Alberto Mattioli, La Stampa 11/10/2014, 11 ottobre 2014
“AL REGIO ABBIAMO SBAGLIATO TUTTI CON IL DIRETTORE ARTISTICO SI RIPARTE”
[Intervista a Walter Vergnano] –
Fatta la pace, che magari è solo un armistizio, dei due litiganti del Regio parla solo il sovrintendente che succede a se stesso, Walter Vergnano. L’altro, il direttore musicale uscente e rientrante, Gianandrea Noseda, preferisce tacere. Quello artistico appena nominato, Gastón Fournier-Facio, svicola con la consueta eleganza partendo per la Costarica natale: «Devo prendere un aereo e poi, mi scusi, non posso parlare prima della presentazione ufficiale».
Dunque, sul compromesso che salva la capra del direttore musicale e i cavoli del sovrintendente abbiamo solo la versione di quest’ultimo: «Mi sembra che finalmente siamo arrivati a una conclusione condivisa su una proposta del sindaco Fassino. Abbiamo scelto di comune accordo, dopo un percorso un po’ tortuoso (sic) un direttore artistico di grande prestigio. Fournier non è un ripiego, ma un’aggiunta importante alla squadra. Del resto, che in un teatro d’opera ci sia un direttore artistico è la regola. L’eccezione è che al Regio non ci fosse».
Chi ha vinto e chi ha perso?
«Sarà retorico, ma dico che ha vinto il Regio. Fournier non è l’amico di Noseda o di Vergnano. È una persona che ha un grande curriculum. Quando Fassino l’ha proposto, Noseda ha detto: perché non ci abbiamo pensato prima?».
Insomma, si parte da capo.
«No, si riparte. Perché non iniziamo certo da zero. Dieci anni fa il Regio era un “medio” teatro italiano, oggi un’eccellenza riconosciuta nel mondo. L’obiettivo è consolidarlo sul territorio, a Torino e in Italia, e proiettarlo all’estero».
Però si parla sempre di persone e mai di progetti.
«Per ora abbiamo scelto una persona, la sua storia, le sue competenze. Appena Gastón tornerà a Torino, intorno al 20, ci siederemo intorno a un tavolo e ragioneremo».
Ma con Noseda vi siete pubblicamente mandati a quel paese, con pesanti considerazioni personali...
«È stato un errore. Quelle cose non dovevamo dircele. Oppure dircele in una stanza e non su La
Stampa. Abbiamo sbagliato entrambi e io mi assumo la mia parte di responsabilità. Di litigare succede in ogni famiglia. L’importante è che crediamo entrambi in questo teatro. Poi, certo, dovremo ricostruire un rapporto personale. Questo non vuol dire dimenticare quel che è successo. Non si tratta di nascondere la polvere sotto il tappeto, ma di ricominciare a pensare al futuro».
Una montagna di litigi e di mediazioni ha partorito un direttore artistico. Non potevate pensarci prima?
«Il sindaco Fassino aveva detto che squadra che vince non si cambia, ha agito di conseguenza e ha ottenuto quel che voleva. Certo, se Gianandrea e io non ci fossimo scannati sui giornali sarebbe stato meglio per noi e per il teatro».
Appunto: il teatro è spaccato.
«No. I lavoratori hanno sempre chiesto che Noseda e Vergnano rimanessero».
Ma se hanno scritto comunicati contrapposti!
«Gli stracci che sono volati hanno colpito anche loro. Però nell’ultima assemblea avevano chiesto che la nostra coppia restasse».
Non era meglio azzerarla?
«C’erano quattro possibilità: che me ne andassi io, che se ne andasse Noseda, che ce ne andassimo entrambi e che entrambi restassimo. Abbiamo scelto la quarta possibilità, che è forse la più difficile. Ma ce lo chiedevano il sindaco e i lavoratori del teatro. Quindi, oltre che la più difficile era anche la più giusta».
Alberto Mattioli, La Stampa 11/10/2014