Maurizio Stefanini, Libero 12/10/2014, 12 ottobre 2014
Donne vendute per 5 euro– Samra Kesinovic e Sabina Selimovic, viennesi di origine bosniaca rispettivamente di 17 e 15 anni, dopo essere scappate di casa per arruolarsi con l’Isis adesso dopo essersi ritrovate sposate e incinte stanno cercando disperatamente di contattare le loro famiglie per tornare a casa
Donne vendute per 5 euro– Samra Kesinovic e Sabina Selimovic, viennesi di origine bosniaca rispettivamente di 17 e 15 anni, dopo essere scappate di casa per arruolarsi con l’Isis adesso dopo essersi ritrovate sposate e incinte stanno cercando disperatamente di contattare le loro famiglie per tornare a casa. Una sorte che rischiano varie decine di altre giovani europei che secondo le polizie dei rispettivi Paesi negli ultimi mesi si sono a loro volta recate in Siria e in Iraq. Eppure, a loro va ancora meglio rispetto a altre donne che invece l’Isis non l’hanno scelto, ma se lo sono ritrovato in casa a imporre la sua barbara utopia di ritorno al più buio Medio Evo. Quattro donne sono state messe a morte dai jihadisti dell’Isis nel nord dell’Iraq da inizio ottobre: due donne medici, una diplomata in diritto e un politico. Tre sono state giustiziate mercoledì a Mosul e la quarta nei pressi della città lo scorso 5 ottobre. E addittura nei territori dello Stato Islamico ci sono «donne vendute al bazar per cinque dollari. Esposte come buoi, con il cartellino del prezzo al collo, condannate a essere oggetto sessuali per i militari dell’Isis: schiave del Califfato», secondo la denuncia che ha appena fatto al Senato italiano Nursel Kilic, rappresentante internazionale del Movimento delle donne Curde. «Secondo le stime ufficiali le donne rapite e vendute nei bazar sono 3,000, in realtà sono molte di più. 1200 poi giacciono nelle prigioni nella zona di Mosul e lì vengono violentate, torturate, subiscono ogni genere di violenza». «Che siano curde, cristiane, turcmene, poco importa. Né fa differenza se hanno otto o sessant’anni. I soldati non hanno alcuna remora, le rapiscono per costringerle a convertirsi all’Islam. O meglio, alla loro interpretazione dell’Islam». E «per chi non accetta la dura legge della Sharja ci possono essere anche altre conseguenze. Più di cinquemila donne hanno subito finora mutilazioni genitali. La giusta punizione per non aver riconosciuto l’Islam». Proprio per evitarlo, decine di donne curde stanno combattendo con le armi alla mano nella difesa di Kobane e in altre zone, e una si è perfino immolata come kamikaze.