Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 08 Mercoledì calendario

Notizie tratte da: Mike Rossiter, La spia che cambiò il mondo, Newton Compton 2014, pp. 352, 9,90 euro

Notizie tratte da: Mike Rossiter, La spia che cambiò il mondo, Newton Compton 2014, pp. 352, 9,90 euro.

Vedi Libro in gocce in scheda: 2301827
Vedi Biblioteca in scheda: manca

Karl Fuchs, nato il 29 dicembre 1911. Figlio di Emil, pastore della chiesa luterana di Eisenach, in Turingia, socialdemocratico poi destituito dalla carica e quindi costretto a trasferirsi a Kiel, nella cui università lavorò. La madre Else morta suicida nel 1931 ingerendo acido prussico. Un fratello, Gerhard, due sorelle, Elisabeth e Kristel.

Studente universitario di matematica a Lipsia, poi a Kiel, Klaus Fuchs era della Reichsbanner, organizzazione paramilitare istituita dai socialdemocratici. Fu cacciato nel 1932 dal partito, dopo il suo appoggio ai comunisti alle elezioni perché riteneva che tutti gli altri non sarebbero stati in grado di fermare Hitler. Quindi si unì al partito comunista.

La volta che le SA, le camicie brune, lo aggredirono, picchiarono a pugni e calci spaccandogli i denti e poi lo gettarono in un fiume.

Saliti al potere i nazionalsocialisti, il padre Emil Fuchs fu espulso dai ranghi dell’università, arrestato e interrogato per cinque settimane. Possedeva azioni della conglomerata Ig Farben, che in seguito avrebbe prodotto il Zyklon B: le vendette e distribuì il ricavato ai figli, i quali aprirono una piccola agenzia di autonologgio, con cui aiutarono la fuga di svariati ebrei e comunisti.

Nel luglio 1933 il partito comunista berlinese decise che Fuchs dovesse lasciare la Germania e continuare fuori gli studi. Andò a Parigi.

«Gli unici individui che si erano elevati al di sopra della paura e della demoralizzazione per il trionfo di Hitler e dei suoi camerati, che avevano mantenuto la forza e l’ottimismo, erano quelli che avevano lottato. Solo fra questi combattenti c’era gente felice» (Karl Fuchs).

Quando Fuchs fuggì dalla Germania nel 1933 era già membro del Partito comunista tedesco (Kpd).

A Parigi conobbe una tedesca sposata, di sei anni più grande di lui: Margarete Keilson (o anche Margot, o Grete) che da anni lavorava per il Comintern, con compiti di controspionaggio e informazione. Lo invitava spesso a cena a casa sua, forse s’erano innamorati.

Da una lettera di Karl Fuchs a un’amica, molto tempo dopo: «Tanti anni fa pensavo di essere davvero innamorato, ma anche di questo non sono più convinto. Ero intelligente (spero che non sembri presuntuoso), mentre lei era scaltra e senza scrupoli. Entrambi lavoravamo per lo stesso obiettivo. Un’ideale associazione diabolica, e lei era un vero demonio. Cerca di immaginare una coppia in un’accolita di intellettuali di sinistra. Non avevo mai capito con quanta scaltrezza mi trattava».

A settembre del 1933 Fuchs arrivò a Bristol dicendo di voler studiare fisica all’università. Visto accordato, giacché sembrava «di ottima estrazione». Andò a stare presso Jessie e Ronald Gunn. Lui, socialista filosovietico, era azionista e amministratore del tabacchificio W.D. & H.O. Wills. Quando Fuchs arrivò In Inghilterra, la famiglia Wills stava finanziando la costruzione di un moderno laboratorio di fisica per l’ateneo locale.

Fuchs non si iscrisse al Partito comunista britannico, ma non nascondeva le sue simpatie politiche. Mandava materiale propagandistico in Germania e teneva contatti con gli altri esiliati comunisti tedeschi. I servizi segreti britannici non si accorsero di questa sua attività e fino al 1939 potè spostarsi e viaggiare liberamente. Quando, a settembre di quell’anno, scoppiò la guerra, gli stranieri dovettero consegnare alla più vicina stazione di polizia le mappe e le carte geografiche che possedevano: Fuchs ne aveva 35.

