Lorenzo Pitoni e L. VEND., La Stampa 8/10/2014, 8 ottobre 2014
IL NO DI ALFANO ALLE COPPIE GAY SARÀ PURE ODIOSO, PERÒ IN QUESTO MOMENTO LA LEGGE NON PERMETTE MATRIMONI TRA OMOSESSUALI
La polemica rimbalza, di buon mattino, sulle frequenze di Rtl 102.5 quando, in diretta radio, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, annuncia una circolare per ordinare ai prefetti di rivolgere «un invito formale al ritiro ed alla cancellazione» delle trascrizioni delle nozze gay contratte all’estero da cittadini italiani. Un ultimatum che suona come una dichiarazione di guerra. Perché in caso di «inerzia», avverte il titolare del Viminale, «si procederà al successivo annullamento d’ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati». Un vulnus legislativo che, a Palazzo Chigi, Matteo Renzi vorrebbe però superare al più presto. «Il nostro modello è la civil partnership alla tedesca - avrebbe confidato ai suoi più stretti collaboratori - e ci arriveremo subito dopo la legge elettorale e le riforme costituzionali».
Tutto proprio nel giorno in cui, a Bruxelles, il commissario olandese Frans Timmermans, in audizione dinanzi al Parlamento Europeo, traccia una rotta diametralmente opposta a quella imboccata da Alfano: «Non è di questa Europa che qualcuno dello stesso sesso non abbia il diritto di sposarsi». Insomma, un via libera dall’Ue alle nozze gay proprio mentre il ministro dell’Interno italiano argomentava la sua contrarietà. «Se ci si sposa tra persone dello stesso sesso - spiegava Alfano - quei matrimoni non possono essere trascritti nei registri dello stato civile per il semplice motivo che non è consentito dalla legge». Quanto basta a scatenare la rivolta dei sindaci, guidata da Virginio Merola, primo cittadino di Bologna. «Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni lo facciano, io non ritiro la mia firma - avverte -. Io non obbedisco». Una bocciatura totale per l’iniziativa annunciata da Alfano. «Rispondere con circolari a questioni che riguardano la vita concreta di tante persone non è solo burocratico, ma è anche tragicomico - affonda il colpo Merola -. Leggeremo la loro stupida circolare, annulleranno l’atto, non sarò certamente io a farlo e si assumeranno le loro responsabilità». Dal Comune di Milano, che solo lunedì ha approvato in consiglio una mozione che autorizza le trascrizioni, il coordinatore cittadino del Pd, Pietro Bussolati è categorico: «Alfano sbaglia. La decisione dei singoli Comuni di agire nell’interesse e per la tutela dei propri cittadini senza distinzione di sesso non deve essere stigmatizzata». Se da Roma, Ignazio Marino aveva detto nei giorni scorsi che «chi è contrario (alle nozze gay) appartiene al secolo scorso», a Napoli il Comune ha già annunciato che «ricorrerà nelle sedi giudiziarie competenti» contro la decisione del ministro dell’Interno.
E mentre le posizioni di Alfano trovano facile sponda tra i colleghi di partito dell’Ncd, a cominciare dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi («Ha solo ricordato l’esistenza della legge»), le sue parole sembrano già destinate ad aprire nuove divisioni con l’azionista di maggioranza del governo. La replica del presidente del Partito democratico, Matteo Orfini, non lascia spazio alle interpretazioni: «Caro Angelino Alfano, invece di annullare le trascrizioni dei matrimoni gay preoccupiamoci di renderli possibili anche in Italia», scrive su Twitter. E sempre a Twitter affida il suo commento anche il sottosegretario alle Riforme, Ivan Scalfarotto: «Sarebbe auspicabile che Angelino Alfano prima di decidere sulle pari opportunità si coordinasse con il titolare della relativa delega, Matteo Renzi». Una nuova grana sul tavolo del premier.
Lorenzo Pitoni
Ennio Mario Sodano, prefetto di Bologna, a settembre aveva chiesto al sindaco Merola di fare marcia indietro sulla registrazione dei matrimoni gay contratti all’estero. «Le parole di Alfano - spiega oggi - confermano quello che avevo già indicato: la trascrizione non è concessa dal nostro ordinamento, c’è poco da discutere».
Prefetto, come ha accolto le dichiarazioni del ministro?
«Positivamente: è un intervento che serve a fare chiarezza su una materia molto delicata, su cui di recente ci sono state troppe iniziative estemporanee».
Cosa farà quando arriverà la circolare?
«Il primo passo sarà un’ispezione per verificare quali sono le trascrizioni realmente effettuate. A quel punto inviteremo i sindaci a cancellarle, fissando un termine di scadenza».
E se i sindaci si rifiutassero?
«Procederemo autonomamente, disponendo l’annullamento d’ufficio per autotutela dell’amministrazione. Stiamo ancora studiando la forma più idonea, ma non credo che sarà necessario passare per l’autorità giudiziaria».
È possibile che qualche prefetto disobbedisca?
«No, lo escludo: è una questione di etica disciplinare e professionale. Una circolare è vincolante per un dipendente dell’amministrazione».
Voi prefetti rischiate di passare per i nemici delle nozze gay…
«Non è così. Anzi, dirò di più: se un giorno una norma dovesse autorizzare le unioni omosessuali, noi saremo quelli che obbligheranno i sindaci riluttanti a registrare gli atti, perché anche in quel caso ci sarà qualcuno che protesterà. Mentre un prefetto applica solo la legge».
L. VEND.
Lorenzo Pitoni e L. VEND., La Stampa 8/10/2014