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 2014  ottobre 13 Lunedì calendario

ARTICOLI SULLA MORTE DELLA SORELLA DI SORDI

ANDREA GARIBALDI PER IL CORRIERE DELLA SERA -
Nella scia del destino, un po’ fortunato, spesso disperato, dei parenti senza talento delle persone di talento, nella notte fra sabato e domenica, se n’è andata a 97 anni Aurelia Sordi, la sorella piccola di Alberto, che non fu mai sposato, mai padre. «Io una famiglia ce l’ho — disse una volta —. Vivo con persone che mi vogliono bene, che conoscono le mie abitudini». Esempi: «La mattina voglio svegliami al buio con il caffè bollente portato in silenzio, e solo dopo un’ora permetto che si alzino le tapparelle. Le mie sorelle sono bravissime a muoversi senza urtare niente... E la sera? Mi piace stare davanti al televisore in pantofole, con una compagnia che rida se c’è da ridere, che pianga se c’è da piangere, altrimenti stia zitta e non disturbi. Le mie sorelle sono ideali anche per questo». Sordi e le donne? Carlo Verdone, con affetto, ha risposto: «Sordi ha sposato le sorelle, la famiglia e il culto della sua persona».
Savina, la sorella più grande, insegnante di religione, se n’è andata nell’agosto del 1972. Da allora, accanto a Sordi nella villa hollywoodiana di Porta Metronia c’è sempre stata Aurelia. Dal febbraio 2003, morte di Alberto, Aurelia è rimasta sola, con i collaboratori di Sordi. In primo luogo l’autista peruviano Arturo Artadi Gardella che ha raccontato gli ultimi momenti di Sordi così: «Mi guardò come si fa con un figlio, poi mi disse: “So’ stato bambino, uomo e ora anziano. Fra un po’ me ne vado su, pensa tu a mia sorella. È quello che ho fatto».
In realtà, l’addio alla vita di Aurelia arriva appena un mese dopo la richiesta di rinvio a giudizio per Artadi, per il notaio Gabriele Sciumbata e per l’avvocato Francesca Piccolella. Circonvenzione d’incapace: avrebbero fatto firmare ad Aurelia una procura per operare sui conti correnti di famiglia. Il pm romano Albamonte ha inoltre chiesto il giudizio per sette fra badanti, cuoche, giardinieri, camerieri e governanti di villa Sordi.
I dieci sotto accusa si sarebbero fatti donare da Aurelia un totale di 2,3 milioni di euro, circa il 15 per cento del patrimonio di Sordi. Una perizia ordinata dalla Procura ha dichiarato Aurelia incapace di intendere e di volere.
La magistratura ha sequestrato 400 mila euro ad Artadi e ha disposto che lasciasse la villa dal 1° ottobre. Ieri, l’autista ha dichiarato: «Alberto e Aurelia mi hanno fatto venire dal Perù che avevo 18 anni e mi hanno insegnato tutto. La mia coscienza è a posto. L’avvocato della signorina Aurelia ha depositato un certificato nel quale si segnalava che la salute della signorina, ottima fino alla fine di settembre, è improvvisamente decaduta dopo il mio allontanamento».
Con la fine di Aurelia non cessano le trame sull’eredità di Sordi. La donna nel testamento ha destinato ogni cosa alla Fondazione Sordi, creata dall’attore per sostenere le ricerche sugli anziani: il clou fu la donazione di terreni per il Campus Biomedico di Trigoria, sostenuto dall’Opus dei. Ora un gruppo di cinquanta parenti chiede l’annullamento del testamento. Ieri due di loro hanno affermato che Arturo si trovava ancora nella villa.
Nella dimora di Porta Metronia Sordi viveva al piano terra, Aurelia al primo. C’erano sale e saloni con il cellophane sui mobili, le tapparelle abbassate. Ha raccontato Carlo Verdone: «Dal 1972, quando morì la sorella Savina, sulla villa calò come un’oscurità». Lui e Aurelia, come in Senilità di Svevo. «E che mi metto in casa un’estranea?» era la risposta di Sordi a chi gli chiedeva come mai non si fosse sposato. Si è invece messo in casa estranei che si sono approfittati dell’adorata Aurelia? Aspettiamo le sentenze.
