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 2014  ottobre 08 Mercoledì calendario

Notizie tratte da: Fabio Mini, I guardiani del potere, Il Mulino 2014, pp. 304, 16 euro.Vedi Libro in gocce in scheda: 2300358Vedi biblioteca in scheda: 2281285«Il potere vero è invisibile e irresponsabile, è una capacità, un servizio effettivo» (S

Notizie tratte da: Fabio Mini, I guardiani del potere, Il Mulino 2014, pp. 304, 16 euro.

Vedi Libro in gocce in scheda: 2300358
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«Il potere vero è invisibile e irresponsabile, è una capacità, un servizio effettivo» (S. Lukes).

I guardiani del potere nella storia: eunuchi, pretoriani, gesuiti, assassini, giannizzeri, SS, miliziani, camice nere, spie, gendarmi, pasdaran, talebani, carabinieri, mercenari, hacker ecc.

Gli eunuchi sono stati perseguitati e trucidati, i pretoriani puniti e dispersi, i giannizzeri disciolti, i mamelucchi sconfitti ed esautorati, i cavalieri crociati estinti per consunzione e diventati folklore, le milizie di partito condannate ad assistere al crollo dei partiti e le gendarmerie ricondotte ai compiti di polizia civile. Dei guardiani del potere del passato sembrano vivi e vegeti solo i gesuiti e i carabinieri.

«Il sistema che crea i guardiani li esalta, li alletta e lentamente li corrompe piegandoli alle logiche curiali, alla forza del denaro, alle attrattive della carriera e alle promesse dei potenti. Poi succede che, quando cominciano a essere troppo simili a loro, scoprono di poter costituire un proprio potere autonomo, di casta o di banda: perdono dimestichezza con le strategie e diventano esperti di manovre di corridoio, sostituiscono le finalità istituzionali con quelle di corpo» (Mini).

«Vi sono eunuchi che sono nati tali ed eunuchi resi così dagli uomini. E vi sono eunuchi che si sono resi eunuchi a causa del regno dei cieli» (Matteo, 19, 12).

L’evirazione volontaria ha origini mistiche ed esoteriche: si pensava che l’acquisizione di una condizione femminina fosse più favorevole a comunicare con il mondo spirituale. È stata poi usata come espediente per uscire dalla miseria e acquistare una condizione che offrisse migliori prospettive di vita: quella di eunuco, servo e funzionario del potere.

Il ricorso agli eunuchi come guardiani e funzionari civili o militari nasce quando la linea di sangue delimita l’accesso al potere: quando l’esercizio della regalità si estende oltre le capacità di controllo diretto del sovrano, il potere regale del sangue ha bisogno di strutture dedicate alla sua salvaguardia.

I romani non ebbero familiarità con gli eunuchi fino all’importazione del culto di Cibele dall’Asia minore durante la seconda guerra punica e di Iside dall’Egitto.

Il primo grande eunuco romano, Eusebio, gran ciambellano sotto Costantino nel 336 e poi sotto il figlio Costanzo, esercitò un potere quasi imperiale controllando l’accesso all’imperatore. Riempì l’amministrazione imperiale di suoi simili, si appropriò dei beni confiscati ai nemici che faceva condannare, vendeva cariche e onorificenze ed esigeva tangenti sulle grandi e piccole forniture imperiali. A partire da questo periodo i giovani delle migliori famiglie patrizie cominciarono a vagheggiare la mutilazione genitale, visto che fruttava così bene in termini di carriera e potere.

Il termine cinese equivalente a eunuco è huanguan, che indicava il funzionario castrato addetto alla porta o alla camera del sovrano. Il termine era già una sorta di titolo nobiliare durante la dinastia Shang (1600-1046 a.C.). Diventare eunuchi rappresentava per molti aspiranti l’unico modo per ottenere un incarico a corte che avrebbe sistemato tuta la famiglia.

In Cina l’evirazione avveniva spesso in maniera estemporanea e maldestra dagli stessi familiari del giovane. Chi si affidava ai castratori di professione accreditati presso il palazzo imperiale poteva pagare anche in comode rate a partire dall’assunzione.

