varie, 7 ottobre 2014
Radio per Sette – 1930 Novant’anni fa, il 6 ottobre 1924, la prima trasmissione radiofonica d’Italia
Radio per Sette – 1930 Novant’anni fa, il 6 ottobre 1924, la prima trasmissione radiofonica d’Italia. Il primo programma: «Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo». Maria Luisa Boncompagni, la prima «signorina buonasera». L’Uri (Unione radiofonica italiana) era sorta il 27 agosto 1924 costituita dalla fusione tra Radiofono (Società italiana per le radiocomunicazioni circolari, di Guglielmo Marconi) e Sirac (Società italiana radio audizioni circolari, che si avvaleva degli statunitensi della Western eletric per la costruzione degli apparecchi). . La presidenza è assegnata all’altro socio forte, la Fiat, capace di designare il suo direttore centrale, Enrico Marchesi, alla carica più alta dell’ente radiofonico. Nel 1927 la Uri diventa Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche), che nel 1944 si trasforma in Rai (Radio audizioni Italia). Su delibera governativa del 1924, l’agenzia giornalistica Stefani è designata come unica fonte delle notizie che l’Uri può diffondere. Il 31 agosto 1925 va in onda il primo segnale orario. 19 giugno 1927, la prima radiocronaca sportiva in diretta: il Gran premio di galoppo da San Siro a Milano. Il 25 marzo 1928 la prima radiocronaca di una partita di calcio: Italia-Ungheria. Al microfono Giuseppe Sabelli Fioretti, ai bordi del campo, disturbato dai rumori della folla e con una pessima visuale. Dal 7 gennaio 1929 va in onda il Giornale parlato in tre edizioni quotidiane. All’inizio della sua storia, la radio venne usata per far comunicare tra loro due utenti alla volta: nel 1919 la Rca (Radio Corporation of America) la pubblicizzava come l’alternativa veloce al telegramma. L’Rca si finanziava riscuotendo una tariffa sia dal mittente che dal destinatario del messaggio. La prima trasmissione radio nel mondo avviene in Cornovaglia il 23 febbraio 1920: due ore al giorno per due settimane. I primi apparecchi radio erano rivolti a un pubblico agiato, talvolta erano rivestiti di legno prezioso. Le componenti interne subivano però guasti frequenti. Le versioni economiche erano le radio a galena (dal nome del cristallo di piombo usato per la sintonizzazione) che potevano ascoltarsi solo con la cuffia. I radioamatori erano spesso in grado di costruire in proprio questo tipo di apparecchi, evadendo l’abbonamento. “Sans-filistes” termine francese, utilizzato anche in Italia nei primi anni della radio, per indicare i pioneri dell’uso del nuovo mezzo, chiamato in francese télégraphe sans fils, o più brevemente “sans fils”. Nel 1930 gli abbonati italiani alla radio erano meno di 100.000. Dieci anni dopo la prima trasmissione, nel 1934, gli abbonati erano 350.000, in linea con la Polonia e l’Ungheria, ma lontani dai 6 milioni di abbonati d’Inghilterra e ai 5 della Germania. Soltanto fra il 1937 e il ’38 gli apparecchi radio in Italia raggiungeranno il milione. Nella prima metà degli anni Trenta una Fiat Balilla costava 10.800 lire: poco più del triplo di un buon apparecchio radio. L’abbonamento costava come lo stipendio mensile di un impiegato. Gli italiani che ascoltano radio sono 47.436.000. Più radioascoltatori al mattino, dalle 6 alle 9 (37,3%), il 33% fino alle 12, poi scendono al 26% tra le 12 e le 15. Risalgono sopra il 30% dopo le 15 e fino alle 18, poi vanno diminuendo: dal 23,3% dalle 18 alle 21, al 9,4% dalle 21 alle 24. Più di quattro persone su dieci ascoltano la radio mentre si trovano in automobile. È la Lombardia la regione italiana che ascolta di più la radio: 5.975.000 ascoltatori nel giorno medio. All’estremo opposto la Val d Aosta: 97.000 ascoltatori. Il