Il 3 settembre 1939, dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania, il primo ministro Chamberlain dichiarò l’esistenza dello stato di guerra con i tedeschi: Fuchs si trovò a essere straniero nemico. Il governo ordinò che tutti quelli come lui fossero rastrellati e internati in appositi campi.

Fuchs fu portato in un campo sull’isola di Man. Poi, insieme a centinaia di altri esuli tedeschi, ad Halifax, in Nova Scotia (Canada). Registrato come detenuto in un campo nei pressi di Quebec il 13 luglio 1940. I reclusi, circa 700, erano per lo più ebrei.

Nello stesso campo canadese, Fuchs conobbe Hans Kahle, ex ufficiale dell’esercito imperiale nella Prima guerra mondiale e agente dell’Ogpu, precursore dell’Nkgb.

A dicembre 1940 Fuchs fu liberato e rispedito in nave a Liverpool, ove arrivò a gennaio seguente.

Nello stesso mese in cui Fuchs sbarcava a Liverpool arrivò in Inghilterra la spia comunista tedesca Sonya, nota anche come Ruth Werner. Nata a Berlino nel 1907 come Ursula Ruth Kuczynski, figlia di un noto economista e sorella di Jürgen Kuczynski, che aveva rinvigorito il Kpd (partito comunista tedesco) in Gran Bretagna. Era in contatto con Kahle.

Nel 1940 i fisici tedeschi esuli Otto Frisch e Rudolf Peierls, riprendendo gli studi di Niels Bohr sull’isotopo 235. Ne venne fuori un documento di tre pagine intitolato “Costruzione di una super-bomba basata sulla reazione a catena dell’uranio”. Suggerivano che la divisione dell’uranio 235 era fattibile e che ne sarebbe servito circa un chilogrammo per creare una bomba. Delineavano le maniere per scatenare l’esplosione e proponevano che «il dispositivo» avrebbe potuto essere assemblato con due o più parti.

«L’energia che si sprigiona durante l’esplosione di tale bomba coincide quasi con quella scatenata dalla deflagrazione di mille tonnellate di dinamite. Quest’energia si libera in un piccolo volume, in cui produrrà per un attimo una temperatura paragonabile a quella della parte più interna del Sole. Lo spostamento d’aria di una simile conflagrazione distruggerebbe la vita in un’area amplissima. Non è facile calcolare le dimensioni di quest’area, ma esse potrebbero superare il centro di una metropoli» (dal documento Frisch-Peierls).

Il ministero della Produzione aeronautica volle approfondire l’argomento con la creazione, a Birmingham, di una commissione battezzata Maud. Frisch andò a Liverpool per scoprire come separare l’uranio 235, Peierls, dovendosi accollare tutto il lavoro teorico, manifestò l’esigenza di un aiuto, magari da parte di un fisico teoretico. Grazie all’intervento del fisico Max Born gli affiancarono Karl Fuchs.

Un anno e mezzo dopo il documento Frisch-Peierls, la commissione presentò il Rapporto Maud: dimostrava la possibilità di congegnare una bomba atomica nell’arco di due anni, descriveva il metodo per separare e arricchire l’uranio, stabiliva i costi di una simile arma, progettava la costruzione di reattori per produrre energia nucleare.

Ad agosto in una stada londinese Karl Fuchs incontrò Semjon Kremer, un agente del Gru, il controspionaggio militare sovietico. Disse in seguito Kremer: «Mi diede un grande quaderno di circa 40x20 centimetri, pieno di formule ed equazioni. Mi disse: “Ecco tutto quello che serve ai vostri scienziati per organizzare la produzione di armi nucleari”. Si spedì tutto il materiale a Mosca, da cui si ricevette l’istruzione di non perdere il contatto con Fuchs». I documenti di Fuchs finirono nelle mani di Sergei Kaftanov, a capo della Commissione statale per la difesa sovietica.

