Paolo Madeddu, Rolling Stone 10/2014, 10 ottobre 2014
IL FILOSOFO DEL POP
[Massimo Coppola]
Filosofo a Mtv, forse anche presentatore. Regista di documentari e film, attore, editore. Fin dalla fine degli anni ’90 Massimo
COPPOLA, 42 anni, incarna impeccabilmente un dubbio generazionale: che cosa intendiamo con il termine “cultura” – e, quel che più conta, che cosa dovremmo farci? La ricerca di una risposta lo ha portato di volta in volta su strade diverse. Percorrendo le quali ha raccolto molti estimatori e altrettanti detrattori.
La sua immagine pubblica e i pareri di chi lo conosce evocano un incontro problematico. Ottimo. Iniziamo parlando di calcio. È il sistema migliore per farsi una prima impressione di un uomo.
RS È vero che da ragazzino saresti potuto andare al Milan?
COPPOLA Vennero per propormi un provino, ma mio padre disse di no. Saggio uomo. Musicista. Forse tutto ciò che ho fatto nella vita è stato un ripiego. Sono felice di aver fatto libri, tv, musica, film, eccetera. Ma rinuncerei a tutte queste cose per un gol ai Mondiali, o un feedback davanti a 20mila persone.
RS II primo pare complicato; il secondo chissà, potrebbe capitare. Nell’attesa, che fai?
COPPOLA Io provo a fare, oggi, cinema d’autore, documentari e libri. È come produrre macchine a vapore. Ma il mio vero talento è la passione per gli esseri umani. Mi piacciono le loro storie. E che io mi sia sempre trovato in un cortocircuito tra l’essere “troppo avanti” e usare linguaggi superati è l’essenza del post-postmoderno. Sai perché sono ritenuto un animale strano? Perché in Italia hanno iniziato negli anni ’60 a fare convegni sull’importanza dei fumetti, eppure dopo mezzo secolo in questo Paese c’è ancora differenza tra cultura alta e bassa. E continua a mancare quanto io amo di più: studiare con mezzi complessi la cultura pop.
RS Davvero? A me pare che la compresenza di alto e basso sia stata sdoganata da tempo.
COPPOLA Mi piacerebbe pensare di aver contribuito. Anche se la compresenza non è necessariamente riconoscimento. Pensa a Simon Reynolds. È un grande storico, spiega fenomeni, illumina movimenti culturali che hanno avuto impatto enorme su più di una generazione. Ma parla di rock. Secondo te Reynolds lo vincerà mai il Nobel?
RS È importante che lo vinca?
COPPOLA No, in effetti no. Ma il punto è che continua a esserci un’autorevolezza dell’intellettuale polveroso, che la nega a chi spiega i movimenti veri.
RS Com’era essere filosofo ed essere riconosciuto per strada?
COPPOLA Divertente.
RS Però non potevi tirartela da rockstar, quindi dovevi tirartela da filosofo, che è diverso.
COPPOLA Non me la sono mai tirata! Il mio è un mix di ansia e snobismo. Quando facevo Brand: New risultavo irritante e distaccato perche è il mio modo di gestire l’ansia parossistica con cui convivo da sempre, quella di sapere di non valere un cazzo. Ecco, questa è autoironia, ma ci torniamo dopo, se posso.
RS Chi è che vale tantissimo? Oltre a Simon Reynolds.
COPPOLA Ci sono persone che mi hanno cambiato la vita, “riconoscendomi”. Antonio Campo Dall’Orto a Mtv – Avere ventanni rimane una testimonianza unica del suo tempo; Nicola Giuliano della Indigo Film, con cui lavoro da tanti anni e che nel frattempo ha vinto un Oscar. Luca Formenton, che ha avuto l’intuizione di farmi pensare a una cosa come ISBN, la mia casa editrice. Ma l’intelligenza, la curiosità, sono temute in Italia, che è un Paese vecchio. Tu puoi arrivare alla maturità e nessun insegnante ti ha fatto vedere un film di Kubrick o sentire un disco dei Beatles; in compenso, devi sapere tutto dei Sumeri. Ma vadano affanculo i Sumeri. La scuola pubblica non ti dà le possibilità di decodificare la maggior parte degli stimoli che ti arrivano dal mondo.
RS Quindi la contromossa è: dimenticare i Sumeri. Che pure, fanno molto Battiato.
COPPOLA Per me è necessario riportare un’aura di coolness nella cultura in modo post-ideologico, ma complesso. L’intero scopo di ISBN è far sì che avere in tasca il libro giusto ti permetta di rimorchiare. Tra l’idea che io ti seduco perche ho il Suv nero opaco o perché ho in tasca Les fleurs du mal – per citarti una cosa da 18enne – io sono per far colpo con Baudelaire.
