Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 8/10/2014, 8 ottobre 2014
PUTIN E IL CULTO DELLA PERSONALITÀ
Siamo certamente ben lontani da quello che accadeva ai tempi di Stalin, quando il leader supremo e generalissimo veniva definito «Grande guida e maestro», «Padre dei popoli», «Geniale scienziato». Ma qualcuno è convinto che la strada sia quella giusta, soprattutto quando si sente il patriarca Kirill definire il presidente Vladimir Putin «un miracolo mandato da Dio».
Così in occasione del sessantaduesimo compleanno di Vladimir Vladimirovich gli adulatori si sono scatenati, a cominciare dal potentissimo ras della Cecenia Ramzan Kadyrov che a Grozny ha portato in piazza centomila persone che sfilavano con una bandiera russa lunga seicento metri. A Mosca una mostra di pittura ha reinterpretato con Putin come protagonista le 12 fatiche di Ercole. L’Idra di Lerna sostituita da Stati Uniti e altri paesi occidentali; il toro di Creta da quello della Crimea appena riconquistata.
Naturalmente poi le matrioske che partono da Lenin e arrivano fino a Vladimir Vladimirovich, passando per tutti i leader sovietici. Le magliette e le nuovissime cover per Iphone con Putin vestito da ufficiale di Marina. Per non parlare delle abusatissime immagini con tigri, gru siberiane, orsi bianchi e leopardi. D’altra parte l’approvazione popolare, dopo le vicende ucraine, è incollata all’80 per cento.
Lui ha invece deciso per la prima volta di prendersi un giorno di vacanza e di andarsene in Siberia con pochi amici a centinaia di chilometri da qualsiasi centro abitato. Ha interrotto l’isolamento solo per rispondere alle telefonate di auguri che gli sono arrivate dai leader a lui più vicini: i presidenti di Kazakistan, Azerbaigian e Armenia, oltre a quello bielorusso Aleksandr Lukashenko, definito l’ultimo dittatore d’Europa. Poi il premier giapponese e l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.