Mentre le autorità britanniche decidevano se concedere a Fuchs il permesso di Servizio di guerra per stranieri, questi aveva già incontrato tre volte Kramer e due pacchi di documenti erano stati spediti a Mosca.

Il 30 luglio 1942 Fuchs diventò cittadino britannico. Come tale era esentato dalle restrizioni e dai controlli che fino a quel momento avevano limitato i suoi movimenti.

In tutto Fuchs incontrò Kramer quattro volte e gli consegnò più di duecento cartelle sulle sue ricerche. Poi Kremer tornò a Mosca e Fuchs ebbe un nuovo contatto: Ursula Kuczynski, nome in codice Sonya. S’incontravano in campagna vicino a Banbury, fra Birmingham e Oxford: sembravano due semplici amici che facevano una passeggiata a braccetto.

Le parole di Sonya per descrivere di una volta in cui si spinsero in una radura, ai margini del bosco, per scavare una buca in cui lasciare i messaggi. Mentre lei scavava, Fuchs si limitava a osservarla: «Ero una persona comune e più pratica di lui. Lo guardai dal basso all’alto e pensai: “Oh, caro, grande professore”».

Il materiale spedito da Fuchs a Mosca non fu accolto con grande interesse, fino all’inizio del 1943 quando finì nelle mani del fisico Igor Kurčatov, che aveva iniziato collaborare con il controspionaggio militare e che aveva messo in piedi già dal 1940 un progetto definito «Sull’uso dell’energia per fissione dell’uranio in una reazione a catena». Leggendo i documenti di Fuchs concluse che l’Unione Sovietica era in discreto ritardo rispetto a Gran Bretagna e Stati Uniti.

Il primo marzo 1943 Kurčatov diventò direttore scientifico del progetto russo e scoprì che il prodotto collaterale della bruciatura dell’uranio naturale in un reattore era il metallo detto plutonio: per creare una bomba quella era la strada più facile.

Fra il 1941 e il 1943 Fuchs aveva consegnato ai russi più di 570 pagine di calcoli e descrizioni sullo sviluppo di un’arma atomica e sul processo di arricchimento dell’uranio: era quasi la somma totale delle ricerche che si stavano svolgendo in Gran Bretagna su quella materia.

Nell’ottobre 1941, lette anche le conclusioni del rapporto Maud, il presidente americano Roosevelt ratificò la creazione del programma per le armi nucleari. A capo del progetto, chiamato Manhattan Project, fu messo Robert Oppenheimer.

Per portare a compimento il progetto atomico gli americani si assicurarono l’intera produzione di uranio delle miniere canadesi.

Oak Ridge, in Tennessee, dove si stavano mettendo a punto tre metodi di separazione dell’uranio. Si componeva di 268 stabilimenti, con impianti di trattamento degli scarichi, magazzini, negozi, una fonderia, un generatore, diciannove torri per il raffreddamento dell’acqua, otto sottostazioni elettriche, mense laboratori eccetera. Gli alloggi per la costruzione del sito ospitavano 20.000 operai. E questo era solo una delle tantissime infrastrutture del Manhattan Project.

Il nome in codice russo per indicare il Manhattan Project era Enormoz.

Nel 1943, alla conferenza di Quebec, Roosevelt firmò un patto per permettere alla Gran Bretagna di accedere ai segreti nucleari: i due governi convenivano di non usare mai la bomba nucleare uno contro l’altro e di non usarla contro terzi senza l’approvazione reciproca. Oppenheimer chiese che Frisch si unisse al suo lavoro. Una commissione di scienziati britannici fu trasferita a New York per sviluppare la cooperazione. Tra questi Karl Fuchs.

Fuchs e gli altri scienziati, sulla nave Andes, attraccarono a Newport News, Virginia, il 3 dicembre 1943. In treno arrivarono a Washington e poi a New York, dove alloggiarono all’hotel Taft, in Times Square.

Il nuovo contatto di Fuchs a New York fu Harry Gold, noto come Raymond. S’incontrarono nel pomeriggio di sabato 5 febbraio 1944. Tarchiato di bassa statura, nato in Svizzera da emigranti russi ebrei, una passione per le cravatte, faceva la spia per i sovietici dal 1935. Ormai le informazioni ricevute da Fuchs, chiamato anche “Charles”, andavano al Nkgb e direttamente a Berija.