L’operazione di evirazione regolamentare prevedeva un bagno caldo preliminare e la somministrazione di una droga come anestetico. Il paziente veniva fatto distendere su un tavolo inclinato e legato o trattenuto da aiutanti. I genitali venivano stretti da garze di seta e rapidamente tagliati all’altezza del pube con un coltello a forma di falcetto. La ferita lavata con acqua pepata e ricoperta con bende di carta imbevute d’acqua fredda alternate a manciate di polvere emostatica. Veniva introdotto nel canale dell’uretra un piccolo tappo di legno e non appena l’emorragia diminuiva si applicavano delle bende comprimenti. Il paziente veniva immediatamente fatto alzare e aiutato a camminare per la stanza per due o tre ore. Poi poteva riposare su un giaciglio. Dopo due o tre giorni, tolto il tappo, il paziente poteva urinare: se ci riusciva, l’operazione era conclusa; se non ci riusciva, era condannato a morire tra atroci dolori.

Gli attributi tagliati venivano accuratamente conservati poiché i cinesi credevano che il castrato dovesse essere sepolto con questi, altrimenti sarebbe rimasto mulo. Gli addetti all’evirazione conservavano anche gli attributi di chi moriva senza avere nessuno che li reclamasse e li rivendevano a caro prezzo come portafortuna o dati in pegno nel gioco d’azzardo.

Gli eunuchi, come tutti i cinesi accanirti giocatori, quando erano a corti di denaro o in forte perdita, davano i loro attributi come posta con l’intenzione di riscattarli in caso di vincita. In caso di morte, le famiglie di un eunuco che si fosse giocato gli attributi avevano il dovere morale di ritrovarli prima di seppellirlo oppure di comprarne un paio al mercato nero.

Il servizio di camera più delicato per un eunuco era la scelta della moglie o concubina con cui far accoppiare l’imperatore o il principe. Ogni volta che il sovrano trascorreva la notte con una delle mogli la data veniva registrata per verifiche su eventuali concepimenti. Per le concubine la procedura prevedeva la preparazione da parte dell’eunuco capo di una serie di tessere metalliche sulle quali era scritto il nome delle concubine. Le tessere venivano portate in un vassoio all’imperatore durante la cena. L’imperatore sceglieva la tessera, l’eunuco faceva preparare lavando e profumando la prescelta per poi accompagnarla fino alla porta dell’imperatore e aspettando fuori per un tempo stabilito, trascorso il quale chiedeva al sovrano se avesse terminato; se non otteneva risposta per tre volte, entrava in camera e portava via la concubina. A quel punto, l’eunuco chiedeva al sovrano se desiderasse l’eventuale concepimento: se la riposta era negativa l’eunuco si occupava della contraccezione, se era positiva registrava la data dell’incontro e il nome della concubina.

I recenti documentari (tra cui Modern day eunuchs del 2000 e American eunuchs del 2003) hanno mostrato una tendenza all’eunuchismo patologica e diffusa. Ci sono siti che forniscono informazioni e consigli sulla castrazione (ad esempio Born eunuchs), che oltre a dare consigli pratici fanno dell’eunuchismo una sorta di ideologia e apologia.

Motivi della moderna attrazione per la castrazione: una morbosa curiosità, un mezzo per esperienze sessuali o per annullarsi fisicamente e moralmente, una tappa del percorso transessuale, per accedere a circoli riservati, per creare nuove comunità.

In India, nonostante le proibizioni legali, sopravvive la setta degli Hijra, fondata nella prima metà del ’900 e che diffonde la pratica dell’autocastrazione. Si ritengono seguaci della dea induista Bahuchara Mata, ovvero la Dea Madre, e figli del dio del Ram.

La parola «assassino» deriverebbe dall’hashish, droga tratta dalla cannabis, di cui avrebbero fatto uso i membri della Setta degli assassini, frangia estremista e fondamentalista islamico costituita in ordine monastico/militare nella Persia nell’VIII secolo e militare fino alla conquista mongola di quei territori nel XIV secolo.

