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 2014  ottobre 10 Venerdì calendario

C’è una linea, neanche troppo sottile, che collega la Grande Muraglia a Napoli, e Napoli al quartiere Prenestino di Roma: è un nuovo sodalizio criminale, che mette insieme gli imprenditori cinesi ai camorristi dei clan Giuliano e Anastasio e questi ultimi ai laziali Terenzio

C’è una linea, neanche troppo sottile, che collega la Grande Muraglia a Napoli, e Napoli al quartiere Prenestino di Roma: è un nuovo sodalizio criminale, che mette insieme gli imprenditori cinesi ai camorristi dei clan Giuliano e Anastasio e questi ultimi ai laziali Terenzio. Una sinergia che serve a far arrivare direttamente dalla Cina nei porti di Napoli, Civitavecchia e Gioia Tauro la merce contraffatta, e da lì a farla finire nei magazzini del Prenestino e del Casilino.
Roma è una città multietnica, e anche le mafie si sono dovute adeguare. Così, dopo l’invasione di ’Ndrangheta e Camorra, le forze dell’ordine devono adesso fare i conti con la criminalità “endogena”. I delinquenti africani hanno il controllo dell’immigrazione clandestina e della droga. La mafia di origine slava, albanese e rumena, considerata di “elevata pericolosità sociale per l’indole violenta e per l’assenza di scrupoli” – scrive la polizia –, è invece responsabile di delitti predatori, di traffico di stupefacenti e di sfruttamento della prostituzione. Rumeni e bulgari, poi, hanno una predilezione per i reati “informatici”: la clonazione di carte di credito e l’alterazione dei bancomat.
Le bande di matrice sudamericana e filippina sono dedite principalmente ai reati contro il patrimonio e contro la persona, nella maggior parte dei casi ai danni di connazionali. I cinesi, grazie al sodalizio con la Camorra, sono anche in grado di creare società fittizie di intermediazione finanziaria per il trasferimento , in madre patria, di ingenti somme di denaro. Un esponente di spicco del clan Moccia, al quale sono stati sequestrati beni per un valore di 150 milioni di euro, gestirebbe gli affari commerciali all’Esquilino, dopo aver acquistato una villa nei Castelli Romani appartenuta ad Alcide De Gasperi, e sarebbe il dominus di una società che porta i clienti al Casinò di Sanremo e presta loro i soldi. Un modo per fare impresa.
Ma c’è una nuova mafia che spaventa le polizie: è quella di origine russo-georgiana. Secondo gli ultimi rapporti dell’antimafia, sono loro a compiere i principali furti nelle case dei romani, ma soprattutto ad avere la capacità di riciclare i soldi sporchi in tutta Italia e negli altri Stati europei. La collaborazione con l’Europol ha consentito di individuare a Roma personaggi di spicco dell’organizzazione mafiosa vor v zakone (ladro nella legge in russo), responsabili di reati di sangue e in costante contatto con l’organizacija. Tra gli altri, sono stati arrestati gli autori di un duplice tentato omicidio avvenuto il 4 agosto 2011 a Mechelen, una città della provincia di Anversa. Tutto questo naturalmente si inserisce in un contesto non certo vergine. A scorrere i nomi delle famiglie mafiose presenti ormai da anni a Roma (come in tutto il Lazio), vengono i brividi: gli Alvaro, i Bellocco-Piromalli, i Pelle, i Gallace, i Bonavota e i Fiarè per la ’Ndrangheta ; i Senese per la Camorra; i Triassi-Cuntrera per Cosa Nostra; senza dimenticare gli autoctoni, i Casamonica e i Fasciani. Le novità investigative degli ultimi mesi riguardano, per esempio, la tanto citata movida notturna: secondo gli inquirenti, per esempio, il clan camorristico degli Esposito (Luigi, detto “Nacchella”, è membro dell’alleanza di Secondigliano) potrebbe aver messo gli occhi sui locali della movida, rimpiegando così i capitali di provenienza illecita.
Del resto, che la ’ndrina Bonavota abbia “investito” nelle attività di Monteverde e di Prati è ormai cosa nota. “un altro fenomeno che sta emergendo – afferma Gianni Ciotti, segretario del sindacato di polizia Sed – ma che la politica non è ancora in grado di decifrare: le mafie dell’est gestiscono interamente il traffico della prostituzione, riciclandone i proventi in attività commerciali e in ville”.