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 2014  ottobre 09 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ULTIME SULL’EBOLA


REPUBBLICA.IT
MADRID - Mentre sono date in peggioramento le condizioni di Teresa Romero, l’infermiera spagnola che ha contratto il virus Ebola, primo caso di contagio al di fuori dell’Africa, in Spagna è polemica sulle responsabilità e sulle presunte falle nel sistema sanitario. Negli Usa, il giorno dopo la morte del primo paziente diagnosticato nel Paese, a Washington i presidenti dei Paesi africani più colpiti dall’epidemia incontrano i vertici di Onu, Fmi e Banca Mondiale. Mentre a New York gli addetti alle pulizie degli aeroporti incrociano le braccia per paura del virus.
In Gran Bretagna, introdotti controlli rafforzati dei viaggiatori provenienti da Liberia, Sierra Leone e Guinea in alcuni aeroporti e stazioni ferroviarie. "Gli screening rafforzati riguarderanno in un primo tempo gli aeroporti londinesi di Heathrow e Gatwick e il terminal Eurostar", ha annunciato un portavoce di Downing Street in una nota. Intanto, dalla Macedonia giunge la notizia del deecesso di un cittadino britannico sospettato di aver contratto l’Ebola.
In Italia è in osservazione un medico di Emergency rientrato dalla Sierra Leone. Il ministro Lorenzin: "Solo una precauzione, da noi nessun caso di contagio".
Dal forum di Washington, l’allarme di Thomas Frieden, direttore dei Centri americani per il Controllo e la Prevenzione della Malattia (Cdc) con sede ad Atlanta: "Direi che, in trent’anni di lavoro nella sanità pubblica, l’unica situazione simile a questa è stata quella con l’Aids", ha spiegato, sottolineando che il ritmo di diffusione della malattia è simile a quello della fase iniziale della sindrome da immunodeficienza acquisita. "Sarà una lunga battaglia. E dobbiamo lavorare ora in modo che, per il mondo, non sia una nuova Aids".
Spagna, infermiera in pericolo di vita. "La situazione clinica di Teresa Romero è in deterioramento - ha detto Yolanda Fuentes, dirigente dell’ospedale "Carlos III" di Madrid - ma non posso fornire ulteriori informazioni per espressa volontà della paziente". E’ il fratello dell’infermiera, Josè Ramon Romero Ramos, a chiarire la gravità della situazione, riportando le parole di una dottoressa: "Non ci sono grandi speranze".
Teresa Romero, 44 anni, è stata contagiata da un prete spagnolo tornato in patria con l’Ebola. In totale in Spagna sono sette le persone che sono state tenute in isolamento, l’infermiera è l’unica risultata positiva al test dell’ebola. Restano ancora in quarantena il marito della donna e due dottori che l’hanno curata, mentre altre tre persone sono state dimesse ieri.
Ed è polemica sulle responsabilità del contagio. Teresa Moreno all’una del mattino di lunedì era stata trasferita dalla sua abitazione al pronto soccorso di Alcorcon, a Madrid, su un’ambulanza convenzionale, non dotata di dispositivi di prevenzione del virus, tra l’altro utilizzata nelle 12 ore successive per il trasporto di altri pazienti senza essere stata disinfettata. A denunciarlo sono il conducente e il barelliere dell’ambulanza, citati dal quotidiano El Pais.
Uno dei due dottori adesso in quarantena lancia altre accuse. Le maniche della tuta protettiva erano troppo corte, ha scritto in una lettera indirizzata alle autorità sanitarie pubblicata sempre da El Pais, aggiungendo di essere rimasto accanto a Teresa Romero per le cure per 16 ore, durante le quali nessuno gli ha comunicato che la donna fosse affetta da Ebola e di averlo appreso solo dalla stampa.
Ebola in Spagna, manifestazione contro ministro della sanità: "Deve dimettersi"
In generale, gli operatori sanitari lamentano la scarsa preparazione a trattare il virus e per questo i sindacati hanno chiesto le dimissioni del ministro della Salute Ana Mato, scuotendo la fiducia degli spagnoli in un sistema sanitario colpito da profondi tagli alla spesa conseguenti all’austerity. Il premier Mariano Rajoy ha risposto con un invito alla calma spiegando che è altamente improbabile una diffusione del virus di grande portata. Il caso Romero, ha aggiunto un portavoce del suo partito per la Sanità, deve essere stato causato da un errore umano, perché la Spagna non ha allentato i suoi protocolli.