Andrea Garibaldi

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GLORIA SATTA, IL MESSAGGERO -
Aurelia Sordi, la sorella che Albertone amava tanto, erede unica e memoria storica dell’attore romano, è morta di notte nella grande villa con piscina a Caracalla. Aveva 97 anni e intorno a lei, che per accudire il celebre fratello rinunciò a sposarsi e ad avere figli, erano i fedeli domestici: il custode Giovanni, il guardiano Carlo, la governante Pierina, la badante Alicia, i cuochi Alan e Marta.
Non c’era Arturo Artadi, l’autista e factotum peruviano al servizo dei Sordi da 23 anni e oggi sotto indagine, con altre dieci persone, con l’accusa di aver tentato di appropriarsi dell’ingente patrimonio della Signorina, come tutti hanno sempre chiamato Aurelia. Allontanato una decina di giorni fa dalla villa per ordine del giudice, l’uomo si è sempre dichiarato innocente. Tre giorni fa aveva chiesto, attraverso i suoi avvocati Monaco e Mazzoni, la revoca del provvedimento e oggi si dispera: «È morta di dolore», esclama, «temevo che la mia assenza le avrebbe assestato un colpo fatale: ero io che l’accudivo notte e giorno». Conferma il custode Giovanni: «Da quando Arturo è andato via, la Signorina ha smesso di mangiare e si è rifiutata di alzarsi dal letto, continuando a chiedere di lui».
LA FAMIGLIA
Una polmonite se l’è portata via in pochi giorni. Sebbene dichiarata dai giudici incapace di intendere e di volere, Aurelia non era malata: «Fino al 30 settembre stava benissimo ed era stata in vacanza ad Anzio», racconta Paola Comin, storica addetta stampa di Alberto, «è morta disperata per aver perso Arturo, il suo punto di riferimento amatissimo anche da Alberto: solo a lui, prima di morire nel 2003, l’attore aveva confidato di avere un tumore. Allontanarlo ora è stata una cattiveria». Non aveva nipoti né altri parenti, la Signorina: «Ho visto solo una volta, negli anni Ottanta, un lontano cugino in visita al set, poi più nessuno» rivela Comin.
L’unica famiglia di Sordi, che scherzava sulla sua condizione di eterno scapolo («e che, mi metto un’estranea in casa?») erano i tre fratelli: Savina, Giuseppe (scomparsi anni fa) e Aurelia che, diplomata insegnante, scelse tuttavia di dedicarsi al fratello. Mentre lui collezionava successi e accumulava una fortuna (si apre ora la guerra per l’eredità), lei faceva marciare la casa. Rarissime le sue apparizioni pubbliche: alla festa per gli ottant’anni di Albertone, all’intitolazione della Galleria Sordi e della strada a Villa Borghese, alla mostra per il decenennale della scomparsa nel 2013.
DOMANI I FUNERALI
«Aurelia avrebbe potuto essere un’ottima madre di famiglia, ma ha preferito accudire me», diceva il grande attore. Morì stringendole la mano e dicendole grazie. E lei ha continuato a costodire la memoria del fratello, al quale somigliava come una goccia d’acqua, tenendo in ordine anche i suoi vestiti e cercando di arginare le richieste di soldi, i sedicenti amici, i curiosi. I funerali si terranno domattina alle 11 a San Giovanni in Laterano. Aurelia si porta via un pezzo della storia di Roma. Anche per questo la sua morte lascia tanta malinconia.
