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 2014  ottobre 08 Mercoledì calendario

LA PROCURA ACCUSA ALTERO MATTEOLI DI AVER PRESO 150 MILA EURO DI TANGENTI PER LE BONIFICHE DI PORTO MARGHERA. MATTEOLI NEGA TUTTO

Non ci sono soltanto i 400mila euro in contanti che Giovanni Mazzacurati, nonostante i suoi 82 anni e una memoria che traballa, ricorda ancora di avergli portato per “oliare” i finanziamenti del Mose. Ora l’ex ministro e senatore di Forza Italia Altero Matteoli ha un’altra grana. Perché dalle 194 pagine della relazione del Tribunale dei ministri trasmessa al Senato, nelle quali viene definito uomo «asservito alle politiche del Consorzio Venezia Nuova», spunta un’altra presunta mazzetta: 150mila euro consegnati «per il tramite di William Colombelli (il faccendiere di San Marino arrestato nel 2013, ndr) e Nicolò Buson (ex direttore finanziario della Mantovani)».
La storia che fa da sfondo all’accusa di corruzione mossa a Matteoli dalla procura di Venezia, e per la quale viene chiesta a Palazzo Madama l’autorizzazione a procedere nelle indagini, ruota attorno alla maxi commessa da 272 milioni di euro per la bonifica di Marghera.
L’ex ministro – è l’ipotesi dei pm – avrebbe imposto l’affidamento di una parte dell’opera all’imprenditore Erasmo Cinque, suo amico fin dai tempi della fondazione di Alleanza Nazionale. La ricostruzione fatta dal Tribunale dei ministri è impietosa: la Socostramo, l’azienda di Cinque, «non eseguendo sostanzialmente alcun lavoro e con un investimento di appena 25mila euro beneficiava di un utile complessivo lordo di 48,6 milioni». Senza muovere una benna.
Quale fu il ruolo dell’allora ministro? L’accusa ritiene che, «in violazione dei doveri di imparzialità e indipendenza», fece assegnare al Consorzio di Mazzacurati i finanziamenti «in violazione della normativa delle gare d’appalto e del codice sui contratti pubblici». In cambio pretese però che la bonifica venissero affidata anche alla Socostramo. Claudia Minutillo, ex segretaria di Galan e imprenditrice, sentita il 3 luglio scorso ha messo a verbale: «Ho appreso nel 2006 da Baita (l’ex ad della Mantovani) che le provviste di fondi neri creati mediante falsi contratti con la Bmc Broker (la società di Colombelli) erano destinate, tra gli altri, a Altero Matteoli». E Baita, interrogato il 23 giugno a riguardo delle somme a favore di Erasmo Cinque, sostiene: «Lui diceva che doveva sostenere Matteoli e tutto il partito di An».
L’ex ministro il 27 giugno è stato convocato e così si è difeso: «Mazzacurati mi scavalcava nell’ambito del mio ministero... andava dal dottor Gianni Letta... e risolveva andando a parlare con lui». Spingendosi oltre: «Non ho mai saputo che l’impresa di Cinque lavorasse a questi lavori, l’ho appreso dai giornali». E però dai server del Consorzio i finanzieri del nucleo tributario di Venezia hanno recuperato un appunto di Mazzacurati con la lista di 17 incontri avuti a Roma con Matteoli tra il 2001 e il 2010, di cui due, il 24 luglio e il 1 agosto del 2002 al ristorante dell’Hotel Splendid Royale in compagnia di Cinque. Non solo.
Durante l’interrogatorio il giudice chiede conto al senatore di una telefonata intercettata del 21 luglio 2011 in cui informava Cinque che “al comitatone del Mose” aveva mandato Castelli (presumibilmente Roberto Castelli, allora vice di Matteoli alle Infrastrutture) e «di averlo istruito». Gli viene chiesto dunque se non fosse stupito che Cinque si interessasse del Mose, visto che — stando a quanto ha appena dichiarato — non sapeva che aveva affari in corso a Venezia: «No... lui era consigliere del ministro senza retribuzioni».
Fabio Tonacci, la Repubblica 8/10/2014