Paolo Siepi, ItaliaOggi 11/10/2014, 11 ottobre 2014
PERISCOPIO
Sono pigra. Amo i latini perché fanno tutto da soli. Altan, Donne nude. Longanesi.
Inchiesta Mose: Giancarlo Galan chiede il patteggiamento. Datemi dieci anni ai domiciliari, il resto in nero. Spinoza.it.
Desideri - Prima di morire vorrei vedere la faccia di un altro premier. Jena. la Stampa.
Corradino Mineo minaccia di ritrarsi nel Gruppo misto e intanto elogia Walter Tocci, senatore Pd pronto a dimettersi per lesa dignità politica. Il Jobs act non saprei, ma certo Renzi la sinistra la sta sistemando. Franco Amminino. Il Foglio.
Io sono una mina vacante! Lo diceva ad alta voce una ragazzina su un tram a Milano.
Il contratto nazionale degli orchestrali prevede 28 ore di lavoro la settimana per gli orchestrali più pagati e tutelati del mondo, col primo violino dell’Opera che già balzò agli onori della cronaca per i suoi 62 giorni lavorativi su sei mesi. E quella di schiere di «artisti» che si trasformano in Cobas dei metalmeccanici per rivendicare privilegi, scioperi, assemblee, ricatti, cancellazioni di spettacoli già pagati, imposizione di pause fra un atto e l’altro, benefit, organici gonfiati e poi la comica delle varie indennità fra le più ridicole e le più astruse. Filippo Facci. Libero.
Ci sono circostanze nelle quali il dubbio si fa largo. E se la trattativa stato-mafia fosse non soltanto una fissa da maniaco? Vivessimo mai in un paesaggio antidemocratico, la libertà agli sgoccioli e Licio Gelli, altro che in pensione, guidasse ancora la mazurka? Con Renzi burattino? L’articolo 18 come casamatta estrema? E la Camusso, Giovanna D’Arco? E Gad alle Termopili? E Prodi Cincinnato? Se avesse ragione Zagrebelsky, o Eco, o Severgnini? Ci pensi sì, certo che ci pensi. Poi basta, tocca alzarsi dalla tazza. Andrea’s Version. Il Foglio.
Prima di Di Pietro c’era il Caf, la malefica alleanza tra la balena bianca e il garofano craxiano. Dopo Di Pietro, il Caf non esisteva più. Era questo semplice argomento a far dimenticare i piccoli difetti di Tonino. I soldi ricevuti in prestito. Gli appartamenti. Le automobili lussuose. I telefonini in regalo. E il mondo che girava attorno a lui, con qualche compagnia non sempre di prim’ordine. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli.
Cesare Romiti, dichiarò: «Abbiamo pescato in Fiat un paio di persone che prendevano denaro per presentare qualcuno all’Avvocato. Uno dei due l’abbiamo mandato in galera, l’altro alla Cinzano». Alberto Statera, ilvenerdì.
Roma è sempre sul filo di lana tra palcoscenico e bordello. Popolata da cialtroni che rendono pesanti le notti e pesanti i giorni che rotolano nel mito rivisto della dolce vita / vita di merda. Tutta una ronda, una samba, un happy hour. Rumor di bonghi, spianate di borse e cazzate false, rutti da post mojito e stronzetti sedicenni con le macchinine comprate da mammà che intasano, attuffano, sfiatano. La romanità è sempre stata mezza fesseria e mezzo inganno, colonne amozzicate nobilitate dai gatti e preti vaganti (a volte santi, a volte allupati), romanità che intruglia e satolla «in ne’ sughi della gloria» sua sta. sdm. Il Foglio.
Mio padre diceva sempre: «Marina non è coraggiosa, ma incosciente». Sposa la causa senza chiedersi gli effetti. L’istinto non tradisce mai. Marina Ripa di Meana. ilGiornaleOff.it.
Spesso mi domando perché non sia ancora stata scritta una seria, obiettiva, serena, intelligente biografia di Mussolini. Non un’opera celebrativa, alla Plutarco, né un’opera diffamatoria, alla Svetonio, scritte cioè, l’una sotto il dettato dell’amore, l’altra sotto quella dell’odio. Ma una biografia imparziale, che abbia valore storico, umano, e artistico al tempo stesso, e sia insieme la testimonianza di un uomo del nostro tempo, il che vale a dire di tutti gli uomini del nostro tempo, suoi amici o nemici suoi. Curzio Malaparte, Battibecchi. Florentia, 1993.
Urge il cambiamento. Ma anche poi il cambianaso, il cambiafronte, il cambiamano. Cambiare serve a non essere riconosciuti e additati come responsabili di qualcosa. Quello che è stato è stato, que sera sera. Massimo Bucchi, ilvenerdì.
Si è trovata, pare, una tecnica veloce per l’allevamento delle anguille: siccome un viaggio di migliaia di chilometri non è economicamente sostenibile, le fanno vagare per qualche giorno lungo corridoi marini delimitati da gabbie con piastre magnetiche. Appena le poverette hanno perso l’orientamento, le trasferiscono in grandi vasche buie e fredde che, per salinità e composizione dell’acqua, imitano il mar dei Sargassi. Ingannate e confuse, le anguille ovulano lì, a due passi da Cesenatico. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.
Il nonno correva in moto. Una volta, al quinto giro su un circuito di Nonantola, per voltarsi a guardare una brunetta che sarebbe poi diventata mia nonna, aveva perso il controllo della moto, infilando una siepe e riportando una ferita lacero-contusa guaribile in dieci giorni: salvo complicazioni, come diceva il referto, che non aveva però previsto come sarebbe andata a finire, cioè in un matrimonio. «Più complicazioni di così» commentava il nonno. Umberto Cavezzali, Gente del Po. Camunia, 1992.
Peggy Guggenheim, a un certo punto, mi fece il nome di un altro pittore, il Tancredi da Feltre, che lei aveva molto amato, e che era finito, come Pollock, suicida. «Era uno straordinario ragazzo», disse, «ma la sua anima era imprendibile...». Nantas Salvalaggio. La provincia avvelenata. Mondadori, 1981.
Istante raro, dove la sensazione del passato ritorna nel presente e vi si sovrappone. Come facendo l’amore, quando tutti gli uomini passati e quello che è li non fanno che uno. Annie Arnaux, La vie extèrieur. Folio.
Giovannino Guareschi è stato sepolto all’ombra della chiesa di Roncole Verdi nel 1968. Sta lì, immerso nella terra e una massiccia e bassa stele di granito ne segnala la presenza. La sua faccia è una maschera in bronzo fissata al centro della stele. Difficile capirne l’espressione, i capelli scomposti, i baffi irti e ventagli di grinze, di pieghe a piovere dalla fronte, dalle guance, gli occhi socchiusi, fessure per fermare lame di sole e guardare lontano. Beppe Gualazzini, Guareschi. Editoriale Nuova, 1981.
La sinistra comunista di D’Alema, Veltroni e della signorina Bindi è spacciata. Bisogna solo decidere se tumularla o cremarla. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 11/10/2014