Gloria Satta

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SARA MENAFRA E ADELAIDE PIERUCCI, IL MESSAGGERO
È un affare complicato, quello dell’eredità di Aurelia Sordi. Qualcuno dice che sia il vero affare che spiega anche il processo penale in corso. Solo l’apertura del testamento da parte di un notaio potrà chiarire definitivamente a chi andrà il patrimonio di Albertone che, dopo la sua morte, è stato gestito dalla Signorina, a cominciare dalla grande villa proprio di fronte alle Terme di Caracalla che, da sola, potrebbe valere circa 20 milioni di euro. Calcolando che i due fratelli non avevano altri beni immobili così ingenti, gli amici di famiglia ipotizzano che il patrimonio complessivo possa essere di circa 30 milioni di euro.
IL TESTO DEL 2011
Il testamento è stato consegnato nelle mani del pm titolare dell’inchiesta Eugenio Albamonte sul presunto raggiro organizzato dall’autista Arturo Artadi e da altri tra domestici e professionisti. La signorina Aurelia, come la chiamavano tutti, l’ha sottoscritto nel 2011 e da allora non l’ha più voluto modificare, neanche quando ha scelto di fare qualche regalo alle persone che le stavano attorno. A chi andranno ora tutti i soldi? La signorina anni fa aveva confessato di voler lasciare ogni rendita ad una nuova fondazione intestata al fratello, che ha il compito di gestire un museo in sua memoria.
«ANZIANI» E «GIOVANI»
Il problema è che di fondazioni Alberto Sordi al momento ne esistono due. La prima è la fondazione «anziani», presieduta dall’avvocato Giorgio Assumma. L’ente, fondato dallo stesso Albertone, ha una propria struttura di assistenza all’interno del Campus Biomedico, l’ospedale nato grazie ad una donazione dell’attore, e ogni anno organizza una celebrazione per ricordarlo.
Accanto a questa, esiste però anche la fondazione «giovani» che all’inizio Alberto Sordi aveva affidato all’attuale cardinale Ravasi, mettendo nel cda anche il presidente di Bnl Luigi Abete. L’associazione ha indubbiamente una storia più travagliata: alcuni anni fa il cda è stato completamente rinnovato e, al momento, il presidente è il funzionario di banca dalla cui denuncia è partita l’inchiesta sul presunto raggiro ai danni di Aurelia e tra i soci c’è anche Artadi. A quel che riferiscono gli amici della Signorina, nel corso degli anni con questa fondazione i rapporti si sono a dir poco raffreddati e l’anziana signora avrebbe valutato di escluderli dall’eredità.E’ possibile che abbia scelto di rivolgersi ad un ente religioso, visto che sia lei sia il fratello sono sempre stati molto religiosi.
Nella giornata di ieri, si sono fatti avanti anche alcuni familiari, non è chiaro di che grado, visto che la donna non aveva parenti diretti in vita. Sembra invece escluso Arturo Artadi, l’autista e uomo di fiducia che, difeso dall’avvocato Marco Monaco, rischia il rinvio a giudizio.
Sara Menafra
Adelaide Pierucci

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GABRIELE ISMAN, LA REPUBBLICA 13/10/2014 -
È morta a 97 anni all’una di notte nella grande villa con vista sulle Terme di Caracalla acquistata dal fratello nel 1958. Aurelia, sorella di Alberto Sordi, non usciva quasi più da quell’abitazione storica dove aveva vissuto il dolore della perdita della sorella Savina nel 1972, del fratello nel 2003, e della truffa da 2,5 milioni di euro - un quinto del patrimonio ereditato dal regista - per la quale la procura di Roma ha chiesto un mese fa il rinvio a giudizio di 10 persone con le accuse di ricettazione e circonvenzione di incapace. Tra loro lo storico autista di Sordi Arturo Artadi, una badante, una cuoca, un giardiniere, due camerieri e una governante che, in varie occasioni, avevano ricevuto donazioni da 150 a 400mila euro. A carico di Artadi era stato disposto il sequestro di beni per 400mila euro: l’indagine era partita nel gennaio 2013, dopo una segnalazione della filiale all’Eur della Banca popolare di Sondrio dove l’autista si era presentato