Lorenzin: "Nessun caso, medico in osservazione per precauzione". In Italia, è stato ricoverato e posto in osservazione all’ospedale "Spallanzani" di Roma un medico di Emergency reduce dalla Sierra Leone. "Nei giorni scorsi aveva avuto contatti con un collega poi ricoverato in Germania, ammalato, ma all’epoca asintomatico, il 26 settembre scorso", ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, riferendo al Senato sulla situazione del virus. "Ad oggi - ha precisato - è del tutto asintomatico. Il periodo di osservazione terminerà a 21 giorni dal contatto, avvenuto il 16 settembre scorso. Solo di una misura precauzionale - ha spiegato il ministro - poiché il medico non ha avuto alcun tipo di contatto diretto".
Lorenzin ha sottolineato come in Italia non sia stato registrato nessun caso di contagio. In Italia, ha spiegato, esistono attualmente 21 unità di isolamento nelle strutture sanitarie e 12 Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) che impiegano 448 persone cui sono state fornite specifiche indicazioni nella gestione delle navi e degli aerei in arrivo nel nostro Paese. "Le numerose segnalazioni di casi sospetti, dovute anche a un sistema di allerta attivato nel Paese, sono state oggetto di apposite indagini epidemiologiche e tutte hanno avuto esito negativo". L’Oms "non esclude la possibilità di casi sporadici in Europa" ha spiegato ancora Lorenzin, augurandosi che "il caso spagnolo resti un evento isolato".
Al Senato il ministro ha offerto un bilancio sull’ebola aggiornato all’8 ottobre. Da dicembre 2013, effettivo inizio dell’epidemia ai confini fra Sierra Leone e Liberia, i casi probabili e confermati riportati all’Oms sono 8.011, 3.877 i decessi a causa del virus, con un tasso di letalità del 46% nei Paesi dell’Africa dell’ovest. "Ma i dati - ha sottolineato Lorenzin - sono in continua evoluzione". Per aiutare le popolazioni e contrastare l’epidemia il ministero della Salute valuta "la possibilità di inviare ulteriori strutture sanitarie mobili e personale volontario nel West Africa. L’11 settembre - ha aggiunto - è stata richiesta al ministero dell’Economia e delle Finanze un’integrazione di risorse per l’acquisto di materiale profilattico e di dispositivi di protezione individuali".
Ban Ki-moon: aumentare gli aiuti di 20 volte. A proposito di aiuti, a Washington i presidenti di Guinea, Liberia e Sierra Leone - Alpha Conde, Ellen Johnson Sirleaf e Ernest Bai Koroma -, incontrano il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde e il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim per discutere della situazione e spiegare di cosa necessitino per battere l’Ebola. Fondamentalmente, più centri sanitari per il trattamento del virus, strumenti di protezione e soldi per pagare il personale sanitario. Oltre a un aiuto finanziario a sostegno di economie devastate dall’emergenza, con le risorse statali prosciugate dalla contrazione del gettito fiscale e dall’espansione della spesa sanitaria. Per Ban Ki-moon chiede di aumentare di 20 volte l’ammontare degli aiuti internazionali per combattere l’Ebola. "Per quelli che ancora non hanno preso l’impegno di dare una mano, vi prego di farlo presto. Questa è una tragedia che non perdona".

DA REPUBBLICA.IT DEL 6 OTTOBRE
NEW YORK - Primo caso di contagio da Ebola in Europa, il primo avvenuto fuori dall’Africa: due serie di test hanno dato esito positivo per un’infermiera che curò il missionario Manuel Garcia Viejo, morto il 25 settembre scorso a Madrid dopo aver contratto la malattia in Sierra Leone. La donna, la cui identità non è stata resa nota, è ricoverata in un ospedale di Alcorcon, alla periferia della capitale spagnola. "La paziente è arrivato questa mattina con un quadro sospetto e quindi è stata posta in isolamento". Il ministero della Salute ha convocato un gabinetto di crisi per analizzare il terzo caso di Ebola in Spagna, il primo in cui il paziente non è rientrato dall’Africa occidentale. Sia Viejo, 69 anni, sia Miguel Pajares, sacerdote settantacinquenne che aveva contratto il virus in Liberia, erano deceduti. 75 anni, sono decedè stato la seconda vittima spagnola dell’epidemia che sta falcidiando l’Africa occidentale, dopo il prete Miguel Pajares di 75 anni, ucciso dal virus contratto in Liberia.
