Federico Simonelli, Il Secolo XIX 7/10/2014, 7 ottobre 2014
PARIGI, IL MILIARDO CHE SPAVENTA DISNEYLAND
I SOGNI son desideri, ma a volte fanno fatica ad avverarsi. Euro Disney, la società che controlla Disneyland Paris, ha annunciato ieri una ricapitalizzazione record da un miliardo di euro, sostenuta e garantita dalla casa madre americana. Un’iniezione di liquidità resasi necessaria per via dell’enorme debito che sin dalla sua apertura incombe sul parco di divertimenti di Marne La Vallée, a pochi chilometri da Parigi, e che ha fatto crollare il titolo Euro Disney in Borsa (-9,5%, in controtendenza rispetto al listino Cac 40, che ieri ha chiuso in positivo).
L’operazione potrebbe tradursi in un’Opa, un’offerta pubblica d’acquisto, e successivo delisting dalla Borsa parigina. Il parco di divertimenti, inaugurato nel l992, ha da sempre dovuto lottare con un disavanzo di cassa dovuto alla scarsa affluenza e agli alti costi. Già nel 2012 aveva festeggiato i vent’anni di attività con un debito monstre da 1,9 miliardi di euro e il gruppo Disney era dovuto correre in soccorso rilevando i debiti con le banche e fornendo nuovi capitali: allora i visitatori erano 15,7 milioni annui, con un prezzo di entrata standard di 65 euro. I biglietti costano lo stesso anche oggi, ma i visitatori sono calati, nell’esercizio fiscale chiuso il 30 settembre, a 14,1 milioni, 700mila in meno rispetto al 2013. Il fatturato 2013/2014 di Euro Disney è calato dell’l-3% per terminare tra 1,27 e 1,29 miliardi, le perdite nette si aggirano 110 milioni, rispetto ai 78 milioni del 2012/2013. La società è partecipata al 40% da Walt Disney Company e se gli azionisti di minoranza, tra cui il principe saudita Al Waleed Bin-Talal, non parteciperanno all’aumento di capitale, la casa madre potrebbe decidere di aumentare la sua quota. Che cosa significa tutto questo, forse che Topolino e compagnia non affascinando più i bambini come una volta? Non proprio, perché il parco parigino continua ad essere una delle mete turistiche più visitate d’Europa. Negli anni le attrazioni si sono moltiplicate: nel 2002, in occasione del decennale, è stata aperta un’altra sezione, il Walt Disney Studios Parc, dedicato al mondo del Cinema, e a luglio di quest’anno è stato inaugurato un nuovo rollercoaster a tema Ratatouille, il film d’animazione del 2007 con un topo chef per protagonista, campione di incassi al botteghino. Ma i conti continuano a non tornare. I numeri del parco sono stati caratterizzati negli anni da montagne russe continue: nel 2004 il debito fu ristrutturato dopo il crollo delle presenze dovuto anche all’effetto, sui viaggi intercontinentali, degli attacchi alle Torri Gemelle del 2001; nel 2008, sulla scia di una buona crescita economica in Europa invece si tornò a registrate profitti, con un tasso di occupazione degli Hotel presenti nel parco pari al 90%. Poi la lenta, ma continua, caduta, in concomitanza con la crisi economica del Vecchio Continente. «Abbiamo mantenuto i ricavi a un livello decente, ma i costi sono saliti», ha commentato Mark Stead, direttore finanziario di Euro Disney. Ma perché in Europa il parco di Topolino e della Bella Addormentata non funziona, mentre negli Stati Uniti i suoi gemelli continuano a macinare profitti? In parte per le differenze di clientela, gli europei forse gradiscono di meno questo genere di attrazione, che fu osteggiata moltissimo in Francia al momento della sua apertura. E poi per una serie di problemi che si sono avvitati l’uno sull’altro. Nonostante i suoi 15mila dipendenti Disneyland Paris è secondo alcuni critici molto trascurata. L’anno scorso un copywriter belga scrisse una petizione online, che venne poi firmata da 7mila persone, dopo aver visitato il parco e averlo trovato in “stato di abbandono”: «I molti anni di tagli al budget – scrisse Guillaume Gallant – su manutenzione, intrattenimento, cibo e bevande, hanno lasciato il resort in uno stato trascurato. Molte attrazioni sono in stato di decadenza, altre cadono letteralmente a pezzi». Where dreams come true, dove i sogni si avverano, è lo slogan del parco parigino. Questa volta ci vorrà qualcosa di più di un sogno per non fare naufragio una volta per tutte.