Il termine «pretoriano» era già usato nella Roma repubblicana attorno al 275 a.C., con gli Scipioni, e deriva da pretorio, ovvero la parte dell’accampamento militare dove veniva eretta la tenda del comandante e del suo Stato Maggiore. All’interno del pretorio si custodivano le insegne militari (signa), i fondi del reparto (aerarium) e le armi.

Giulio Cesare e Augusto si avvalsero di un’unità di baschi per la più stretta protezione personale, Tiberio e Caligola di unità germaniche.

Giulio Cesare creò il mito della Decima Legio, eleggendola a legione personale non perché fosse la migliore, ma come atto di sfida nei riguardi delle legioni più blasonate. Scelse la X Legione perché fatta in genere di scarti del reclutamento e di bastardi indisciplinati, né essa diventò mai la migliore, diventò tuttavia la legione che obbediva sempre e soltanto al suo imperatore.

I pretoriani restavano in servizio solo 16 anni, invece dei 20-25 anni dei legionari e naturalmente questo ne faceva un corpo privilegiato e ambito. La paga dei pretoriani era di molto più alta di quella degli altri soldati: 740 denari invece di 225 con Augusto.

L’Arma dei carabinieri ha fatto parte dell’Esercito italiano dall’anno della costituzione nel 1814 al 2000, quando è diventata la quarta forza armata dopo Esercito, Marina e Aeronautica, inquadrata nella Difesa e agli ordini del Capo di Stato maggiore della Difesa.

Vittorio Emanuele I creò il corpo dei carabinieri nel giugno 1814 con lo scopo di fornire all’Armata piemontese un corpo vicino al modello francese che durante il periodo napoleonico aveva servito anche in Piemonte.

Dal 1905 si istituzionalizzò la prassi (trasformata in norma dalla legge 899/1934) di scegliere il comandante al di fuori dell’Arma, destinandovi un tenente generale (e poi un generale di corpo d’armata) proveniente dalle altre armi dell’Esercito.

Oggi i carabinieri in servizio sono 117.943. Sono presenti su tutto il territorio nazionale, nelle sedi diplomatiche all’estero, partecipano alle operazioni internazionali, hanno compiti di polizia militare, pubblica sicurezza, intelligence, controspionaggio, antimafia eccetera. Hanno unità mobili, speciali, antisommossa, paracadutiste, blindate, costiere, navali e aeree.

«Come se non bastassero i problemi e i traumi connessi ai rischi della professione, i carabinieri cercano di crearsene degli altri con la competizione con le altre forze dell’ordine, con la ricerca di nuovi incarichi e settori in cui esercitare la propria autorità e nella frenetica lotta interna, fratricida, per posti migliori, incarichi di prestigio e per la carriera […] Mentre in ogni Paese del mondo una tale diffusione da parte di una “categoria” qualsiasi, ma soprattutto militare, costituirebbe un rischio per la stabilità e l’equilibrio dei poteri, in Italia è considerata una garanzia» (Mini).

«Nel 2000 una minoranza vinse la battaglia per il distacco dall’Esercito e l’attribuzione della carica di comandante generale a un ufficiale dell’Arma. Fu una ribellione corporativa, alimentata anche dal vertice della Repubblica. Al di là della retorica di tipo risorgimentale, il distacco dall’esercito era voluto per dare ai carabinieri i benefici economici e strutturali riservati alla polizia senza che fossero estesi alle altre forze armate […] Il distacco dava l’opportunità di avere posti aggiuntivi, incremento degli organici degli ufficiali e soprattutto dei generali e l’accesso ai gradi di tre o quattro stelle un tempo interdetti» (Mini).

«Con la nascita della Repubblica (1946) i carabinieri trasferirono, non tutti e con titubanza, la loro fedeltà dal re al Capo dello Stato rimanendo tuttavia un organismo fortemente connotato e corteggiato dai nostalgici monarchici e fascisti di cui, nei decenni successivi, tollerarono le intemperanze e talvolta condivisero le deviazioni» (Mini).