pubblicitario televisivo che offrì a Enrico Ameri un ricco contratto per reclamizzare un prodotto. Risposta: «Grazie, ma non sarei più credibile agli orecchi dei tifosi, gli unici con i quali mi piace avere un contatto, anche perché soltanto con la radio mi sento in una scatola di ferro». “Ghetto blaster”, letteralmente flagello del ghetto, indica il maxistereo portatile con casse incorporate utilizzato dai giovani. Il termine fu applicato alla fine degli anni Settanta alle radio che i rapper portavano sulle spalle. «Tu piccola scatola che curai fuggendo,/ perché quelle tue valvole non mi andassero in pezzi,/ di casa in nave e di nave in treno/ perché ancora i miei nemici mi parlassero,/ presso il mio letto e per il mio tormento/ ultimo a notte e primo al primo chiaro,/ delle vittorie loro e della pena mia,/ non restarmi in silenzio tutt’a un tratto, promettilo» (A una piccola radio, Bertolt Brecht). Guerra delle onde. Espressione con la quale viene indicato l’uso massiccio della radio, durante la seconda guerra mondiale, come strumento di porpaganda. Una disposizione del 1942 prevedeva da sei mesi a tre anni di reclusione per chi ascoltava radio nemiche o neutrali; una norma del dicembre 1943 arrivava a punire con la morte il «disfattismo politico», che comprendeva pure la diffusione di notizie apprese da radio nemiche. Radio Londra, emittente britannica in italiano che dal 1939 al 1943 fu la principale fonte di notizie non controllata dai fascisti. Le trasmissioni, precedute da quattro colpi sordi (la lettera “v” di “victory” nel codice Morse), iniziarono quando l’Italia era ancora neutrale. Staff di tre persone, lo speaker era il colonnello Stevens, ufficiale britannico bilingue che parlava con una leggera inflessione napoletana. “Jamming” (da “jam”, marmellata), quando volutamente si creano interferenze per disturbare la ricezione di programmi radiofonici altrui. I primi a metterlo in atto furono i tedeschi che nel 1929 coprirono con canti di uccelli e frinir di grilli le trasmissioni di Radio Komintern, emittente del Partito Comunista di Mosca. Radio Caroline, emittente pirata fondata nel 1964 da Ronan O’Rahilly. Le trasmissioni partivano da un cargo, galleggiante sulle acque internazionali del Mare del Nord. All’emittente fu dato il nome dalla figlia del presidente Kennedy, che da piccola aveva distrutto alcuni importanti documenti governativi. Slogan delle trasmissioni: «Love, peace and good music». Il primo caso di corruzione in radio, nel 1960, quando il dj statunitense Alan Freed fu accusato d’aver accettato 2.500 dollari per mandare in onda un disco. Platinette adora ascoltare Radio Maria: «È come una seduta di psicoanalisi». Radio Maria ha centinaia di ripetitori in tutta Italia, 30mila tentativi di contatti telefonici al giorno, antenne gemelle in Burkina Faso, Russia, Texas, Nicaragua, Libano e Filippine. Vasco Rossi quando era dj a Punto Radio di Zocca, il suo paese natale: «Mi sembrava di sognare, poter parlare a tanta gente. Era una tale libidine che, se dovessi scegliere una cosa bella fra tutte quelle che ho fatto, sceglierei quella lì». «Mi tornano in mente ricordi di Alto Gradimento quando per esempio incontro un chirurgo che mi dice: “Sa, noi operavamo con la radio accesa”, oppure un professore: “Finivo prima la lezione perché sapevo che i ragazzi stavano già pensando ad accendere la radio… e anche io!”» (Renzo Arbore). «Qualcuno dice che io sono pessimista nei confronti della radio... La verità è che ho previsto la sua completa sparizione. Confido infatti che tutte quelle brave persone che oggi si divertono ad ascoltarla riusciranno a trovare quanto prima un passatempo più intelligente» (H.G. Wells).