Emiliano Liuzzi, il Fatto Quotidiano 11/10/2014, 11 ottobre 2014
MAURIZIO MAGGIANI “RADIAMOLA AL SUOLO E RICOSTRUIAMO”
[Intervista] –
Non cerca colpevoli, Maurizio Maggiani, intellettuale, scrittore, editorialista del Secolo XIX e del Fatto, ma orgogliosamente ligure. “Ho ascoltato molto la radio in queste ore, ero a Genova due giorni fa. Ma conosco la situazione molto bene, e posso dire che Genova, negli ultimi cento anni, è stata costruita sul disastro di se stessa. Non ci sono i sindaci da ritenere colpevoli, l’Arpal per il mancato allarme e il presidente della Regione Burlando. Non torniamo al piove, governo ladro. Tutti quelli che conoscono la città sanno che dovrebbe essere rasa al suolo al cinquanta per cento perché venga messa in sicurezza. Forse lo disse anche Burlando, qualche anno fa, prima di alimentare lui stesso il disastro urbanistico”.
Scusi, ma il cemento non cresce come l’erba.
Certo. C’è stata la speculazione edilizia degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma in quelle case andarono a dormire gli operai, i disgraziati. Furono un tetto per i poveri. Non ci sono le ville dei ricchi. In quelle case di merda andarono ad abitare delle persone perbene.
E il mancato allarme?
L’allerta meteo si basa su modelli matematici non affidabili o, semmai lo sono stati, non sono più affidabili.
Ma un’allerta meteo esisteva?
Sì, e parlava di temporali strutturati.
Tradotto?
Vuole semplicemente dire che i temporali strutturati sono un giorno sì e uno no. Questo vuol dire. Non c’è nessun sindaco capace di ordinare alle persone di rimanere a casa ogni volta che piove, questa sarebbe la soluzione. Magari ci sarebbe anche quella di non mettersi a percorrere sottopassaggi, costruiti in maniera criminale. Oppure fermarsi a vedere la piena, non è prudente.
Esiste una soluzione?
Sì, e la dico con un paradosso: fare la rivoluzione. Io ci sono, ma in quanti ci troviamo? In realtà non c’è niente che sia possibile. Nei prossimi giorni conteranno i quattrini per la messa in sicurezza degli argini, poi parleranno della presa di coscienza, della responsabilità. Fino a quando non se ne parlerà più, l’argomento dimenticato almeno fino alla prossima alluvione.
La colpa è di Genova?
Della speculazione edilizia, certo. Genova non è una città visibile, se non dal mare. Un motivo ci sarà. Lo ripeto e l’ho detto: è costruita sul disastro di se stessa.
Però altrove una bomba d’acqua non semina morti e devastazione. Almeno non sempre.
Vero. Io abito tra la Liguria e la Romagna, a Faenza. Qui c’è stata un’alluvione quindici giorni fa. Una bomba d’acqua. A quel punto hanno aperto gli argini, l’acqua è finita nelle campagne e non c’è stato nessun disastro. Qui c’è la campagna. Genova è una città.
Emiliano Liuzzi, il Fatto Quotidiano 11/10/2014