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 2014  ottobre 12 Domenica calendario

«Ma ti pare che se all’Italia fregava qualcosa dei diritti umani mandava me in Corea del Nord?», dice Crozza nella sua definitiva imitazione di Antonio Razzi

«Ma ti pare che se all’Italia fregava qualcosa dei diritti umani mandava me in Corea del Nord?», dice Crozza nella sua definitiva imitazione di Antonio Razzi. Nell’ultimo viaggio in Corea del Nord, il Paese della polizia politica più spietata al mondo, Razzi non era solo. Lo accompagnava Matteo Salvini, l’enfant prodige della politica italiana. Il giovane capo della Lega è stato anche in Scozia, per il referendum voluto dagli indipendentisti: purtroppo hanno vinto gli altri. Ormai però Salvini ha preso gusto ai viaggi esotici, e alla tutela dei diritti umani. Solo che si è specializzato nel dialogare con gli oppressori, anziché con gli oppressi. Così si è portato a Mosca, per esprimere al regime di Putin la solidarietà dei popoli padani, di cui si è arrogato la rappresentanza. Ovviamente Putin riserva il suo tempo a cose più serie, ma la delegazione leghista ha comunque ottenuto di incontrare qualche politico minore. Salvini è anche stato sulla Piazza Rossa per le foto con le mura del Cremlino sullo sfondo. Ora è atteso nella Repubblica di Crimea: in teoria, una piccola patria secessionista; in realtà, uno Stato satellite della Russia putiniana. Intendiamoci: non si tratta di una novità. I politici che si definiscono antisistema viaggiano volentieri nei Paesi reietti dalla comunità internazionale. L’archetipo fu il viaggio in Iraq di Fini, allora segretario del Msi, in compagnia di Le Pen, ricevuti con tutti gli onori da Saddam. È proprio questo il punto: gli Stati reietti sono tali non per capriccio «delle lobby» (questa la tesi di Salvini), ma perché sono spadroneggiati da satrapi spesso sanguinari. È possibile che, come sostiene la Lega, le sanzioni non siano il modo migliore per indurre Putin a rispettare la sovranità ucraina. Ma schierarsi con il carnefice, anziché con le vittime, non è folklore; è un indizio che l’enfant prodige della Lega ha preso dagli antenati soltanto il peggio.