Rossella Cadeo, Il Sole 24 Ore 13/10/2014, 13 ottobre 2014
TERZI PER NUMERO E PRIMI PER RIMESSE
Sono al terzo posto tra i cittadini extra-Ue regolarmente soggiornanti in Italia: su circa 3,9 milioni censiti dall’Istat al 1° gennaio scorso, 321mila (quasi uno su dieci) sono cinesi (li precedono solo marocchini e albanesi). Per circa un quinto si concentrano in Lombardia (come peraltro la maggior parte delle collettività straniere, per ovvi motivi occupazionali) e per il 17% in Toscana (soprattutto nel settore tessile). Anche per numero totale di ingressi la Cina si mette in evidenza: con oltre 20mila arrivi (su un totale di 256mila) nel 2013 – sempre secondo le rilevazioni Istat – è preceduta solo dal Marocco.
Pochi sembrano invece i cinesi interessati a ottenere un permesso di lungo periodo (documento che consente di evitare l’onere del rinnovo): meno della metà, a differenza di tutte le altre comunità dove la percentuale di "lungo soggiornanti" supera l’80%.
Altri dati utili a tracciare l’identikit di questa collettività vengono dalle elaborazioni della Fondazione Leone Moressa. Che ci dicono ad esempio che è bassa la percentuale di laureati (solo il 2,2% contro il 9,5% degli stranieri in generale e del 15% degli italiani). Questo non impedisce loro di trovare lavoro. Il tasso di occupazione si avvicina al 70%, parecchi punti oltre la media degli stranieri (57%) e degli italiani (42%). Quanto ai principali settori di impiego, le statistiche confermano quello che è la percezione quotidiana: il commercio assorbe un terzo dei lavoratori oltre i 15 anni, seguito dalla ristorazione. Oltre che dall’operosità, un altro aspetto distintivo è la vocazione a «fare impresa»: nel 2013 – sempre secondo Fondazione Moressa – sono 66mila gli imprenditori cinesi in Italia (quasi un decimo del totale degli imprenditori stranieri), in crescita del 43% rispetto al 2008.
Restano invece inferiori alla media i dati relativi al reddito: nel 2012 solo 8mila euro l’importo pro capite dichiarato (13mila euro la media per quanto riguarda tutti i nati all’estero, Ue ed extra-Ue) e, pur in forte crescita rispetto al 2011, meno di 2.400 euro l’Irpef pagata (la media è pari a 3mila).
Infine, un altro record degno di attenzione, ossia il denaro inviato "a casa": ai 5,5 miliardi di euro di rimesse complessivamente trasferite nel 2013 dall’Italia in tutto il mondo, la Cina ha contribuito per oltre un miliardo. L’ammontare delle rimesse è però in netto ridimensionamento rispetto al 2012: -20% il totale, calo sul quale ha pesato il 60% in meno registrato dalla Cina. Un segnale, questo, di come la crisi degli ultimi anni non abbia risparmiato nessuno.
Rossella Cadeo, Il Sole 24 Ore 13/10/2014