Tornielli e Galeazzi, La Stampa 7/10/2014, 7 ottobre 2014
PAPA FRANCESCO VUOLE CHE I DIVORZIATI CHE SI SONO RISPOSATI SIANO ACCOLTI DALLA CHIESA. SONO FAVOREVOLI I CARDINALI KASPER, PAGLIA, MARADIAGA, FORTE, MARX. SONO CONTRARI I CARDINALI AGUILAR, SCOLA, MÜLLER, BURKE, CAFFARRA
Francesco vuole che nel Sinodo tutti possano parlare con libertà, senza preoccuparsi di che cosa penserà di loro il Papa, senza paura senza il problema di compiacere qualcuno. E vuole che al tempo stesso i membri del Sinodo siano capaci di ascoltare «con umiltà». È quanto ha detto il Pontefice nel breve intervento iniziale con il quale si è aperto ieri mattina il Sinodo straordinario sulla famiglia.
«Una condizione generale di base è questa: parlare chiaro. Nessuno dica: “Questo non si può dire; penserà di me così o così...” - ha spiegato Bergoglio - Bisogna dire tutto ciò che si sente con parresia». Francesco ha rivelato di aver ricevuto, dopo il concistoro dello scorso febbraio, la lettera di un porporato che affermava: «Peccato che alcuni cardinali non hanno avuto il coraggio di dire alcune cose per rispetto del Papa, ritenendo forse che il Papa pensasse qualcosa di diverso. Questo non va bene, questo non è sinodalità, perché bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente di dover dire», senza «pavidità». E, al tempo stesso, «si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli».
Francesco ha quindi aggiunto una chiosa significativa, anche rispetto al dibattito pubblico che ha preceduto il Sinodo, tutto incentrato sulla proposta di concedere o meno i sacramenti ai divorziati risposati: «Parlare con parresia e ascoltare con umiltà. Fatelo con tanta tranquillità e pace, perché il Sinodo si svolge sempre cum Petro et sub Petro (cioè con il Pontefice e sotto la sua guida, ndr), e la presenza del Papa è garanzia per tutti e custodia della fede». È il Papa il garante dell’ortodossia, il custode della fede.
Dopo l’intervento introduttivo del cardinale segretario generale del Sinodo, Lorenzo Baldisseri, la giornata è stata segnata dal discorso d’apertura del relatore generale, il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, che anche sulla base dei materiali già inviati da tutti i membri del Sinodo (invitati questa volta ad anticipare per iscritto i loro interventi) ha presentato lo stato della questione e i problemi da trattare. Erdo ha ricordato che «i divorziati risposati civilmente appartengono alla Chiesa», ma che «nel caso di un matrimonio sacramentale (consumato), dopo un divorzio, mentre il primo coniuge è ancora in vita, non è possibile un secondo matrimonio riconosciuto dalla Chiesa», e che in ogni caso sono in discussione «non le questioni dottrinali, ma le questioni pratiche», quelle «di natura squisitamente pastorale». Tra queste c’è certamente la discussa ipotesi di concedere la comunione ai divorziati risposati.
Già nei primi interventi liberi della mattinata il tema è stato riproposto, ad esempio nelle parole del cardinale tedesco Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, che si è espresso in senso aperturista.
Ma è stato nel pomeriggio che nell’aula del Sinodo è entrato direttamente il vissuto familiare, quando hanno preso la parola i coniugi Ron e Mavis Pirola, condirettori del Consiglio cattolico d’Australia per il matrimonio e la famiglia. Le loro parole hanno reso evidente come l’esperienza reale cambi lo sguardo e l’approccio ai problemi che la famiglia si trova a vivere, facendo passare in secondo piano certe disquisizioni dottrinali. I due sposi, dopo aver ricordato che «il matrimonio è un sacramento sessuale che trova la sua massima espressione in un rapporto sessuale», hanno raccontato un esempio riguardante l’accoglienza delle persone gay.
