Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 08 Mercoledì calendario

LESO NAPOLITANO


La questione è intricata, ma la domanda no: perché Napolitano non si fa sentire? Tra due settimane Francesco Storace potrebbe essere condannato alla galera per vilipendio al capo dello Stato: uno di quei reati fascisti e obsoleti che tuttavia come la diffamazione nessuno si è mai deciso a depenalizzare o abrogare. E infatti Storace vuole fare come Sallusti: se condannato, dice, non si opporrà al carcere così da evidenziare il paradosso di questa norma anacronistica. Posto che in carcere non ci finirà comunque (c’è la condizionale, i domiciliari eccetera) il capo dello Stato già intervenne per Sallusti, ma non l’ha ancora fatto per un caso sul quale sarebbe più che legittimato a farlo: in fondo il vilipeso è lui, e un chiarimento personale con Storace del resto c’è già stato. Che aspetta? E che aspetta il governo? Si vuole agire «ad personam» (come per Sallusti) quando il caso sarà precipitato? C’è un di segno di legge che risulta calendarizzato dalla Commissione giustizia del Senato, ma è difficile che l’iter venga completato prima della sentenza. Ci vorrebbe qualcuno che desse una mossa e che, soprattutto, nessuno remasse contro. Per esempio: perché il diessino Giuseppe Lumia, in Commissione giustizia, ha votato contro? Vuole mantenere il vilipendio? Vuole che Storace vada dentro? Il Pd renziano ha una posizione in merito? E che dovremmo farne del grillino Giorgio Sorial che definì «boia» Napolitano? Lo impicchiamo?