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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

IL CONGRESSO DI OCULISTICA. NERONE GUARDAVA I GLADIATORI ATTRAVERSO UNO SMERALDO. CHE COS’È IL BITURI DI LUCE?


Il miope Nerone che guarda attraverso uno smeraldo i gladiatori che combattono nel circo. Gliel’aveva consigliato Seneca, che potrebbe essere chiamato il «padre» delle lenti da vista, anche se poi sarebbero passati molti secoli prima di arrivare agli occhiali. E Leonardo, il supergenio. Nel 1508, negli stessi anni in cui studiava il volo degli uccelli e progettava le «macchine volanti», eccolo con il viso immerso — ad occhi aperti — in una semisfera di vetro piena d’acqua. Con quattro secoli di anticipo aveva compreso il principio della lente a contatto: modificare la rifrazione della cornea, sostituendola con un’altra superficie ed eliminando così le imperfezioni nella visione.
La storia dell’oculistica è affascinante, divertente, ricca di sorprese più di ogni altra branca della medicina. E intercetta il pensiero umano sui grandi misteri, come l’origine della luce e quindi della visione. Incrocia le religioni dei tempi arcaici (la luce è principio della vita e quindi è Dio, il buio è assenza di vita e quindi è il nulla), ma è anche medicina primordiale. I Maya, gli Aztechi e gli Egizi ci hanno lasciato statuette che documentano ferite agli occhi e malattie come lo strabismo e l’esoftalmo, cioè l’occhio sporgente. Poi arrivò la filosofia dei Greci, che la coniugavano con la scienza: perché vediamo, come vediamo, attraverso quale meccanismo vediamo? Se ne occuparono vip della scienza come Pitagora, Euclide, Epicuro e il padre della medicina, Ippocrate, e quello arabo, Avicenna. Ma, pur essendo note agli antichi alcune parti dell’organo della vista (la congiuntiva, l’iride, il cristallino) si pensava che a permettere la visione fossero particelle che provenivano dall’esterno, e arrivavano agli occhi a una velocità incredibile. Come in una premonizione della fisica moderna, verrebbe da dire.
Dopo la grande svolta dell’invenzione degli occhiali (che risale alla fine del XIII secolo), bisogna aspettare molti secoli per un vero giro di boa nella storia dell’oculistica. Il grande appuntamento è quello con la chirurgia, ed è quello che ci interessa di più, perché implica un cambiamento radicale nell’approccio alle patologie oculari. Prendiamo la cataratta. Se torniamo indietro nella storia, vediamo che l’intervento veniva effettuato anche nell’antichità, ma si basava su presupposti errati, e il più delle volte falliva l’obiettivo di ripristinare la visione. Si credeva, infatti, e si è creduto fino all’età moderna, che sull’occhio scendesse una specie di velo, come l’acqua che precipita dal dislivello di un fiume. Ancora adesso si dice, popolarmente, «Mi è scesa la cataratta». Non è così. La cataratta è un’affezione tipica dell’invecchiamento (colpisce in genere due persone su tre dopo i 70 anni) ed è una malattia del cristallino, che perde la sua naturale trasparenza e diventa progressivamente opaco. Un’inchiesta realizzata dalla più diffusa rivista scientifica di oculistica, Ocular Surgery News, riporta la previsione dei 50 specialisti più rappresentativi nel mondo. Si va verso una pandemia di cataratta nei prossimi 20-30 anni. Solo in Italia ogni anno 500 mila persone devono «farsi togliere» la cataratta.
Fortunatamente, la chirurgia della cataratta ha fatto passi da gigante. Per misurare i progressi realizzati basta pensare che fino a trent’anni fa le tecniche per asportare il cristallino opacizzato si basavano su una strumentazione fatta di coltellini, bisturi affilati ma sempre lame, aghi, siringhe aspiratrici, gli stessi che usavano gli oculisti di un tempo e che erano ambulanti che prestavano la loro opera per strada. Fino al 1970-80, l’intervento di cataratta consisteva semplicemente nell’estrarre il cristallino, prescrivere lenti molto spesse che compensavano il difetto dovuto alla asportazione di una lente biologica quale è il cristallino. Una prima svolta arrivò grazie all’inserimento di un cristallino artificiale, cioè la lente intraoculare (Iol) che rende al paziente non solo la vista che stava perdendo, ma a cui vengono anche tolti difetti come la miopia. Il primo intervento di questo tipo, nel 1949 in Inghilterra, ma la tecnica è stata impiegata saltuariamente. Ed è stato solo tre anni fa che fu presentato il laser a femtosecondi. È una tecnica innovativa (siamo nel campo nelle nanotecnologie, e la strumentazione opera con impulsi laser della durata del miliardesimo di secondo), che con precisione assoluta esegue prima la piccola incisione per accedere alla cataratta, e poi la frammenta. È in pratica un bisturi di luce, che in Europa occidentale è stato introdotto per primo dal Centro ambrosiano oftalmico diretto dal dottor Lucio Buratto. Non è un punto d’arrivo: si migliorerà ancora per dare la luce, connessione indispensabile tra l’io psichico e l’ambiente esterno.