Regole degli incontri con Gold, stabilite da Fuchs: mai in un ristorante, mai due volte nello stesso posto, sempre di venerdì, più brevi possibile, riguardanti solo l’affare in corso. Nessuno avrebbe mai dovuto attendere l’altro più di quattro o cinque minuti.

Nel 1944 Fuchs a un certo punto non si presentò più agli appuntamenti con Gold. L’11 di agosto era stato mandato in New Mexico a Los Alamos, per le fasi finali del Manhattan Project.

Fuchs a Los Alamos riuscì finalmente a prendere la patente e comprare un’auto, una Buick blu di seconda mano. Abitava accanto a Richard Feynman, fisico statunitense: spesso lo accompagnava al sanatorio dov’era sua moglie malata di tubercolosi.

Feynman amava ingannare gli addetti alla sicurezza e si vantava di saper decifrare la combinazione per aprire gli archivi dov’erano conservati i documenti riservati. Una volta udirono lui e Fuchs scherzare su chi sarebbe stato più credibile come spia. Alla fine i due, scherzando, convenirono che Feynman sarebbe stato più adatto.

Due bombe atomiche in preparazione a Los Alamos: una usava l’uranio 235, l’altra il plutonio 239.

Il paese e il laboratorio di Los Alamos erano racchiusi da un filo spinato, controllati gli ingressi e le uscite. Alloggi e case non avevano telefoni privati, i contatti con l’esterno vietati. La maggioranza dei tassisti era al servizio del controspionaggio, così anche le cameriere degli alberghi. All’interno di quest’area, però, gli scienziati erano liberi di incontrarsi e di parlare, così ognuno conosceva il lavoro dell’altro.

Solo a gennaio 1945 Gold riuscì a incontrare di nuovo Fuchs.

Alamogordo, il sito prescelto per il test nucleare: un’area di circa 30 chilometri per 40, a 320 chilometri a sud di Los Alamos.

Oppenheimer decise che il test, nome in codice Trinity, sarebbe stato effettuato il 4 luglio. Prima, però, se ne sarebbe dovuto tenere un altro per verificare le diverse misurazioni scientifiche, le comunicazioni e le misure di sicurezza per il vero test. Per questa prova, definita 100 Ton Shot, si sarebbero bombardate 100 tonnellate di esplosivo con materiale radioattivo.

100 Ton Shot, effettuato il 7 maggio 1945. Un bombardiere sganciò misuratori dello spostamento d’aria, quindi iniziò il conto alla rovescia (26 secondi). Si vide una «magnifica conflagrazione», come scrisse lo scienziato Philip Moon.

L’8 maggio, giorno successivo a Ton Shot, la Germania fu battuta, le truppe sovietiche si aggiravano per le rovine di Berlino, la bandiera rossa sventolava sul Reichstag.

Il 2 giugno Fuchs consegnò a Gold le documentazioni sulle fasi finali del progetto e le notizie sul 100 Ton Shot: la bomba era fatta di plutonio, con un iniziatore di polonio e berillio rivestiti di uranio. Tutto alloggiava in uno strato di uranio di undici centimetri a sua volta racchiuso da un involucro di alluminio circondato da esplosivi. L’esplosione si presumeva equivalente a 5.000 tonnellate di Tnt.

I giorni precedenti Trinity gli scienziati scommettevano sulla forza esplosiva della bomba. Secondo Fermi avrebbe incendiato l’atmosfera e distrutto il New Mexico. Il che, secondo lui, sarebbe stata la prova definitiva dell’impossibilità di realizzare un ordigno atomico.

Ore 4.30 del 16 luglio 1945. Una folla di scienziati assiepati sulla cima di un’altura detta Compania Hill, New Mexico, si radunò per osservare una torretta a 25 chilometri di distanza. Sulla torretta, una capanna di lamiera ondulata. Dentro, una sfera del diametro di un metro e mezzo contenente una palla con diametro di 15 centimetri fatta di plutonio rivestito da oro e nichel. Dimensioni e forma calcolate da Klaus Fuchs e colleghi della Divisione teoretica.

