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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

IL CONGRESSO DI OCULISTICA. TUTTO QUELLO CHE BISOGNA SAPERE PER COMBATTERE LA CATARATTA


Nel suo curriculum ci sono oltre trentamila interventi di cataratta e chirurgia refrattiva, ma Lucio Buratto, fondatore del pionieristico Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano e organizzatore delle 36 edizioni del convegno internazionale «Videocatarattarefrattiva», a 70 anni opera ancora con piacere: «Ogni paziente è diverso, ogni intervento stimolante. E poi poter aiutare le persone, migliorare la loro vista e quindi la loro vita, è una cosa affascinante. Vedere il loro sorriso il giorno dopo dà un’enorme soddisfazione. No, nessuna routine, ho ancora voglia di fare cose professionalmente belle».«Videocatarattarefrattiva» è sempre stato un convegno con una regola ben precisa: solo chirurghi internazionali, in loco o in videoconferenza, per trasmettere ai colleghi italiani esperienze di livello altissimo restando, grazie alle tecnologie più avanzate, a casa propria: durante il convegno si opera in diretta via satellite e si condividono esperienze con l’aiuto dell’alta definizione e del 3D. «Io non sono l’inventore della live surgery, ma certamente ne sono stato il promotore più appassionato — dice Buratto —. Negli anni 90 facevo corsi in diretta una settimana sì e una no dove insegnavamo ai giovani ad operare su occhi enucleati di suini e conigli per imparare, acquisire manualità ed esperienza. Da lì è nata una scuola che ancora oggi mantiene la nostra chirurgia al livello di quelle di Germania, Stati Uniti e Australia. Certo, come sempre da noi mancano i mezzi: certi ospedali sono poco attrezzati, le università sono carenti nell’insegnamento, le nuove tecnologie arrivano lentamente e non dappertutto. Però i nostri chirurghi rimangono tra i migliori». La tecnologia si perfeziona a fronte di sfide sempre più complesse, dato che oggi le malattie agli occhi sono in crescita preoccupante (gli italiani con un difetto visivo sono poco meno di 20 milioni). «Uno dei fattori determinanti dell’aumento delle patologie è l’allungarsi della vita umana. Poi ci sono l’inquinamento, l’aria asciutta e riciclata dell’onnipresente aria condizionata e certe carenze o squilibri alimentari. Ma soprattutto gli occhi sono sottoposti a uno stress maggiore — spiega Buratto —. Nell’arco della giornata sono impegnati più a lungo e in maniera molto più intensa rispetto al passato. Col tempo, prima con la carta stampata, poi con tablet e telefonini, l’occhio ha cominciato a lavorare sempre più su distanze ravvicinate rispetto a quelle per le quali è strutturato, con conseguenze prevedibili».Altro punto caldo, la difficoltà della nostra sanità a coprire la richiesta (e le spese) di operazioni troppo sofisticate. «Se un paziente non si accontenta dell’intervento-base, ma vuole usufruire degli ultimi ritrovati della tecnica, deve rivolgersi a una struttura privata e pagarsi completamente l’operazione. Sarebbe una buona cosa se la sanità pubblica erogasse comunque il suo contributo alleviando l’esborso a chi coprirà il resto della cifra di tasca sua. Diminuirebbero le liste di attesa e lo Stato risparmierebbe su personale, organizzazione, amministrazione delegando a chi ha strutture operative e amministrative più leggere. Da parte sua, il paziente spenderebbe qualcosa di più, ma poi risparmierebbe sugli occhiali e guadagnerebbe in qualità della vita».Resta un dubbio: arriveremo mai a un mondo senza occhiali? «Ne sono convinto, anche se ci vorrà ancora qualche anno — conclude Lucio Buratto —. Ma credetemi, non è una questione estetica, è una necessità di chi vuole finalmente liberarsi, e sono sempre di più, di una vera e propria protesi che pesa su naso e orecchie e disturba il campo visivo».