Sempre in Europa, risultano fuori pericolo i due pazienti in cura in Francia e Germania. E’ stata invece infettata in Sierra Leone una norvegese di 30 anni volontaria di Medici Senza Frontiere, per la quale è stato disposto il rimpatrio in Norvegia
Notizie drammatiche dalla Sierra Leone. La situazione in Africa occidentale continua intanto a peggiorare: in Sierra Leone sono stati registrati 121 morti e 81 nuovi casi nella sola giornata di sabato, una delle peggiori da quando è comparsa la malattia. I dati, raccolti dall’Emergency Operations Center della Sierra Leone, mostrano che il numero totale di morti nel Paese è arrivato a quota 678, dai 557 del giorno prima.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) il bilancio complessivo delle vittime di Ebola aggiornato a mercoledì primo ottobre è di 3.439 morti su un totale di 7.492 casi in Africa occidentale (compreso quello registrato negli Stati Uniti).
Il virus è comparso in Guinea a marzo, quindi si è diffuso in Liberia e in Sierra Leone. Focolai minori in Nigeria e Senegal sembrano invece sotto controllo. Intanto i produttori hanno smentito la notizia secondo cui l’Oms avrebbe scelto il vaccino italiano, ordinando un milione di dosi nei prossimi mesi: "È ancora in fase di sperimentazione".
Torna negli Usa il reporter americano. Ashoka Mukpo, il reporter americano che ha contratto il virus mentre lavorava in Africa occidentale, è tornato negli Stati Uniti per il trattamento. Mukpo sarà il secondo paziente Ebola essere trattato in un’unità di isolamento specializzata del Nebraska Medical Center.
Mupko è un cameraman freelance di 33 anni, che ha lavorato per la NBC in Liberia, paese in cui ha contratto l’infezione e dai cui è ripartito verso gli Usa. È il quinto americano ad essere portato negli gli Stati Uniti per il trattamento dall’inizio dell’epidemia.
Sono sempre gravissime le condizioni del "paziente zero" Usa, Thomas Eric Duncan, il liberiano ricoverato al Texas Health Prtesbyterian Hospital e che a Dallas ha sviluppato i sintomi della febbre emorragica. Le autorità sanitarie hanno fatto sapere che nel tentativo estremo di salvargli la vita viene sottoposto a una terapia a base di un farmaco sperimentale a cui la Food and Drugs Administration (Fda) ha dato il via libera solo per i casi di emergenza: si tratta del ’Brincidofovir’, un potentissimo antivirale messo a punto dalla società farmaceutica Chimerix.
Obama contro governi che "non fanno abbastanza". "Le possibilità di una diffusione dell’epidemia di Ebola negli Stati Uniti sono molto basse", ha rassicurato Barack Obama che alla Casa Bianca ha fatto il punto della situazione con le massime autorità sanitarie. Il presidente americano si è poi scagliato contro quei grandi Paesi che a suo dire "non fanno abbastanza". Di qui l’invito ai leader mondiali a impegnarsi e a fare di più.
I casi sospetti si moltiplicano in tutti gli States e a New York - principale scalo aereo internazionale del Paese - si lavora per rafforzare tutte le misure di sicurezza e per rendere più severi i controlli. Lo stesso Obama ha assicurato che si sta lavorando "per sviluppare ulteriori e più efficaci protocolli nella lotta a Ebola, rafforzando il controllo dei passeggeri sia negli Stati Uniti che Oltreoceano". La Casa Bianca nega comunque che si stiano prendendo in considerazione anche misure per una restrizione dei viaggi da e per l’Africa occidentale.
Ricoverata in India turista giapponese. Una turista giapponese sospettata di aver contratto il virus dell’ebola è stata ricoverata in isolamento in India. La 27enne è stata trasportata in un ospedale privato a Imphal, capoluogo dello Stato nordorientale di Manipur, dopo essere arrivata in India dalla Birmania. Campioni del sangue della donna sono stati inviati nell’Istituto nazionale di virologia nello Stato occidentale di Maharashtra. Tutti i turisti che arrivano in India via terra dai Paesi vicini, hanno fatto sapere funzionari di Nuova Delhi, saranno ora sottoposti a controlli per l’ebola. Per il momento nel Paese non è stato registrato nessun caso della malattia, che ha provocato oltre tremila morti in Africa occidentale.

Rezza "L’epidemia di Ebola è molto diversa da quella dell’Aids"

Per la prima volta ci troviamo di fronte ad una epidemia di Ebola su vasta scala ed alta letalità. Ma diversa dall’Aids. Che è stata un’epidemia silenziosa e lenta, alla quale sono stati necessari 50 o 60 anni per manifestarsi. Invece Ebola è un’epidemia rapida, ci si contagia e in pochi giorni si muore, in 7 casi su 10. Ma mentre l’Aids è diventato pandemia proprio perché non avvertito e manifesto, forse con Ebola la stroria sarà diversa. E’ l’opinione di Giovanni Rezza, epidemiologo dell’Istituto superiore di Sanità. Conduce Know how - l’esperto risponde ai lettori - Silvia Garroni