Il plutonio, talmente radioattivo da risultare caldo al tatto. Uno scienziato che aveva costruito la palla disse che gli sembrava di tenere in mano un coniglietto appena nato.

Dieci minuti prima della detonazione fu lanciato un razzo segnaletico di colore verde: tutti indossarono occhiali da saldatore e si voltarono dando le spalle alla casupola di lamiere. A cinque minuti un altro razzo. Un terzo razzo a indicare l’inizio del conto alla rovescia per gli ultimi sessanta secondi. A quel punto Edward Teller, che stava studiando la bomba a idrogeno, si spalmò sul viso uno strato di lozione antiscottature e indossò guanti pesanti. Una radio a onde corte pronunciò gli ultimi dieci secondi del conto alla rovescia.

Una vampata illuminò l’aria come il sole a mezzogiorno, un globo s’innalzò venato di pulsanti fiammate verdi e azzurre, una colonna violacea e contemporaneamente una grande onda d’urto. Quindi lo scoppio e un tuono sordo. Una nube in cielo, alta più di sei chilometri.

Cinque giorni dopo il fisico inglese William Penney calcolò che una bomba equivalente avrebbe distrutto una città di circa 400.000 abitanti, senza salvare alcuna costruzione e alcun essere vivente.

Solo il 24 luglio, a Postdam, Truman comunicò a Stalin di aver una bomba nucleare: «Gli menzionai, casualmente, che eravamo in possesso di una nuova arma di forza insolitamente distruttiva. Si limitò a dire che era contento di saperlo e che sperava ne facessimo buon uso contro i giapponesi».

Le bombe di Hiroshima e Nagasaki: “Little Boy” e “Fat Man”.

Hiroshima aveva una popolazione di 350.000 abitanti. Little Boy ne uccise subito 80.000, altre migliaia rimasero ferite dallo spostamento d’aria, dal calore e dalle radiazioni, diecimila di questi feriti sarebbero deceduti nei mesi seguenti. Tre quarti delle costruzioni distrutti.

A Nagasaki si contarono 70.000 morti alla fine dell’anno.

L’ultimo incontro di Fuchs con Gold avvenne a Santa Fe il 19 settembre 1945.

Il primo reattore sovietico (ed europeo) raggiunse la fase critica (cioè iniziò una reazione a catena) nel dicembre 1946. Era definito F-1 ed era una piccola pila sperimentale di uranio naturale e grafite.

Nel 1946 Klaus Fuchs fu scelto come direttore della Divisione teoretica del nuovo laboratorio di ricerche atomiche di Harwell, in Gran Bretagna. Su di lui l’Mi5 indagò un po’, dato che era stato arrestato il fisico inglese Allan Nunn May, spia per l’Nkgb.

Quando si seppe dell’arresto di Nunn May, un gruppo di scienziati britannici commentò la notizia insieme a Fuchs. Una donna del gruppo, moglie di uno di loro, descrisse l’arrestato come uno scapolo tranquillo, molto servizievole durante le feste, «come il qui presente Klaus». Secondo alcuni testimoni Fuchs si irritò per l’annotazione della donna.

I contatti di Fuchs con i servizi sovietici ripresero a settembre del 1947. Il nuovo agente era Alexander Feklisov, 33 anni, alto e imponente, che si era già occupato di altri informatori del Manhattan Project. Per potersi intrattenere con Fuchs aveva seguito un corso di fisica all’università di Mosca.

Feklisov si accorse subito che Fuchs aveva la capacità di ricordare ogni cosa letta o ascoltata.

Le notizie riferite da Fuchs a Mosca erano ritenute di «enorme pregio». Si calcolò che esse valessero 250 milioni di rubli (quattro milioni di sterline del 1947).

A un certo punto Fuchs passava informazioni agli scienziati britannici sulla bomba al plutonio di Los Alamos (secretate dalla legge McMahon), e ai servizi segreti sovietici notizie sulla bomba H ipotizzata dagli americani.

