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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

COME SI FA A COMBATTERE LA PERDITA DELLA MEMORIA? PER ESEMPIO PORTANDO L’OROLOGIO AL CONTRARIO. CON I SETTE CONSIGLI DEL NEUROPSICHIATRA

Raggiunta una certa età, si capisce in fretta che chiunque elogi la bellezza della vecchiaia non sa quello che dice. Le giunture del corpo scricchiolano sempre di più, la vista diminuisce e soprattutto si comincia a non ricordare dove si sono appena posati gli occhiali o le chiavi di casa. André Aleman, professore di neuropsichiatria cognitiva all’Università di Groningen, ha scritto un libro di grande successo («Our Ageing Brain», Il nostro stagionato cervello) per tranquillizzare tutti. La perdita di memoria non è irreversibile e si può combattere con facilità.
Aleman, alle persone che al supermercato non ricordano più che cosa dovevano comprare o che non riescono a ritrovare la strada dove abita il loro migliore amico, comincia col dire qualcosa di tranquillizzante: non siete soli. Miliardi di altre persone al mondo hanno lo stesso problema e se la situazione sembra solo peggiorare è perché nessuno vi ha spiegato come affrontarla. Tanto per cominciare, non è vero che i neuroni del cervello deperiscono unicamente nelle persone anziane. Il processo di invecchiamento comincia già a vent’anni.
Una volta si pensava che i neuroni morissero e non venissero sostituiti. Ora si è scoperto che invece si rimpiccioliscono, e che con il tempo hanno più difficoltà a comunicare e interagire. Questo processo comincia presto e va avanti per tutta la vita. Il volume del cervello, tra i 30 e i 90 anni, si riduce del 15 per cento, anche se ogni giorno, a qualunque età, vengono prodotti migliaia di nuovi neuroni. Questa capacità di rinnovamento diminuisce però progressivamente e non garantisce più alla memoria di funzionare. Non è che le cose che dovremmo ricordare non siano più nel cervello, è che si fa più fatica a trovarle.
Il professor Aleman cita esperimenti nei quali si è chiesto a un campione di persone giovani e anziane di ricordare qualcosa. I giovani hanno risposto subito, gli anziani no. Quando però agli anziani è stato lasciato un po’ più di tempo per pensarci, quasi tutti sono riusciti a ricordare. Il problema non è che la memoria scompare, ma che le connessioni fra i vari neuroni, la cosiddetta materia grigia, sono un po’ arrugginite e funzionano meno bene.
Uno dei problemi delle persone nella terza età è la difficoltà a concentrarsi su qualcosa. Si è continuamente distratti dai rumori e da quello che fanno gli altri intorno, e questo spiega perché sembri così difficile venire a capo delle istruzioni di un nuovo elettrodomestico. Sono facilmente comprensibili, ma la mancanza di concentrazione fa dimenticare la connessione tra il punto 1 e il punto 2 e bisogna rileggere tutto da capo.
Così, se sempre più spesso non si sa dove sono le chiavi dell’auto o si dimenticano regolarmente il Pin del bancomat e la password del computer, bisogna fare qualcosa per evitare che il prossimo stadio sia quello di lasciare aperto il gas o di scordare di chiudere il rubinetto della vasca. Il processo di invecchiamento del cervello non è né irreversibile né ineluttabile. Aleman spiega che è anzi facile combatterlo, con un po’ di fantasia e di allenamento.
Ci sono tanti modi per ricordare le cose e bisogna considerare il cervello come un muscolo, che ha bisogno di ossigeno, buona alimentazione e quotidiani esercizi che lo tengano in forma e concentrato. E in ogni caso, a una certa età, il cervello umano è molto ricco di quella che in psicologia viene definita «intelligenza cristallizzata», la capacità di giudicare le cose di oggi in base alle informazioni del passato. Si chiama saggezza, ed è forse una delle poche cose davvero belle della vecchiaia.
Vittorio Sabadin, La Stampa 7/10/2014