RS Hai citato Brand: New. Fu uno choc, accorgerti che là fuori c’era gente che poteva seguirti? Che se dicevi cose intelligenti, qualcuno capiva?
COPPOLA Intanto devo di nuovo chiamare in causa Campo Dall’Orto, che mi ha preso e mi ha dato tempo e carta bianca. Ha funzionato. Non fu uno choc, ma certamente fu un segnale di qualcosa che stava cambiando. La mia generazione ha avuto la fortuna di vivere prima e dopo la rivoluzione digitale e mediatica: ciò forse farà di noi esseri veramente strani da vecchi, ma abbiamo visto l’acquisizione della conoscenza cambiare per sempre. Con effetti collaterali.
RS Tipo?
COPPOLA Capitava di dover andare da Milano a Pisa a cercare un saggio su Kant che c’era solo lì. E lo leggevi sul treno di ritorno. Oggi ho letto cose interessantissime tra siti e twitter-browsing. Siamo bulimici. Mangiamo e vomitiamo, senza trattenere. Di conseguenza, le cose che ho letto oggi non mi sono rimaste in testa come quel saggio su Kant. Perché se non fai uno sforzo e non crei una narrazione intorno all’acquisizione della conoscenza, ci passi soltanto attraverso. Quindi, l’essere umano 2.0 ha un problema con l’outsourcing della conoscenza. Ovvero se spengo il navigatore satellitare, sono perso. Se il cervello delega, disimpara. E a proposito di conoscenza, parliamo di YouPorn.
RS Eccomi.
COPPOLA Sono millenni che le culture dominanti insegnano che il sesso è male. E questo ha fatto danni irreparabili. Ma fino a pochi anni fa la scoperta del sesso era fatta di eccitazione e mistero. Avere accesso al corpo dell’altro dava un’idea di conoscenza, di approccio a un mondo nuovo. Oggi a causa della proliferazione del porno, che pure ha aspetti divertenti, tu arrivi con degli standard in mente e soprattutto una fallace impressione di conoscenza.
RS Fallace.
COPPOLA Perché anche se vedi un miliardo di porno non sai come sarà far l’amore con una persona. E come se basassi la tua esperienza di risoluzione di problemi sulla visione di MacGyver o 007. È una questione non di battuta, se non in termini di morale, ma la costruzione di una sessualità gioiosa per le prossime generazioni potrebbe essere più difficile che per noi.
RS Però la razza sopravviverà, no?
COPPOLA Credo di sì. Sono curioso di sapere come. Siamo alle porte di una rivoluzione totale e non possiamo opporci allo tsunami che sta spazzando tutto: possiamo al massimo prendere la tavola da surf. L’intellettuale deve saperlo e diventare un curatore, un dj, un selezionatore di cose interessanti. E prendere atto che i movimenti culturali si sono frantumati. Non siamo più in un tempo vettoriale, in cui prima c’è un movimento, poi eccone un altro. Tutto succede contemporaneamente. E ci è disponibile contemporaneamente. Dobbiamo selezionare i puntini e unirli come nella Settimana Enigmistica.
RS La reazione più diffusa davanti a questo assalto di input, dice Reynolds, è aggrapparsi al passato, così comodamente pieno di monumenti, di elementi sostanzialmente approvati, di movimenti sviscerati. Ma tu, parafrasando il tuo programma, a chi HA vent’anni, oggi, cosa diresti di fare?
COPPOLA E lo viene a chiedere a me?
RS E a chi lo devo chiedere?
COPPOLA Chi ha vent’anni deve mandarmi a fare in culo.
RS Benissimo. Ma sulla base di che?
COPPOLA Non lo deve nemmeno sapere. Deve venirgli naturale. “Sei un vecchio, che cazzo ne sai tu, vaffanculo”. Poi a trent’anni deve ripensarci. Ma a venti no. Ci tengo molto. Ho una radice punk inestirpabile.
RS Nessuno osa dirlo, ma il punk ha fatto anche qualche danno.
COPPOLA Non è il punk che ci ha fatto male. Ma l’autoironia.
RS Questo mi piace. Vai avanti.
COPPOLA Siamo una generazione che non è riuscita a dire la verità, mai. Io per primo. Quando è morto Kurt Cobain, al posto della rabbia è arrivata l’autoironia. Non abbiamo retto a quello schiaffo micidiale, e poi a quelli ancora peggiori del 2001, il G8 e le Twin Towers, e ci siamo messi tutti un po’ di lato, con un piede dentro e uno fuori dal cerchio. Tutti autoironici, incapaci di dire le cose senza metterle tra virgolette. Liberarci dell’autoironia sarebbe un passo avanti. È ora di entrare nel cerchio e farci il culo davvero.
RS Durante l’intervista hai usato spesso l’espressione “in questo Paese”. Dimmi un Paese che ti piace.
COPPOLA L’Italia.