Il 23 aprile 1948 Berija varò un decreto per autorizzare i lavori sulla bomba H con obiettivo di consegna a giugno 1949.

Feklisov disse che Fuchs gli consegnò più di novanta documenti sull’intera gamma delle ricerche nucleari: dalla costruzione della bomba al progetto dei reattori e degli impianti per la separazione degli isotopi fino a recupero del plutonio.

L’equivalente sovietico di Los Alamos fu il villaggio di Sarov, dove in periodo prerivoluzionario sorgeva un monastero. Nella zona detta Arzamas-16 si assemblò la bomba. L’attiguo campo di lavoro fornì manodopera per costruire le prime officine e i capannoni.

«Lasciateli in pace. Potremo sempre eliminarli in seguito» (Stalin a proposito degli scienziati).

La zona per eseguire il test della bomba sovietica: a 140 chilometri a nord-ovest di Semipalatinsk, in Kazakistan. La bomba fu alloggiata in una torretta alta trenta metri, sotto cui allineare una serie di officine. Intorno strumenti per misurare radiazioni e onde d’urto, e fotocamere ad alta velocità. Tutto intorno capanne, serbatoi, palazzi, carri armati, recinti con animali vivi per valutare gli effetti dell’esplosione.

L’esperimento nucleare sovietico avvenne alle 6 di mattina del 29 agosto 1949.

Fu una squadriglia di aerei B-29 statunitensi a scoprire, tre giorni dopo l’evento, l’avvenuto test nucleare sovietico. I velivoli avevano filtri e sensori atmosferici capaci di captare le particelle e le sostanze chimiche che rimanevano nell’aria dopo un’esplosione.

Tra le amanti di Fuchs, Erna Skinner, russa, moglie di Herbert Skinner, suo capo nella divisione teoretica dell’Istituto di Harwell. Era bella, di media statura, con capelli neri. Vestiva con abiti costosi, seppure con un certo disordine.

Nel 1949 gli agenti del Fbi decrittarono alcuni cablogrammi sulle ricerche nucleari inviati dagli Stati Uniti a Mosca nel 1944. I sospetti si concentrarono su Fuchs, ai tempi in missione con altri scienziati in America. Furono avvisati i servizi segreti britannici che cominciarono a pedinarlo, a intercettare le telefonate, ad aprire la sua posta. Misero cimici in casa sua.

Fuchs si accorse di essere pedinato quasi subito, anche perché una regola dei servizi voleva che dentro ogni macchina ci fossero sempre tre agenti: un autista, un addetto alle mappe stradali e un operatore radiofonico.

Una volta si registrò la visita dell’amante Erna Skinner a casa di Fuchs. La trascrizione documenta che lui per quaranta minuti armeggiò coi ferri del caminetto per attizzare il fuoco.

Una delle donne addette a trascrivere le intercettazioni prese a detestare Erna Skinner, colpevole, a suo giudizio, di indulgere nel vittimismo.

«È un’ebrea originaria dell’Europa centrale, sposata col professor Skinner dal 10.01.1931, la cui fedeltà e reputazione lasciano molto a desiderare» (giudizio dei servisi segreti britannici su Erna Skinner).

Nel 1949, mentre era vicedirettore della divisione teoretica dell’Istituto di Harwell, suo padre Emil, residente in Germania, aveva ricevuto un invito a insegnare all’università di Lipsia, allora nella zona di pertinenza sovietica. Lo scienziato ritenne di dover avvisare i suoi superiori perché qualsiasi connessione con l’Urss avrebbe potuto insospettire il governo.

Il 19 dicembre 1949 ricevette la visita di William James Skardon, del servizio di sicurezza. Parlarono della situazione del padre. Di punto in bianco Skardon gettò lì di sapere che a New York era stato in contatto con un funzionario sovietico, cui aveva trasmesso dati sul suo lavoro sul nucleare. Fuchs rispose: «Non credo».