«Dei nostri amici stavano progettando la loro riunione di famiglia per Natale, quando il loro figlio gay ha detto di voler portare a casa il compagno. Loro credevano fino in fondo agli insegnamenti della Chiesa e sapevano che i loro nipoti avrebbero voluto vederli accogliere il loro figlio e il suo compagno in famiglia. La loro risposta potrebbe essere riassunta in tre parole: “È nostro figlio”». Questo, hanno spiegato Ron e Mavis Pirola, è un «modello di evangelizzazione per le parrocchie in quanto rispondono a situazioni simili», perché il ruolo della Chiesa è quello «di far conoscere al mondo l’amore di Dio». Sono poi intervenuti tra gli altri, lo stesso Kasper e il cardinale austriaco ratzingeriano Christoph Schoenborn, il quale si è espresso, in sintonia con Kasper, a proposito del riconoscimento dei segni positivi che ci sono nel matrimonio civile.
Andrea Tornielli
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«C’è un clima costruttivo e diffusa attenzione verso i divorziati risposati», assicura il ministro vaticano della Famiglia, Vincenzo Paglia. A confermare che stavolta in Vaticano si discuterà davvero senza bavagli curiali è il cardinale di Parigi Andrè Vingt-Trois, presidente delegato al sinodo. Non c’è il rischio che al Sinodo sulla famiglia si riproduca la situazione del Concilio, quando, nelle prime sessioni, la Curia romana tentò di chiudere velocemente la decisione secondo uno schema conservatore.
Il vento è cambiato. «La situazione non è più la stessa: gli esponenti della Curia allora tentarono di determinare il programma e i contenuti. Ora non potrà farlo». Ieri la forte apertura di Reinhard Marx, presidente della conferenza episcopale tedesca, ha raccolto consensi ben oltre il settore dei presuli dichiaratamente favorevoli alla comunione ai divorziati uniti in seconde nozze (Maradiaga, Forte, Napier, Celli). È il “fronte del sì” al quale ha dato voce nel concistoro dello scorso febbraio Walter Kasper, teologo caro a Francesco, che però aveva suscitato nelle ultime settimane l’opposizione di un gruppo di alti porporati.
E cioè Müller, Burke, Caffarra, De Paolis, Brandmüller, cui altri (Aguilar, Scola) si sono associati nello spirito dell’immutabilità della dottrina e dell’indissolubilità del matrimonio sacramentale, da non intaccare dando i sacramenti a chi vive in situazioni conclamate «di peccato». Alza un muro il cardinale Burke, prefetto della Segnatura Apostolica: «Irrealistico pensare che il Sinodo possa cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio e permettere a quanti sono alle seconde o terze nozze, e che per questo sono in unioni irregolari, l’accesso ai sacramenti». Tali aspettative «non tengono conto della realtà», perché «l’unione tra uomo e donna è fedele, indissolubile e aperta alla procreazione». Si cercano soluzioni, oltre a semplificare e accelerare le nullità matrimoniali, progetto su cui il Papa ha messo al lavoro una commissione.
Il leader dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco ha garantito che la Cei non farà battaglie di retroguardia: «La comunione non è l’unico modo per partecipare alla vita della comunità cristiana e nella Chiesa i divorziati risposati non sono affatto esclusi». Accentuano il confronto alcuni ambienti conservatori che vorrebbero bloccare la discussione sui divorziati risposati. Nell’intervista alla «Nacion», alla domanda se è preoccupato per il libro critico dei cinque cardinali, Francesco ha risposto: «No. Da parte di tutti c’è qualcosa da contribuire. Sento persino piacere nel discutere con i vescovi molto conservatori, ma con buona formazione intellettuale».
Nessuno dirà più cosa decidere, come accadde a Bergoglio e agli altri vescovi nel 2001. Per il cardinale Marx, «la maggioranza dei vescovi tedeschi è con Kasper (cioè favorevoli alla comunione ai risposati). Inoltre la Chiesa ha bisogno di un dibattito pubblico per affrontare la situazione della famiglia come è oggi, tenendo conto dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni».
E l’arcivescovo Forte promette: «La dottrina non va usata come una clava».
Giacomo Galeazzi
Tornielli e Galeazzi, La Stampa 7/10/2014