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 2014  ottobre 08 Mercoledì calendario

VOLLEY, IL MISTERO DI FRANCESCA FERRETTI

Ci sono giocatori che in Nazionale non funzionano. Il club, le coppe, gli scudetti. Tutto. Ma in nazionale non c’è verso. Colpa degli allenatori, degli infortuni, del momento. Sembrava così anche per Francesca Ferretti, che un mese prima dei Mondiali si è fatta male a un crociato. A quel punto aveva due possibilità. O tornare ad alzare scudetti, una volta rimessa in piedi. Oppure, invece di affogare, muovere i piedi, raggiungere il bordo e aggrapparsi forte. E fare in modo di essere convocata. Francesca metà Mondiale l’ha passato in tribuna. Poi è andata in campo contro la Cina, 47 giorni dopo l’operazione e ha ricordato a tutti che è un talento. Un po’ sfortunato e provato dalla fretta di esserci, d’accordo, ma un talento. «A volte non c’è una spiegazione, le cose capitano». E si sa che non si possono farle andare piano. Mai, per quanto uno vorrebbe.
E così il Mondiale è arrivato alla Final Six. L’Italia adesso deve dirci se è pronta per una medaglia. Serve battere gli Stati Uniti, oggi. E la Russia, venerdì. «Le vittorie ci hanno dato certezze — ricorda Francesca — ma gli Usa sono fortissimi, allenati da un mito per tante di noi». Karch Kiraly, l’unico pallavolista ad aver vinto 3 ori olimpici sia nel volley (’84, ’88) che nel beach (’96).
Se scenderà in campo ancora non lo sa, Francesca. Bonitta dice loro la formazione all’ultimo minuto. «Forse è un bene. Sono successe così tante cose quest’estate (mica solo il suo infortunio, ndr) che tutte e 14 siamo sempre pronte».
Ne hanno fatto un marchio. E lei se l’è tatuato. Perché la sua storia è fatta di una gigantesca incongruenza. Mica l’infortunio. Quello, cose che capitano. Francesca per anni è stata ai margini dell’azzurro. «Ma non ne ho mai fatto un dramma». Non ne aveva il tempo, dopotutto. Vinceva scudetti a ripetizione.
Ma d’estate, la palleggiatrice italiana più titolata in attività (5 scudetti in 7 stagioni), faceva dell’altro. Dopo i Giochi Olimpici di Pechino lei non si è più vista. Colpa, forse, di una biografia a tratti velenosa scritta dopo essere tornata a casa. Ufficialmente però, la spiegazione della sua assenza era «ineccepibile». La titolare era Eleonora Lo Bianco. Una certa sfiga, se sei una palleggiatrice, competere con una fuoriclasse come Leo. Non è una novellina dell’azzurro, Francesca. Nel 2007 ha guidato l’Italia alla vittoria nella Coppa del Mondo. «Questa Nazionale me la ricorda».
Trent’anni, emiliana di Reggio, dire quello che pensa è rimasta una sua caratteristica. Alcuni sportivi sono entrati in politica con meno parlantina. Dovrebbero dirlo a Renzi, che intorno alle 13 andrà a salutare le azzurre al Forum di Assago. «Io non sono tagliata, ma se c’è chi porta avanti i nostri diritti lo appoggio. Non è giusto non avere contributi, busta paga o maternità. Non si può liquidare tutto, sempre, con il fatto che siamo dei privilegiati». A vederla così: bionda e occhi azzurri, le fossette sulle guance e il viso da bambolina non lo diresti che è una furia. Sarà mica il Mondo, un problema?