Francesca Cerati, Il Sole 24 Ore 8/10/2014, 8 ottobre 2014
FABBRICARE SCARPE PER GLI ARABI, CIOÈ USARE TECNICHE SPAZIALI PER IMPEDIRE CHE LE SINGOLE SCAGLIE DI COCCODRILLO SI STACCHINO
Belle, preziose e col marchio made in Italy. Le scarpe in pelli pregiate commissionate ai calzaturifici italiani dagli emiri per le loro (numerose) mogli vengono concepite e realizzate utlizzando i programmi di sforzo differenziali impiegati per i razzi. Costando migliaia di euro, non ci si può permettere che le singole scaglie di coccodrillo si scollino o si deformino dopo averle indossate. Da qui, l’idea di utilizzare per la modellizzazione 3D e il calcolo dei punti di rottura delle pelli i software usati per lo spazio.
Ma questo è solo uno degli aspetti del progetto "Idea Foot", finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del 7° programma quadro "ricerca per le piccole e medie imprese". Si tratta di un progetto innovativo che si è posto l’obiettivo di ridurre il time to market e accrescere la produttività. Lo scopo è quello di migliorare la qualità del prodotto attraverso l’integrazione e la riorganizzazione dei processi di progettazione e di produzione, sfruttando le potenzialità offerte dalle tecnologie. È stato così possibile sviluppare un’automazione intelligente che non intacca nè l’estetica nè la creatività, ma ne esalta i contenuti. Idea-foot è nato dall’aggregazione di 9 partner europei: quattro Pmi, un consorzio e quattro enti di ricerca. Capofila è BzModa di Stra, nel Veneziano.
La sfida all’innovazione rientra nel campo della ricerca applicata e dei sistemi di automazione. «L’uomo viene sostituito solo in quelle operazioni ripetitive nelle quali l’attività meccanica raggiunge una continuità di precisione mediamente superiore a quella umana – precisa Franco Ballin, presidente del Politecnico Calzaturiero –. Ottenere questi primi risultati non è certo stato semplice, ma siamo riusciti a mettere insieme, in un dialogo costruttivo, il mondo della ricerca e il sistema delle imprese. Abbiamo individuato le migliori competenze e utilizzato la strumentazione più avanzata a livello mondiale».
Non è un caso che attorno allo stesso tavolo virtuale si siano trovati il Cisas (Centro europeo di ricerca spaziale dell’Università di Padova), il Cnr-Itia di Milano (centro di ricerca specializzato nella calzatura), l’Inescop (agenzia nazionale spagnola operante nel campo della formazione e ricerca per il settore calzaturiero) e il Politecnico Calzaturiero.
«Dopo due anni di lavoro abbiamo realizzato un impianto unico a livello mondiale, che permette di contenere i costi, mantenendo inalterata la qualità – aggiunge Ballin –. In questo modo supportiamo le aziende calzaturiere del distretto del Brenta nel ripensare la propria strategia competitiva e trovare o rafforzare forme di collaborazione e di integrazione tra di loro per poter affrontare con più forza la competizione globale».
Francesca Cerati, Il Sole 24 Ore 8/10/2014