Dal rapporto di Skerdon dopo il colloquio con Fuchs, durato cinque ore: «È per me enormemente difficile esprimere un giudizio definitivo circa l’innocenza o la colpevolezza di Fuchs. La sua condotta nel corso dell’intervista potrebbe denotare l’una o l’altra condizione. Se è innocente, mi sorprende che abbia saputo accettare accuse di questo genere con tanto sangue freddo, anche se ciò forse corrisponde al suo approccio matematico alla vita. E si può anche sostenere che è una spia di lungo corso che era preparata a un interrogatorio simile».

Fuchs, dopo il colloquio con Skardon, rientrò in ufficio e telefonò al suo dentista: la protesi lo irritava e voleva fissare un appuntamento per ripararla.

Dopo svariati e inutili interrogatori, costosi pedinamenti e intercettazioni, il 24 gennaio 1950 si tenne a Harwell un altro colloquio tra Skardon e Fuchs. Questi, forse con la speranza di mantenere il posto di lavoro e dopo la garanzia che non gli sarebbe successo nulla, confessò tutto.

Il 2 febbraio 1950 Karl Fuchs fu arrestato per reati contro la legge sui Segreti ufficiali. Fu rinchiuso nell’infermeria del carcere di Bow Street a Londra.

Giudice al processo era Lord Goddard, favorevole alla pena di morte.

Lord Goddard, convinto che per i piccoli delinquenti le scudisciate erano un deterrente efficace.

«Il prigioniero è un comunista, e tanto basterebbe come spiegazione, che in sé è una tragedia per questo penoso caso. È un dramma che un uomo di alto livello intellettuale come l’accusato abbia potuto permettere ai suoi processi mentali di divenire talmente contorti a causa della sua devozione alla causa comunista» (Shawcross, magistrato della Corona, che doveva condurre il dibattimento).

Fuchs disse di soffrire di «lieve schizofrenia controllata». Secondo il magistrato Shawcross questo disturbo era conseguenza diretta della sua fede nel comunismo.

Fuchs fu condannato a 14 anni di galera. Lo portarono prima al penitenziario di Wormwood Scrubs, poi a quello di Stafford, nelle Midlands. Gli tolsero la nazionalità britannica.

«Sì, sono l’uomo a cui Fuchs trasmetteva le informazioni sull’energia atomica» (Harry Gold davanti agli agenti dell’Fbi. Arrestato, il suo interrogatorio durò parecchie settimane. Fu lui il testimone principale sulle spie sovietiche negli Usa. Condannato a 30 anni di prigione).

Tra i suoi contatti, Fuchs identificò Gold. Kremer e Sonya solo quando aveva saputo che non si trovavano più in Inghilterra. Mai Feklisov.

Poche settimane dopo l’arresto di Fuchs, il fisico Penney, che lavorava al progetto delle armi nucleari britanniche, scrisse in un rapporto: «Ci sono in questo Paese solo quattro persone che possiedono il talento e le conoscenze per scoprire nell’arco di tre o quattro anni come migliorare il nostro progetto. Una di queste sono io. Due sono docenti universitari, che sono disposti solo a fornire consigli. La quarta è in galera».

Nel carcere di Stafford, Fuchs era incaricato di cucire sacchi postali.

Nel 1955 gli Usa possedevano 2.422 armi nucleari, l’Unione Sovietica 200, la Gran Bretagna 14.

Nel 1959 Fuchs potè chiedere la liberazione per buona condotta. Uscì da Stafford il 23 giugno, con un aereo fu portato subito a Berlino Est. Lo aspettavano suo padre e Grete Keilson.

Ottenne un posto fisso all’Istituto di ricerche atomiche di Rossendorf. Sposò la Keilson il 9 settembre 1959, ventisei anni dopo l’ultima volta che si erano visti, apparentemente senza essersi mai più sentiti, neanche per lettera.

L’Unione sovietica non riconobbe mai il suo lavoro di spia e non volle mai conferirgli premi governativi, come invece caldeggiava Alexander Feklisov, ormai vicedirettore della scuola di formazione dell’Nkgb. Morì nel gennaio 1988, pochi mesi prima del crollo del Muro.