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 2014  ottobre 12 Domenica calendario

L’EX SINDACO VINCENZI: «IO FUI ACCUSATA SENZA AVER COLPE»

Per l’alluvione del 4 novembre 2011 che causò sei vittime sta subendo un processo, ancora in corso. Marta Vincenzi, l’ex sindaco di Genova, è accusata, insieme a un ex assessore e ad alcuni funzionari dell’amministrazione, di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, falso e calunnia per aver effettuato, secondo il pm, una serie di depistaggi, per minimizzare le colpe della macchina dei soccorsi del Comune spostando in avanti di un’ora nei rapporti ufficiali la comunicazione sull’esondazione del rio Fereggiano rispetto a quando effettivamente avvenne l’esondazione. Accuse fermamente respinte. «Ho la coscienza a posto».
Come sta vivendo questi giorni drammatici?
«Un dolore che riemerge. Una vicenda vissuta due volte, come un film di Hitchcock. Rivedo le stesse cose. Sapevo che le condizioni date avrebbero prodotto gli stessi risultati, ma non così disastrosi, non così presto».
Cosa prova oggi?
«Un miscuglio di tanti sentimenti. Ho fatto fatica a vivere in questi anni. Può sembrare démodé, ma io ho sempre avuto una concezione della politica come servizio. Ci ho creduto, ci credo. Le accuse che mi sono state rovesciate addosso mi hanno ferito. Cerco quindi di mettere una barriera fra me e le cose. Per difendermi. Basta poco per precipitare in un dolore esasperato».
Barriera o no, l’alluvione c’è stata di nuovo, è in corso.
«E io provo dolore, anche più di prima. Non vado in cerca di giustificazioni, non dico che siccome è successo di nuovo adesso, allora poteva succedere anche prima. No, non è il mio modo di essere. Ho provato a esprimere il mio dolore, i miei ragionamenti, le mie delusioni, anche la mia rabbia, in un libro su questa vicenda che ho scritto aiutata da mia figlia. È pronto da giugno, ma con l’editore abbiamo deciso di far passare la data del 4 novembre. Per pudore. Ci sono anche considerazioni e proposte sulla protezione civile che ho maturato alla luce della mia sfortunata esperienza. Ma non mi nascondo dietro a un libro».
Ossia?
«Dico che siamo di fronte a un déjà-vu esasperante. Quando vedi certe immagini in tv, quando vai in giro, come ho fatto in questi giorni, in una città di nuovo coperta di fango, ti viene un senso di impotenza. Poi però bisogna riflettere. Bisogna fare le opere, certo. Bisogna che non si sbagli o si sprechi come in passato. Bisogna imparare a scegliere. Ma occorre anche comprendere che è necessario imparare a convivere con il rischio. Manca un approccio funzionale, la capacità di valutare le azioni del sistema».
La gente che incontra cosa le dice?
«In molti mi fermano per dirmi ironicamente: “Adesso di chi è la colpa? Della Vincenzi?”. Ma è una magra consolazione. Magrissima».
E sua figlia?
«Lavora a Dublino, ma segue sempre quanto succede a Genova. Mi ha telefonato: “Adesso la smetterai di tormentarti. Ora le cavolate le dicono su Doria”. Ma lei è più irruenta, io sono più politica».
Non prova un senso di rivalsa?
«No. Solo tanta tristezza. Si è fatto in modo che l’opinione pubblica ritenesse che la responsabilità dovesse essere una sola: del sindaco. Spero che ora non accada con Doria. Mi farebbe piacere che certi giudizi sommari, gli stessi che ho sentito anche in campagna elettorale per le primarie da sindaco, fossero rivisti. Hanno parlato di mancata attenzione, disorganizzazione e inadeguatezza. Mi piacerebbe che qualcuno ammettesse di essere stato troppo precipitoso. Che prima di sparare certi giudizi... Mi piacerebbe, ma non l’ho sentito».
[teo.chi.]


(LUCA ZENNARO/ANSA) - Nel mirino Marta Vincenzi, sindaco di Genova dal 2007 al 2012, è accusata di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, falso e calunnia nell’inchiesta sull’alluvione del 4 novembre del 2011 che costò la vita a sei persone
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