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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

RITRATTO DEL SINDACO FEDERICO PIZZAROTTI

Una campagna elettorale di promesse, alcune delle quali non mantenute come spesso accade in politica, e un mandato elettorale portato avanti da “buon padre di famiglia”, come Federico Pizzarotti ha definito il suo ruolo da primo cittadino sin dall’inizio. Il sindaco delle grandi aspettative cinquestelle, il primo del Movimento alla guida di una città capoluogo di provincia, non è un uomo dalle azioni eclatanti, come dimostrano i due anni e mezzo della sua amministrazione a Parma. Nessuna grande rivoluzione nella città strozzata dai debiti lasciati dal centrodestra, ma tanti piccoli passi e accortezze, ha sempre spiegato lui stesso, “per cambiare le cose con il lavoro costante di tutti i giorni”. Pizzarotti sindaco non ha infuriato in battaglie, come forse una parte del Movimento e persino i suoi vertici si sarebbero aspettati, ma ha perseguito la linea del buon senso e della legalità su tutti i fronti, a partire dall’inceneritore. Dopo che l’impianto è entrato in funzione nel 2013, la lotta di Pizzarotti è proseguita sulla strada della raccolta differenziata, arrivata al 69 per cento per “affamare” il forno, e sul piano regionale e nazionale per contrastare l’arrivo dei rifiuti a Parma da tutta Italia. Intanto con la sua giunta ha cercato di ridurre il debito ereditato di oltre 870 milioni di euro, che nel 2014 è sceso del 37 per cento, arrivando a 550 milioni. Un’operazione che è andata di pari passo con la razionalizzazione e l’avvio alla chiusura di alcune delle oltre trenta società partecipate del Comune, molte delle quali con bilanci in rosso. Una politica di tagli per pagare i debiti, con le manutenzioni al minimo e le fontane spente per risparmiare fino all’ultima goccia, che però è anche costata ai cittadini tariffe al massimo per mantenere un adeguato livello dei servizi e portare avanti alcuni investimenti come quelli sulle scuole, tutte bonificate dall’amianto. I TAGLI poi sono arrivati per primi sugli amministratori: riduzione dei compensi di sindaco e assessori del Movimento, eliminazione delle auto blu e dei bonus come biglietti gratis allo stadio e al Teatro Regio, salvato dopo che nel 2012 rischiava la chiusura con la fuga dei soci e la riduzione degli sponsor. Proprio sul Regio e anche su altri temi come la gestione delle società controllate dal Comune, la minoranza consiliare rinfaccia al sindaco poca trasparenza, mentre i comitati cittadini e perfino alcune voci dissidenti nella maggioranza hanno puntato il dito sulla scarsa partecipazione con la città. Su tutti l’esempio dell’Ospedale Vecchio, un monumento del quartiere popolare Oltretorrente che Pizzarotti è riuscito a strappare alle speculazioni programmate dalla passata giunta restituendolo al pubblico, senza tuttavia, a detta dei critici, condividere il progetto con la cittadinanza. PROVE DI TRASPARENZA e partecipazione negli effetti ci sono state, come la Giornata della democrazia in cui discutere con gli abitanti regolamento comunale e rappresentanza nei quartieri, o la presentazione del bilancio partecipato. Nel mirino però, c’è anche il dialogo che il sindaco ha sempre mantenuto con gli industriali e con i poteri forti della città, fino alla multiutility Iren che gestisce l’inceneritore, oppure le retromarce sui centri commerciali ereditati, approvati suo malgrado per i contratti già in essere, o sul futuro dell’aeroporto di Parma, definito “sogno di grandeur” dei politici passati in campagna elettorale, e di cui ora invece il primo cittadino scongiura la chiusura. “Sono il sindaco di tutti, anche di chi non mi ha votato. Mantengo i rapporti istituzionali, come ogni sindaco deve fare” ha sempre chiarito Pizzarotti. Una dichiarazione simile a quella che giustificava la sua partecipazione, poi ritirata, al listone unico per le elezioni provinciali insieme a Pd e centrodestra contro il volere di Grillo, con cui più volte si è scontrato, attaccato proprio per aver messo davanti a tutto, a volte anche al Movimento stesso, il proprio ruolo istituzionale di sindaco.
Silvia Bia, il Fatto Quotidiano 7/10/2014