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 2014  ottobre 13 Lunedì calendario

LA MERCEDES STA VINCENDO IN FORMULA 1 GRAZIE A INVESTIMENTI FOLLI E AI CONSIGLI DI MICHAEL SCHUMACHER

Nessun festeggiamento, come avevano promesso, per rispetto di Jules Bianchi e delle ore drammatiche che sta vivendo la famiglia. Solo una maglietta nera, con sopra scritte le parole del giorno, e nient’altro: Mercedes World Champion 2014. Perché pur senza champagne e grida, è innegabile che la gioia in casa Mercedes sia enorme. Dopo cinque anni di investimenti folli e di delusioni dolorosissime, la vittoria del primo titolo Costruttori della storia, già gloriosa, della stella a tre punte, è una gran bella soddisfazione. Un dominio del genere, con le macchine d’argento sempre in pole o sempre in lizza per la prima posizione, e il titolo vinto con tre gare d’anticipo, non si vedeva dagli anni 54- 55 quando Fangio era la lepre e tutti gli altri dietro, a rincorrere.«C’è tanto lavoro di Michael Schumacher dietro questo trionfo», dice a sera Toto Wolff il capo della scuderia. E gli fa onore, anche se non è del tutto vero. Perché se è vero che Michael Schumacher, nel 2010, subito dopo l’annuncio del ritorno alla Formula 1 della Mercedes, ha sposato il progetto accettando di “tradire” il rapporto solidissimo che aveva costruito negli anni con la Ferrari, portando con sé da Maranello credibilità, esperienza e sponsor, è anche vero che il tedesco non ha mai ottenuto nessun risultato apprezzabile e, soprattutto, che la vittoria, anzi, le vittorie, perché quella di ieri ha l’aria di essere solo la prima di una lunga serie, sono arrivate per una via in cui Michael non ha avuto alcun ruolo. La politica. Esattamente quella attraverso la quale sono arrivate le sconfitte della Ferrari. All’origine del “ciclo Mercedes” c’è infatti la forza di un gruppo dirigente — i cui volti sono principalmente quelli di Toto Wolff e Niki Lauda — che è stato capace di convincere il padrone del vapore Bernie Ecclestone e, conseguentemente, la Fia di Jean Todt a dirottare la Formula 1 verso lidi nuovi, quelli del motore ibrido, dell’efficienza, del risparmio. Wolff e Lauda cioè saputo prima innescare e poi sostenere una rivoluzione culturale che portasse l’intero movimento motoristico su posizioni vicine a quelle già intraprese dalla casa madre. Per dirla con una formula: la capacità della Mercedes non è stata quella di costruire un buon motore in base ai regolamenti del 2014, ma quella di far scrivere i regolamenti del 2014 in base al tipo di motore che già da anni stavano costruendo nella fabbrica di Brixworth. E la cosa buffa è che la manovra è stata fatta con il consenso della Ferrari, che di motori ibridi non ha mai capito nulla, tanto che adesso, capita la portata del disastro, è corsa sul mercato alla disperata ricerca in Audi e Toyota di ingegneri che ne sappiano qualcosa. Nel 2009 quando la Fia annunciò che avrebbe tolto il kers dal regolamento del 2010, in Ferrari festeggiarono, organizzando anche un goliardico funerale del dispositivo, tanto poco piaceva a Maranello. In quegli stessi giorni, invece, ogni mattina, quando gli operai della Mercedes F1 entravano in fabbrica, passavano davanti a un motore, messo su un piedis tallo, sotto una faro fisso. Come un’installazione d’arte contemporanea. Era il primo motore costruito dalla casa tedesca a montare un kers. Ed è lì, sotto quel faro, ancora oggi. Button ci vinse un mondiale, ma è solo un dettaglio. Quello che conta è che su quel tipo di propulsione, ibrida, la casa di Stoccarda ci punta da sempre. Lo ha sempre considerato strategico, ancora prima che la Formula 1 capisse che lo era. E adesso, semplicemente, raccoglie i frutti.
Marco Mensurati, la Repubblica 13/10/2014