con una procura speciale per i pieni poteri sui beni di Aurelia. Una perizia poi aveva accertato che dal novembre 2012, quando aveva firmato quelle carte e disposto le donazioni, la sorella di Sordi era incapace di intendere e di volere. «L’hanno fatta morire togliendole Arturo. Venerdì il suo avvocato aveva fatto un’istanza al giudice che aveva disposto l’allontanamento perché venisse riammesso: senza di lui si sarebbe lasciata morire. E dal 1° ottobre, quando è stato disposto l’allontanamento, Aurelia non mangiava più» ha rivelato Paola Comin, ufficio stampa di Sordi dal 1992 al 2003. È ancora lei a raccontare che Aurelia «stava benissimo, il 30 settembre era a cena ad Anzio con Arturo ed altre persone che si prendevano cura di lei. Senza Arturo è come se non avesse più motivazioni per vivere. Fino all’ultimo ha chiesto di lui. È stata una cattiveria e spero che se c’è un aldilà Alberto punisca chi ha fatto del male alla sorella». La Comin è intervenuta dopo che una coppia anziana, uscita dalla villa, aveva manifestato disappunto per la presenza di Artadi: «La cosa vergognosa è che in casa c’è ancora l’autista che doveva andar via. Due anni fa hanno cominciato a non farci entrare più nella villa e quando hanno fatto quel raggiro megagalattico, nostra zia già stava male». Alla fine parla lo stesso autista: «Sono distrutto ed amareggiato. Lei e Alberto sono stati per me come dei nonni, quasi dei genitori. Mi hanno fatto venire dal Perù che avevo 18 anni». L’autista parla anche del presunto raggiro, dicendosi più volte «ingiustamente sospettato » e, sull’allontanamento: «Non mi aiuta molto sapere che la mia coscienza è a posto. Così non posso certo dire per quella di chi, accanendosi ingiustamente contro di me, è stato la causa del crollo psicologico e fisico della signorina ». E su quella coppia anziana, «si tratta di persone che in villa non sono mai entrate, che Alberto e la Signorina non hanno mai voluto frequentare». Domani si terranno i funerali, nella basilica di San Giovanni in Laterano.

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GABRIELE ISMAN, LA REPUBBLICA - ROMA -
«Quando è successo? Mi spiace tantissimo». Carlo Verdone conosceva da anni Aurelia Sordi, la sorella di Alberto scomparsa l’altra notte a 97 anni nella grande villa con vista sulle Terme di Caracalla che lui, un anno fa, aveva raccontato in uno splendido documentario. «Aurelia ha vissuto nella devozione del fratello».
Verdone sceglie parole tenere per ricordare Aurelia Sordi: «È stata una donna molto affettuosa con me anche quando morì mio padre nel 2009. Il giorno dopo mi fece telefonare dalla villa e mi disse che mi era molto vicina nel dolore che vivevo. Mi colpirono le sue parole, quando disse: “Lei ha fatto tanto per Alberto con quel discorso quando mio fratello è scomparso e mi sono sentita di chiamarla. Mi scusi se disturbo”». Poi, un anno fa il documentario sulla villa di piazzale Numa Pompilio, soffiata dall’attore nel 1958 per 80 milioni di lire a Vittorio De Sica: «È stato un omaggio - dice ancora Verdone - a lei, a quella casa e ad Alberto. Durante la lavorazione, Aurelia era sorda, ma aveva ancora vampate di lucidità». Poi quella non era una casa qualsiasi: «Nel 1972 morì Savina, la sorella di Alberto e Aurelia, e da allora la villa non ha più ospitato feste. Era diventata piena di rigore e di silenzio, ma io ho avuto il privilegio di conoscere quelle mura che avevano ospitato soltanto gli amici più stretti di Alberto: Monica Vitti, Fellini, lo sceneggiatore storico di Sordi Sonego, Amidei. Lei viveva ancora lì, in una stanza all’ultimo piano dove però non sono mai entrato». Verdone poi ricorda gli incontri più lontani nel tempo: «Quando giravamo “In viaggio con papà”, andavo spesso a casa Sordi, e lei mi accoglieva sempre con affetto. Si è dedicata a lui, ed è vissuta nella devozione della famiglia: dei genitori, della sorella scomparsa e del fratello. Sì, sono davvero molto dispiaciuto».