Nel 1978 il generale Ferrara, capo di Stato Maggiore del Comando generale, fece pubblicare un libro sui carabinieri e la Resistenza in cui si dimostrava che 30.000 carabinieri avevano preso parte alle operazioni contro il nazifascismo.

Come tutte le corti europee, anche quella sabauda disponeva di un servizio segreto particolare, svolto dai paggi e dalle guardie del corpo (1580). Riorganizzato poi da Cavour, il servizio segreto svolse un ruolo determinate insieme alla polizia politica negli eventi del 1856-60, spesso tramite reti esterne a doppia struttura (palese e occulta), tra cui soprattutto la Società nazionale fondata nel 1856 da Daniele Manin, forte di 4.000 affiliati.

I reparti dell’Armata sarda formarono la rete periferica del primo servizio segreto militare, istituito nel 1855 sotto la direzione del maggiore Giuseppe Govone. I carabinieri curavano il servizio di controspionaggio. Nel 1860 servizi e carabinieri cooperarono al finto colpo di mano con cui i garibaldini si impadronirono dei due vapori della società Rubattino utilizzati poi per il trasporto dei Mille in Sicilia.

Con la legge 124 del 2007 sono state introdotte le cosiddette garanzie funzionali per gli operatori dei servizi: impunità dai reati purché autorizzati ai fini dello svolgimento dei compiti istituzionali. «Finalmente anche i nostri 007 hanno licenza di uccidere, torturare, trafficare. Qualcuno che autorizza a priori o posteriori si trova sempre ed è a questi che ora bisogna fare attenzione».

Quando, il 17 marzo 1981, nella villa del maestro venerabile Licio Gelli a Castiglion Fibocchi venne trovato l’elenco degli iscritti alla loggia massonica P2, si scoprì che fra le 962 persone registrate c’erano: 12 generali dei carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell’Esercito, 4 dell’Aeronautica, 8 ammiragli ecc. I carabinieri piduisti (52) comprendevano 3 ex vicecomandanti generali, 1 comandante di divisione, il generale Dino Mingarelli inquisito per il depistaggio delle indagini sulla strage di Peteano (1972) connessa alla struttura segreta Gladio, e il generale Romolo Dalla Chiesa, fratello di Carlo Alberto. La lista fu ritenuta dallo stesso Licio Gelli un brogliaccio incompleto in quanto gli affiliati erano oltre 2.400.

«I servizi segreti dei paesi più potenti ed efficienti non hanno ovviamente tempo da perdere, ma anche loro affrontano una problematica mutazione: non sono più guardiani del potere, sono il potere. Sono “Stati negli Stati”, con proprie logiche, regole e obiettivi. Sono al di sopra degli stati e controllano le informazioni come le multinazionali controllano i flussi dei mercati: creandole, indirizzandole, manipolandole» (Mini).

«I colpi di Stato sono azioni ardite e straordinarie che i Principi sono costretti a intraprendere negli affari difficili e disperati, contro il diritto comune, senza guardare ad alcun ordine né forma di giustizia, sacrificando l’interesse del particolare per il bene pubblico» (Gabriel Naudé, medico di Luigi XIII e bibliotecario).

Curzio Malaparte in Tecnica del colpo di Stato nel 1931 teorizzò che, per prendere il controllo di un paese, non serve attaccare i palazzi del potere politico, ma occorre conquistare i centri tecnologici dello stato, le reti di comunicazione, le centrali elettriche ed energetiche, le linee ferroviarie e stradali.

Samuel Huntington nel 1969 in Political order in changing societies individuò tre categorie di colpo di Stato militare: il golpe-svolta, il golpe-guardiano e il golpe-veto. Più tardi aggiungerà l’auto-golpe, che si verifica quando un legittimo governante chiede l’aiuto delle forze armate per imporre cambiamenti costituzionali.

Nel 1979 Edward Luttwak pubblicò un manuale pratico nel quale affermava: «Il colpo di stato consiste nell’infiltrazione di un settore limitato ma critico dell’apparato statale e nel suo impiego allo scopo di sottrarre al governo il controllo dei rimanenti settori» (Coup d’Etat. A pratical handbook).