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 2014  ottobre 09 Giovedì calendario

EBOLA HA ANCHE CONSEGUENZE ECONOMICHE GRAVISSIME. SI RISCHIANO PERDITE PER 40 MILIARDI


Ebola rischia di essere un disastro economico, oltre che un massacro per le popolazioni africane. Vale per i settori economici più sensibili ai viaggi ed al turismo, come dimostra il tracollo in Borsa delle compagnie aree, delle catene alberghiere e, per limitarci all’Italia, di titoli come Autogrill o la cugina Wdf, cioè i negozi negli scali aerei controllati dal gruppo Benetton. Ma l’impatto rischia di essere assai più devastante nelle aree più colpite dall’epidemia, con gravi ricadute per l’economia globale. E, non meno importante, per la fiducia dei mercati, già sotto stress per più motivi. L’allarme l’ha lanciato ieri la Banca Mondiale che ha presentato a Washington ai banchieri e ai politici radunati per le riunioni del Fondo Monetario le prime proiezioni sulla tragedia dell’Africa Occidentale. Uno shock, ha ammonito a Washington David Evans, economista del Fondo Monetario, che potrebbe arrivare a 40 miliardi di dollari ed oltre. I conti sono drammatici. Se l’epidemia, che finora ha provocato 3.400 morti, non supererà i confini di Guinea, Liberia e Sierra Leone, i Paesi più colpiti, la bolletta per le economie dell’area ammonterà a 3,4 miliardi di dollari di qui a 15 mesi. Un salasso pesante, pari più o meno al 20 per cento del prodotto interno lordo questi Paesi, tra i più poveri del pianeta, ma tutto sommato contenuto in dimensioni accettabili per la comunità internazionale. Il discorso, però, rischia di essere assai più pesante nel caso l’epidemia penetri nei Paesi vicini, ben più sviluppati: il Ghana, già protagonista di un piccolo miracolo economico, il Senegal e, soprattutto, la Nigeria, nazione leader del Continente nero vuoi per la popolazione che per lo sviluppo, caotico ma vivace, della sua economia. Se Ebola s’allargherà in quei Paesi, suona l’allarme della Banca Mondiale, si potrebbe scatenare una tempesta devastante, sia in termini di vite umane che di crescita economica: 4,7 miliardi in fumo nei prossimi tre mesi, più altri 25,2 miliardi di dollari (l’equivalente del 3,3% della ricchezza prodotta in un anno nell’area coinvolta) nel 2015 quando, si spera, il flagello sarà debellato. Le cifre, pur eloquenti, rischiano di non dare la giusta misura del fenomeno. Basta dire che la Banca Mondiale basa le sue ipotesi su un rischio massimo di 200.000 vittime contro le 700.000 dello Us Center Disease Medical Control. Ma anche senza voler partecipare alla corsa alla catastrofe, il possibile impatto sull’economia di zone strategiche per il petrolio od altre materie prime (compreso il cacao) rischia di avere conseguenze gravi. Secondo gli analisti di Washington il tasso di sviluppo di questa parte d’Africa scenderà dal 6,7 al 4,1 per cento con una perdita complessiva nei prossimi 15 mesi di oltre 40 miliardi di dollari, tanti quanti se ne perderanno se Ebola investirà l’intera Africa occidentale. «Un intervento tempestivo e robusto della comunità internazionale - si legge alla fine del rapporto di 71 pagine - non solo potrebbe evitare un massacro in termini di vite umane, ma anche ridurre i costi per arginare le conseguenze dell’epidemia», problema mica da poco in terre che mancano di tutto, ma proprio di tutto: in Liberia solo il 10% delle abitazioni urbane possiede l’energia elettrica, percentuale che scende al 2% se si considera l’intero territorio. «Ma le cose in realtà vanno ancora peggio - ha detto Evans- la compagnia elettrica è in bolletta, per cui l’energia arriva negli ospedali solo poche ore al giorno». Tra i danni collaterali, naturalmente, c’è la paura he può diffondersi anche nei Paesi più avanzati. Non è il caso di evocare precedenti terribili, tipo l’epidemia di spagnola dopo al prima Guerra Mondiale che provocò decine di milioni di morti e che, conseguenza minore, dimezzò gli indici di Borsa a Wall Street. Ma l’opinione pubblica, investitori compresi, oggi ha ben altra sensibilità. Sono bastati i casi isolati di Madrid e Dallas, per scatenare una pioggia di vendite su mercati già stressati dalla crisi infinita. Anche ieri, ad esempio, World Duty Free, uno dei maggiori “supermarket” degi aeroporti, ha accusato una perdita del 4,5 per cento. Non è andata meglio alle compagnie aeree, da RyanAir Easy jet, alla stessa Lufthansa e, in particolare, a British Airways che controlla Iberia. Tutte hanno accusato in questi giorni perdite pesanti, attorno al 5% in un settore già depresso dopo l’attentato dal terrorismo (l’abbattimento dell’aereo della Malaysian Airlines nei cieli dell’Ucraina). Una brutta notizia, certo, ma che impallidisce di fonte al rischio che si riaffaccino i fantasmi del passato: negli anni Venti, ai tempi della spagnola, l’indide Dow Jones scese da 120 a 75 punti. Altra epoca, certo. Ma anche un invito a non sottovalutare i pericoli.
La scheda
I costi di Ebola per l’Africa dell’ovest potrebbero superare i 32 miliardi di dollari entro al fine del 2015 se l’epidemia dovesse espandersi oltre i tre paesi attualmente interessati dal contagio, Liberia, Guinea e Sierra Leone e interessare paesi con economie importanti (come Senegal e Nigeria). Al momento la febbre emorragica ha fatto più di 3.500 morti nell’Africa dell’ovest. L’impatto economico è già ingente in Liberia, Guinea e Sierra Leone, ha sottolineato l’organizzazione internazionale, ma potrebbe diventare catastrofico in uno scenario in cui Ebola divenisse difficilmente contenibile. Sui costi dell’ebola influisce anche il fattore paura che ha spinto i paesi vicini a chiudere i loro confini o a sospendere le loro attività commerciali.
MADRID E DALLAS Sono bastati i casi isolati di Madrid e Dallas, per scatenare una pioggia di vendite su mercati già stressati dalla crisi infinita. Anche ieri, ad esempio, World Duty Free, uno dei maggiori “supermarket” degi aeroporti, ha accusato una perdita del 4,5 %. Non è andata meglio alle compagnie aeree, da RyanAir Easy jet, alla stessa Lufthansa e, in particolare, a British Airways che controlla Iberia. Tutte hanno accusato in questi giorni perdite pesanti, attorno al 5%.