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MASSIMO MALPICA, IL GIORNALE -
È morta Aurelia Sordi, sorella e unica erede di Albertone. Aveva 97 anni, e anche lei - come 12 anni fa suo fratello - se n’è andata nella grande villa di via Druso, a due passi dalle terme di Caracalla, nel centro di Roma. E ora che i Sordi non ci sono più, è sui sordi che ci sono ancora, sulla ricca eredità dell’attore, che si scatena la bagarre.
Il patrimonio lasciato da Alberto nelle mani della sorella è già da tempo al centro di contestazioni. Beneficiaria della fortuna di Albertone dovrebbe essere la Fondazione Alberto Sordi, ma una sessantina di parenti e familiari di vario grado reclamano quel tesoro per loro, e vogliono che il testamento di Aurelia, che destinava il denaro all’ente che si occupa di assistenza agli anziani, venga annullato. Questo perché la «signorina», come tutti la chiamavano affettuosamente, l’anno scorso era stata dichiarata incapace di intendere e di volere dai periti incaricati dal gip del tribunale di Roma. Atto necessario, dopo che la procura capitolina aveva avviato un’indagine incentrata sullo storico autista-factotum di famiglia, il peruviano Vincente Arturo Artadi Gardella, che nel 2012, dopo aver lavorato per quasi un quarto di secolo con Alberto e poi con Aurelia, s’era fatto nominare dalla donna procuratore generale della grande fortuna accumulata dall’attore. Distribuendo poi quasi 2,5 milioni di euro in «donazioni» a se stesso e ad altri domestici della villa. L’autista ha sempre negato tutto, e oggi si dice «distrutto e amareggiato». Ma i pm romani lo scorso 15 settembre hanno chiesto di rinviare a giudizio lui, gli altri sei dipendenti di casa, i due avvocati e il notaio di famiglia (che avrebbero certificato quella procura pur non ricevendo l’incarico direttamente da Aurelia), oltre a ottenere l’allontanamento del tuttofare peruviano dall’anziana sorella di Sordi, divenuto esecutivo appena pochi giorni fa. Aurelia era stata «raggirata», secondo i magistrati, eppure a far precipitare le sue condizioni è stata proprio la «cacciata» di Arturo Artadi. Lo dice l’interessato, lo conferma la storica addetta stampa di Sordi, Paola Comin: «L’hanno fatta morire togliendole Arturo. Venerdì l’avvocato di Aurelia aveva fatto istanza al giudice che aveva allontanato Arturo perché venisse riammesso: senza di lui si sarebbe lasciata morire. Infatti dal primo ottobre, giorno dell’allontamento, Aurelia non mangiava più». Ma il factotum, per i pm, si sarebbe approfittato di lei, che già al momento della nomina di Arturo a procuratore delle sordiane fortune sarebbe stata incapace di intendere e di volere. E, incapace per incapace, a questo punto anche il testamento che «regala» la decina di milioni di euro di patrimonio a favore della fondazione che porta il suo nome - e che vedrebbe Artadi sedere nel consiglio direttivo - potrebbe essere impugnato. Difficile distinguere il confine tra i chiari e gli scuri di questa farsa che almeno come sceneggiatura sarebbe piaciuta ad Alberto. Di certo, ora lo scontro è tra chi ha vissuto gli ultimi anni accanto ad Aurelia - ed è nel mirino dei pm - e i parenti vicini e lontani che reclamano la loro parte. L’attrito produce scintille: ieri due familiari lasciando la villa si sono sfogati: «Ci definiscono avvoltoi, ma la cosa vergognosa è che in casa c’è ancora l’autista». E lui, Arturo, replica bollandoli come «anonimi, presunti parenti».