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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

VINCENT, IL PRIMO BAMBINO NATO DA UN UTERO TRAPIANTATO

Si chiama Vincent, il neonato svedese entrato nella storia della medicina già prima di nascere. Da quando cioè, nell’utero materno (ma il termine in questo caso è letteralmente scorretto), ha superato la fase critica di una gravidanza unica, ad alto rischio e super controllata. Sì perché Vincent è venuto al mondo, dopo essere stato concepito artificialmente, da una madre nata senza utero. Non sarebbe mai dovuto nascere e invece è nato. Grazie alla scienza, anche se la parola miracolo si è ascoltata più volte nei giorni scorsi lungo i corridoi del reparto di ostetricia e ginecologia della Sahlgrenska Academy di Goteborg.
Da piccolo embrione è stato collocato nel grembo materno, reso naturalmente accogliente grazie a un utero trapiantato. Il dono di un’altra donna ormai in menopausa. E lì il feto si è sviluppato, fino all’obbligato taglio cesareo per portarlo alla luce un mese prima del previsto (32esima settimana). Maschio (ma già si sapeva) di un chilo e 800 grammi. Si stavano manifestando, infatti, complicanze rischiose per lui e la madre. La donna stava sviluppando la preeclampsia, nota anche come gestosi. Ma ora Vincent sta bene e a detta del papà è «assolutamente delizioso».
Fa buio presto di questi tempi a Goteborg, ma tutto era illuminato ieri nell’ospedale dove è nato Vincent. C’era una conferenza stampa internazionale, televisioni e fotografi. Il nome della madre? Per ora resta nell’anonimato, anche se Vincent (la sua foto) gira il mondo. Lei, la donna nata senza utero, ha 36 anni e da settembre (ma solo da ieri ufficialmente) è la prima al mondo ad avere partorito dopo un trapianto di utero. I precedenti (pochi) sono falliti. Mamma e figlio ora stanno bene. «Il bimbo ha pianto subito dopo la nascita e non ha richiesto cure particolari se non una normale osservazione nell’unità neonatale – spiega ai giornalisti Mats Brannstrom, il direttore del centro e prima firma dell’articolo che compare oggi online sulla rivista scientifica The Lancet –. Adesso è tutto a posto e mamma e piccolo stanno bene sono già a casa».
Oggi il piccolo dei record compie un mese, coccolato nella sua casa. La mamma e il papà del piccolo si erano sottoposti a fecondazione in vitro, dalla quale sono derivati 11 embrioni che sono stati congelati mentre è stato effettuato il trapianto di utero. Dopo un anno si è proceduto a impiantarne uno, dando luogo alla gravidanza, somministrando alla mamma anche dei farmaci immunosoppressori, in modo che il suo sistema immunitario non rigettasse l’utero donato. Racconta Brannstrom: «La giovane aveva le ovaie funzionanti ma è nata senza utero e lo ha ricevuto da una donna (presumibilmente una stretta amica di famiglia o parente, ndr ) 61enne, in menopausa da sette anni».
A gennaio era stato annunciato che una donna alla quale era stato trapiantato l’utero, era stata sottoposta a fecondazione assistita. A gennaio lo stesso Brannstrom disse che «il migliore scenario che potremmo avere è un bambino in nove mesi». E ieri ha confermato il migliore scenario: «Solo che il bimbo lo abbiamo avuto in otto mesi». Il risultato raggiunto in Svezia, frutto di 10 anni di lavoro, arriva dopo due precedenti tentativi falliti, in Arabia Saudita nel 2000 e in Turchia nel 2011. Nel primo caso dopo il trapianto l’utero ha dovuto essere rimosso, nel secondo c’è stato un tentativo di impiantare degli embrioni che però ha portato per ben due volte a degli aborti. Gli uteri donati però provenivano entrambi da cadavere. «Occorre cautela – avverte comunque Paolo Scollo, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia – perché è il primo caso al mondo, ma l’interesse scientifico è altissimo».