebo per digerirla, come scherzosamente proprio Eddy proponeva nella pubblicità per il suo amaro.
L’OLYMPIASTADION
Lanciatrice di disco, Gabre a Berlino ’36 ha realizzato 34.31 piazzandosi decima. «Ma faceva freddo, quel giorno, pioveva. Avevo le mani gelate. Ho fatto una bruttissima figura», ha detto parlando di quell’esperienza vissuta con la sua cara amica Claudia Testoni che negli 80 metri ostacoli vinti da Ondina Valla è rimasta giù dal podio per sette millesimi. Berlino, i Giochi di Hitler e di Jesse Owens. Quanto s’è detto dei due, della mancata stretta di mano. «Quella è una storia inventata completamente - spiega Gabre - perché Hitler non ha stretto la mano a nessuno: il protocollo non lo prevedeva. Chiaro allora che Hitler e Owens non si sono stretti la mano». E Berlino è una città fatale, per lei e la sua famiglia. Prima Olimpiade per Gabre e primo record italiano nello stesso stadio, cinquant’anni fa, per suo genero Eddy che corse i 110 ostacoli in 13.9. «E lì, vent’anni fa, sempre al meeting ISTAF, mio figlio Laurent - ricorda Eddy - ha migliorato il mio primato nazionale con 13.42». Con la città e con l’Olympiastadion il legame è indissolubile. E indissolubile è stato il suo amore per l’insegnamento: cinquanta anni, «e non sono mai mancata», a insegnare educazione fisica, appassionata di tutte le discipline. «Mio marito, invece, amava solo atletica», ha spiegato anche se Sandro un tuffo nel calcio - ma per fare il preparatore - lo ha fatto nel ’52 per seguire il Brescia che da penultimo in classifica ha portato allo spareggio, poi perso, per la promozione in serie A con la Triestina. Il calcio è una passione nascosta di Gabre: tifa Milan ma «mi piace la Roma e ho un debole per Francesco Totti».